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Movida violenta con protesta in questura: 5 assolti, fra loro il rapper Zefe

Secondo il giudice non c’è prova che siano stati loro ad aggredire il poliziotto né che abbiano partecipato attivamente alla protesta

Erano circa una cinquantina ed erano piombati all’ingresso della questura di Novara: a tutti i costi volevano impedire l’arresto di un amico, avvenuto pochi minuti prima in largo Costituente, vicino le poste centrali, dove le Volanti erano intervenute per una rissa fra gruppi contrapposti di frequentatori della movida. Un agente era addirittura stata trascinato fuori dalla macchina di servizio, e per poco non gli veniva pure presa la pistola.

Un assalto, risalente al giugno 2020, per il quale il tribunale di Novara ha assolto i cinque giovani imputati arrivati a giudizio con l’accusa di violenza e minaccia a pubblico ufficiale, identificati all’epoca quali promotori o partecipanti di quella protesta finita in alcuni video girati sui social: fra loro anche il rapper Zefe, ventiduenne musicista già finito nei guai per altri fatti. Per lui il pm aveva chiesto 10 mesi, e 8 mesi erano stati chiesti per altri quattro manifestanti. Secondo il giudice, invece, non c’è prova che siano stati proprio loro ad aggredire il poliziotto trascinato fuori dalla macchina, né che abbiano partecipato attivamente alla protesta, dal momento che s’era trattato di un’azione particolarmente movimentata in cui era difficile poter distinguere i comportamenti di tutti coloro che quella sera si erano ammassati in questura, alcuni dei quali sono per fare da spettatori.

Una protesta nata dopo una rissa vicino alle Poste centrali: due giovani erano stati fermati e gli amici si erano precipitati in questura a chiedere la loro liberazione, sostenendo in particolare che l’arresto non fosse legittimo. Il lavoro di identificazione, per la Squadra Mobile, non era stato facile. Era partito dai video. Quella notte la polizia, per riportare alla calma il gruppo, aveva dovuto utilizzare anche lo spray al peperoncino.

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Redazione

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