L’imprenditoria femminile segna più 543 aperture nel 2019

L’imprenditoria femminile segna un più 540 aperture nel 2019. Sono 6.770, rappresentano il 22,9% delle imprese provinciali, operano in primis nel commercio e nei servizi alla persona, sono guidate nel 12,6% dei casi da giovani under35 e nell’11,7% da donne straniere: sono questi i tratti salienti della “fotografia” delle imprese femminili in provincia di Novara scattata a fine dicembre 2019.

Nel corso dell’intero anno le imprenditrici novaresi hanno dato il via a 543 attività, chiudendone 570 (al netto delle cancellazioni d’ufficio): il saldo tra i due flussi è risultato lievemente negativo (-27 unità), traducendosi in un tasso di crescita del -0,4%, più favorevole di quello registrato dall’intero tessuto produttivo provinciale (-0,9%). Le imprese a conduzione femminile esprimono inoltre una maggiore dinamicità sia rispetto al tasso di natalità (8% contro il 6,2% del totale delle imprese) sia a quello di mortalità (8,3% contro il 7,1%).

Il risultato novarese risulta allineato al tasso di crescita medio piemontese (-0,5%), mentre a livello nazionale l’imprenditoria femminile registra un incremento del +0,6%.

 

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«Nel corso del 2019 l’andamento demografico delle imprese femminili ha registrato una sostanziale tenuta – commenta Maurizio Comoli, presidente della Camera di Commercio di Novara – Il dato provinciale esprime un attenuarsi della lieve flessione registrata a livello generale nel 2018 (pari al -0,5%) ed anche i principali comparti di attività economica, ad eccezione delle manifatture, concretizzano performance più favorevoli di quelle messe a segno l’anno precedente, soprattutto in ambito turistico e immobiliare».

Anna Ida Russo, presidente del Comitato provinciale per la promozione dell’imprenditoria femminile, aggiunge: «Se è vero che la condizione femminile è un indicatore del livello di civiltà di un Paese, il ruolo rivestito dalle donne nel mercato del lavoro ne misura con altrettanta efficacia il progresso economico e sociale. Un progresso spesso bloccato da ostacoli e oneri supplementari che imprenditrici e lavoratrici si trovano a fronteggiare e che non sempre si rivelano sostenibili: il rischio è quello di dover rinunciare a posizioni professionali più sfidanti e a dispiegare i propri talenti, con un conseguente impoverimento del tessuto produttivo generale».

Sotto il profilo settoriale, le imprese “rosa” novaresi si concentrano prevalentemente nel terziario, collocandosi, in ordine di numerosità, nel comparto del commercio (in cui il 26,1% delle imprese provinciali risulta femminile), in quello delle altre attività di servizi (incluse parrucchiere e lavanderie), che presenta una significativa specializzazione, con un peso delle imprese guidate da donne pari al 61,3% di quelle totali. Seguono l’alloggio e ristorazione, dove in un caso su tre c’è una donna al comando, le manifatture, le attività immobiliari e l’agricoltura.

Per quanto riguarda le dinamiche annuali, a evidenziare variazioni positiva dello stock sono, in particolare, i comparto dell’alloggio e ristorazione (+4%) e quello delle attività immobiliari (+5,5%); stabile il dato delle altre attività di servizi e dell’agricoltura, mentre appaiono in flessione commercio (-1,7%) e attività manifatturiere (-3,2%).

Dall’analisi per forma giuridica emergono dinamiche positive per le società di capitali, cresciute del +1,1% rispetto al 2018 e giunte ad incidere per il 19,8% sul totale delle imprese femminili.

Nella maggior parte dei casi le imprenditrici prediligono organizzare la propria attività sotto forma di ditta individuale, scelta in oltre il 65% dei casi (a fronte di una frequenza del 55,6% relativa alle imprese novaresi nel complesso). Una scelta favorita dalla minor onerosità di avvio di questa forma giuridica, che in effetti evidenzia un tasso di natalità più alto rispetto alle altre, raggiungendo il 9,3%, ma che, nel contempo, appare esposta a un più rapido turnover, confermato da una mortalità altrettanto elevata, con un tasso che si attesta a al 9,5%.

In calo le società di persone (-3,5%), che rappresentano il 12,8% delle imprese femminili provinciali, mentre risulta positiva la performance delle altre forme giuridiche (+1,4%), che includono cooperative e consorzi, il cui peso è pari al 2,2% delle imprese guidate da donne.

