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Kamahatma e Birobi: «Ecco la nostra canzone collettiva nata in Colombia»

Un volo in sud America per comporre - grazie a laboratori artistici - una canzone collettiva. Il nuovo progetto del cantautore trecatese e della musicista oleggese Roberta Marangon

Può una canzone diventare un linguaggio collettivo? Sì, può e la nuova avventura artistica del trecatese Andrea Camatarri, aka Kamahatma, sorretto dall’aiuto artistico della musicista e produttrice audio-visuale di Oleggio, Roberta Marangon, aka Birobi ne è la prova.

I giovani musicisti hanno fatto le valigie e sono volati in Colombia con l’idea, appunto, di creare laboratori artistici aperti alla comunità. Il fine? Giungere a comporre un brano collettivo che parlasse del territorio e delle sue tradizioni, attraverso laboratori di scrittura creativa e composizione. Nell’intervista che segue Kamahatma ci accompagna in questa sua nuova avventura sudamericana.

Introduci i nostri lettori a questa tua avventura in sud America.

Nel febbraio di quest’anno io e Roberta Marangon – musicista e produttrice audio-visuale di Oleggio – abbiamo iniziato il nostro progetto sociale e culturale, di forma indipendente, in Colombia. L’idea è nata dalla voglia di mettere la nostra arte al servizio del sociale, col fine di creare una connessione tra Italia e sud America. Obiettivo della nostra visita era comporre una canzone collettiva che parlasse del territorio e delle sue tradizioni, attraverso laboratori di scrittura creativa e composizione. Questi workshops hanno coinvolto alunni delle scuole, pazienti di un centro di riabilitazione e, ovviamente, tutti i membri attivi della cittadinanza.

Come sei arrivato a concretizzare il progetto?

Il progetto, che abbiamo creato indipendentemente, è stato subito accolto e supportato da El Boga Casa Taller, fondazione colombiana di Mompox che, una volta in loco, ci ha aiutato con la sua rete di contatti ad organizzare la nostra ricerca culturale. Nella città di Guatapè, invece, grazie all’ospitalità di “Casa Kayam”, abbiamo collaborato con il “centro de formacion cultural”, associazione culturale e scuola di musica con più di 400 allievi.

Avrà un seguito il progetto?

Utilizzare i laboratori per dare vita ad una canzone collettiva è un modo per condividere l’arte e riconnettersi col proprio territorio. L’idea di base è quella di scoprire nuove (o forse vecchie?) maniere di fare arte: uscire dalla convinzione che la creatività sia un dono di pochi, e che la musica si propaghi solo verticalmente. Ci piacerebbe, ovviamente, riproporre il progetto anche in Italia: un paese di folklore e tradizioni che rischiano di finire nel dimenticatoio.

Progetti futuri a questo punto?

Innanzitutto una delle due canzoni collettive è in fase di uscita: la pubblicheremo nei prossimi giorni su youtube. Subito dopo, vogliamo ufficializzare il nostro collettivo artistico, magari creando un’associazione. L’idea sarebbe quella di collaborare con sempre più persone e ci impegneremo al massimo per trovare nuovi fondi.

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Paolo Pavone

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