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«La precarietà è il vero dramma nel lavoro del nostro tempo

Le parole di un'addetta nel settore della logistica sono state fra le più significative negli interventi che hanno concluso questa mattina in città le celebrazioni del 1° Maggio, dando appuntamento alle tre manifestazioni promosse nei prossimi giorni a livello nazionale (quella a Milano ci sarà il 13) da Cigl, Cisl e Uil

La pioggia a tratti anche battente non ha scoraggiato chi, questa mattina in città, ha ugualmente voluto festeggiare il 1° Maggio. Quasi simbolicamente a evidenziare che i problemi nel mondo del lavoro sono altri, non certo un po’ d’acqua scesa a inzuppare bandiere e striscioni. Sotto la guida delle tre maggiori sigle sindacali, si è formato un corteo di qualche centinaio di manifestanti che, da piazza Cavour, accompagnato dalle note jazzistiche della “Bandacadabra”, ha attraversato le vie del centro storico per poi confluire in piazza Duomo dove si sono tenuti gli interventi ufficiali.


Sotto i portici della Cattedrale, scartata all’ultimo momento per le condizioni atmosferiche la tradizionale location di piazza Gramsci, hanno preso per primi la parola tre delegati. Marco Del Boca del settore edili della Uil ha ricordato la particolare situazione attuale legata all’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, chiedendo un «adeguamento dei salari e delle pensioni, la riduzione del cuneo fiscale, ponendo fine alla contrattazione privata che non fa che aumentare una concorrenza sleale. La riforma fiscale recentemente approvata non ci soddisfa: noi ne chiediamo una più equa e solidale, insieme a una più concreta lotta all’evasione fiscale», citando la sicurezza sul lavoro (con l’ultimo episodio di venerdì mattina, che ha causato la morte di un autotrasportatore a Pioltello) e la sanità. Proprio su questo tema si è inserito l’intervento di Andrea Baglione, rappresentante della Cgil dell”Ospedale “Maggiore”: «Nel nostro settore si sono presenti diverse forme contrattuali, a termine, privati, di tipo cooperativo. Addetti che lavorano fianco a fianco con colleghi pubblici, stesse mansioni ma con diritti e retribuzioni differenti. Questo a causa delle esternalizzazioni, che non riguardano più i servizi ma lo stesso settore sanitario, nonostante le nostre continue richieste di nuovi concorsi. Una situazione che danneggia sia la cittadinanza sia i diritti dei lavoratori, che nel corso della recente pandemia ha originato unicamente la storiella degli eroi. Ma il nostro Paese si è dimenticato di prendere le misure necessarie per affrontare quei problemi strutturali nati con quella emergenza. Servono stabilizzazioni e nuove assunzioni, anche per rendere più sostenibili i carichi di lavoro nei reparti. Non dimentichiamoci che una delle conquiste storiche fu quella delle otto ore».


Uno dei settori maggiormente attenzionati è quello dei trasporti; e di questo ha parlato Giordana Francese della Cisl, «una lavoratrice nella logistica per tanti tempo precaria. Quello della precarietà deve essere il tema di questo 1° Maggio. A Novara continuano a sorgere magazzini che promettono centinaia di nuovi posti di lavoro. Non entro nel tema della logistica in sé, ma piuttosto su quello che vede molti colleghi che per anni vengono assunti con contratti precari, dai soci di finte cooperative, chi a tempo determinato o attraverso agenzie interinali. Questo è il dramma del nostro tempo, il più grave problema che dobbiamo affrontare oggi sul nostro territorio, dove la logistica sta esplodendo, ma dove i lavoratori rimangono per anni, se non per tutta la vita precari e quindi soggetti a ogni forma di ricattabilità».


Quindi i due interventi conclusivi. Il primo di Attilio Fasulo, segretario generale della Cgil di Novara e Verbano Cusio Ossola, che ha esordito definendo «difficile considerare quella di oggi come una giornata di festa. Sino a quando esisteranno quattro milioni e mezzo di lavoratori poveri e si continua a morire sul posto di lavoro. Nel primo trimestre di quest’anno sono stati 196 i “caduti” e 144 mila gli infortuni. Sono cifre insopportabili, da guerra civile. Occorre davvero introdurre il reato di omicidio sul lavoro. Le chiamano “morti bianche” ma i mandanti hanno un nome. Da oltre trent’anni svolgo con passione il mio impegno nel sindacato, ma mai avevo vissuto una situazione come questa, con una perdita del potere d’acquisto dei salari che ha reso più poveri tantissimi lavoratori. Nessuno dei governi che si sono succeduti ha mai affrontato i problemi del mondo del lavoro, affidando alla logica del mercato le possibili soluzioni, provocando la crescita a dismisura delle diseguaglianze», chiedendosi poi «cosa sia il lavoro oggi?, un termine ormai svalorizzato». Per Fasulo quella del 1° Maggio rimane «è una giornata di mobilitazione e di lotta, che apra un percorso reale per concretizzare le nostre rivendicazioni nei confronti delle scelte del governo», attraverso le prossime iniziative nazionali, sabato prossimo, 6 maggio, a Bologna, poi il 13 a Milano (piazza di riferimento per il Nord Italia) e il 20 a Napoli. Infine, citando il discorso di Roberto Leggero in occasione del 25 Aprile, ha ricordato che «noi tutti siamo figli della repubblica nata dalla Resistenza, ma anche del lavoro, che dobbiamo tutelare e riportare alla dignità che merita».

Al segretario regionale aggiunto della Cisl Piemonte Luca Caretti le conclusioni: «E’ un 1° Maggio che si colloca in un periodo complicato, di contrasti forti. Crisi che si evidenziano sul piano internazionale con la presenza di conflitti. Gl uomini e le donne del sindacato chiedono che certi traguardi non ricadano solo su pochi, ma su tutta la società», affrontando pi il tema della transizione ecologica e digitale, dove anche qui gli utili «dovranno finanziare la sostenibilità sociale, la formazione, i salari. Già nel passato abbiamo affrontato profondi cambiamenti. Lo Stato deve riprendere una funzione strategica e di programmazione, più incisiva di quella degli ultimi anni, dove il mercato si è rivelato l’unico elemento regolatore; e combattendo anche quell’evasione fiscale che sottrae risorse destinate al fabbisogno della collettività».

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Luca Mattioli

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