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L'imprenditoria femminile segna un più 540 aperture nel 2019. Sono 6.770, rappresentano il 22,9% delle imprese provinciali, operano in primis nel commercio e nei servizi alla persona, sono guidate nel 12,6% dei casi da giovani under35 e nell’11,7% da donne straniere: sono questi i tratti salienti della “fotografia” delle imprese femminili in provincia di Novara scattata a fine dicembre 2019. Nel corso dell’intero anno le imprenditrici novaresi hanno dato il via a 543 attività, chiudendone 570 (al netto delle cancellazioni d’ufficio): il saldo tra i due flussi è risultato lievemente negativo (-27 unità), traducendosi in un tasso di crescita del -0,4%, più favorevole di quello registrato dall’intero tessuto produttivo provinciale (-0,9%). Le imprese a conduzione femminile esprimono inoltre una maggiore dinamicità sia rispetto al tasso di natalità (8% contro il 6,2% del totale delle imprese) sia a quello di mortalità (8,3% contro il 7,1%). Il risultato novarese risulta allineato al tasso di crescita medio piemontese (-0,5%), mentre a livello nazionale l’imprenditoria femminile registra un incremento del +0,6%.   [the_ad id="62649"]   «Nel corso del 2019 l’andamento demografico delle imprese femminili ha registrato una sostanziale tenuta – commenta Maurizio Comoli, presidente della Camera di Commercio di Novara – Il dato provinciale esprime un attenuarsi della lieve flessione registrata a livello generale nel 2018 (pari al -0,5%) ed anche i principali comparti di attività economica, ad eccezione delle manifatture, concretizzano performance più favorevoli di quelle messe a segno l’anno precedente, soprattutto in ambito turistico e immobiliare». Anna Ida Russo, presidente del Comitato provinciale per la promozione dell’imprenditoria femminile, aggiunge: «Se è vero che la condizione femminile è un indicatore del livello di civiltà di un Paese, il ruolo rivestito dalle donne nel mercato del lavoro ne misura con altrettanta efficacia il progresso economico e sociale. Un progresso spesso bloccato da ostacoli e oneri supplementari che imprenditrici e lavoratrici si trovano a fronteggiare e che non sempre si rivelano sostenibili: il rischio è quello di dover rinunciare a posizioni professionali più sfidanti e a dispiegare i propri talenti, con un conseguente impoverimento del tessuto produttivo generale». Sotto il profilo settoriale, le imprese “rosa” novaresi si concentrano prevalentemente nel terziario, collocandosi, in ordine di numerosità, nel comparto del commercio (in cui il 26,1% delle imprese provinciali risulta femminile), in quello delle altre attività di servizi (incluse parrucchiere e lavanderie), che presenta una significativa specializzazione, con un peso delle imprese guidate da donne pari al 61,3% di quelle totali. Seguono l’alloggio e ristorazione, dove in un caso su tre c’è una donna al comando, le manifatture, le attività immobiliari e l’agricoltura. Per quanto riguarda le dinamiche annuali, a evidenziare variazioni positiva dello stock sono, in particolare, i comparto dell’alloggio e ristorazione (+4%) e quello delle attività immobiliari (+5,5%); stabile il dato delle altre attività di servizi e dell’agricoltura, mentre appaiono in flessione commercio (-1,7%) e attività manifatturiere (-3,2%). Dall’analisi per forma giuridica emergono dinamiche positive per le società di capitali, cresciute del +1,1% rispetto al 2018 e giunte ad incidere per il 19,8% sul totale delle imprese femminili. Nella maggior parte dei casi le imprenditrici prediligono organizzare la propria attività sotto forma di ditta individuale, scelta in oltre il 65% dei casi (a fronte di una frequenza del 55,6% relativa alle imprese novaresi nel complesso). Una scelta favorita dalla minor onerosità di avvio di questa forma giuridica, che in effetti evidenzia un tasso di natalità più alto rispetto alle altre, raggiungendo il 9,3%, ma che, nel contempo, appare esposta a un più rapido turnover, confermato da una mortalità altrettanto elevata, con un tasso che si attesta a al 9,5%. In calo le società di persone (-3,5%), che rappresentano il 12,8% delle imprese femminili provinciali, mentre risulta positiva la performance delle altre forme giuridiche (+1,4%), che includono cooperative e consorzi, il cui peso è pari al 2,2% delle imprese guidate da donne.

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