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Novara FC, il nuovo allenatore Gattuso: «Questa è la mia seconda casa»

La lunga presentazione del nuovo allenatore degli Azzurri: «Al Novara non potevo dire di no. Tutti uniti per l'obiettivo da raggiungere»

Il direttore sportivo Simone Di Battista ha presentato il nuovo allenatore degli azzurri Giacomo “Jack” Gattuso, prima ricordando il lavoro svolto a Daniele Buzzegoli, auspicando per il tecnico toscano un futuro pieno di soddisfazioni. Gattuso si è presentato con grandi motivazioni, affermando: «Ho una gran voglia di ripartire e ringrazio la società, il presidente Ferranti e il ds Di Battista per avere puntato su di me. Al Novara, come al Como, non potevo dire di no. Questa è la mia seconda casa».

Poi ha ricordato come la professione di allenatore porti, a volte, a fare scelte tutt’altro che scontate o agevoli: «Sono contento di essere qui, ma anche molto dispiaciuto per Buzzegoli, tutti sappiamo cosa rappresenta per Novara e so quanto starà soffrendo».

Sorridente e soddisfatto per il suo ritorno in un ambiente che conosce alla perfezione, dove ha trascorso 17 anni, prima da giocatore, poi da allenatore, Gattuso ha messo in risalto: «Sono qua per dare una mano, sono pronto, speriamo di riuscire a fare tutto quello che si può fare per il bene del Novara. Ritrovare tutto quello che serve per riportare il Novara ad occupare una classifica migliore di quella attuale»

Un rientro dopo oltre un anno di riposo anche per scelte personali: «Ho sofferto tanto nel rimanere a casa, ho ricevuto una proposta da una società di Serie B e quattro da club Serie C, ho preferito aspettare, per come sento io il mio lavoro, molte volte ragiono col cuore. Non posso negare che per quello che ho fatto gli ultimi due anni nei quali ho raggiunto a livello professionali risultati molto importanti, se voglio allenare volevo mantenere la categoria, rimanere in serie B, poi quando è arrivata una proposta di serie B, sia io che il club abbiamo fatto altre scelte».

Scelte che invece Gattuso non ha avuto esitazioni nel fare quando lo ha cercato il sodalizio del presidente Ferranti: «A Novara c’è tanto della mia vita, c’è tanta, tanta gente che mi vuole bene, io voglio ricambiare questa considerazione».

Sulle potenzialità degli azzurri, senza vittorie dopo otto giornate di campionato, il cinquantacinquenne tecnico lariano puntualizza: «Ne possiamo parlare tra qualche settimana, in questo momento mi interessa valutare lo stato di ogni giocatore sotto tutti i punti di vista. Ho seguito la squadra ma un conto è vederla dal video, un’altra cosa è allenarla sul campo tutti i giorni, guidarla dalla panchina».

Sul piano tattico non si sbilancia: «Quando riesco ad individuare un po’ tutto vedrò come scegliere, dopo due allenamenti è difficile fare delle valutazioni, ho parlato alla squadra per spiegare chi sono come allenatore, io devo capire i giocatori come loro devono lavorava in simbiosi con me, solo quando c’è grande coesione di raggiungono certi traguardi. In questa prima settimana ho deciso di lavorare a porte chiuse anche se so bene che a Novara poi le cose si vengono a sapere».

Novara senza leader? «Nella realtà in questo momento sono un po’ più preoccupato della piazza più che della squadra. C’è tanta rabbia ma chiedo che sia fondamentale il sostegno di tutti, so che non è facile, ricompattare tutto ci permetterebbe di lavorare meglio, se a livello generale tutti lavoriamo nella medesima direzione, pubblico, giornalisti, ambiente, è un vantaggio per chi va in campo, se sente la fiducia può dare di più, esprimersi meglio».

L’uscita di scena al Como dopo quattro giornate nella terza stagione al Como, dopo aver vinto la Serie C riportando la squadra in cadetteria, centrando la permanenza in B: «Ho lasciato perchè c’è stato un momento in cui ero stanco, lavoravo 24 ore al giorno, senza mai riposare, mi trovavo in una condizione mentale in cui dicevo, Jack devi riposare, non riuscivo più ad essere quello che ero prima, arrivavo da due anni intensi, sono andato da uno specialista che mi ha detto, riposati e vedrai che tutto tornerà a posto, ero arrivato cotto, se hai la forza di fare questa cosa arriverai ad essere quello di prima. Ora conosco il mio corpo la mia mente, sono ancora più vivo, più carico, è la prima volta che lo dico pubblicamente».

Ora la mission impossibile con la sua seconda squadra del cuore, il Novara: «Un po’ la mia metodologia, sapete quando ci tengo al lavoro, bisogna lavorare altrimenti i risultati non arrivano. La voglia c’è, applicazione, c’è la voglia di fare quello che chiedo è dare sempre il massimo».

Sull’esperienza al Como, dopo aver “chiuso” col vecchio Novara: «Avevo il desiderio dopo tanti anni di tornare a casa a Como, mi chiamò Charlie Ludi e io dissi, una cosa, non voglio fare la prima squadra. Poi le cose non andavano bene, mi disse se volevo fare la prima squadra perchè le cose non andavano bene. L’unica volta che mi hanno dato l’occasione, ho preso la squadra che eravamo sesti, siamo arrivati primi con sette punti sulla seconda. La cosa mi è piaciuta. Se adesso mi fate la domanda, preferisci allenatore i giovani o la prima squadra, se in passato avrei risposto i giovani, adesso dico che voglio allenare una prima squadra».

L’azzurro nel destino di Gattuso: «Alla chiamata del Como ho detto subito si, alla chiamata del Novara ho detto immediatamente si, non ci ho pensato un secondo. Non ragiono a livello egoistico, penso al bene della società e non a quello personale. Ho trascorso tanti anni a Novara, la stima e l’affetto vanno conquistati, sono tornato a Novara ma non voglio essere di passaggio, ho chiesto di fare un percorso assieme, sono stato accontentato». La chiusura del direttore Di Battista che puntualizza: «Il secondo è stato Matteo Gaio che era il collaboratore tecnico e faceva già parte dello staff».

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Guido Ferraro

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