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Regionali a marzo? Probabile. Cirio sorride, Pd e M5S attaccano

Si deciderà a Roma, Meloni vorrebbe un test prima delle europee. Le opposizioni, ancora lontane fra loro, reagiscono duramente. E dalla Festa dell'Unità segnali sulle candidature.

Elezioni regionali 2024 anticipate a marzo? L’ipotesi rimbalza in questi giorni tra “forse”, “probabile” e “quasi certo” (sarebbe già indicata la data di domenica 24) e provoca reazioni tra le forze politiche ed anche eloquenti silenzi interessati.

La questione sembra destinata a risolversi entro fine mese: c’è chi indica addirittura la data odierna per un summit a Roma fra le forze di maggioranza di governo, con la premier Meloni interessata ad un “election day” regionale (ed, anzi, la si indica quale sponsor) portando insieme al voto Sardegna (dove è previsto a febbraio), Basilicata e Abruzzo a cui aggiungere anche il Piemonte, anticipando di due mesi abbondanti le Europee già fissate il 9 giugno. Per l’Umbria si manterrebbe l’autunno.

E se si dice che Meloni vedrebbe di buon occhio l’anticipazione in regioni tutte governate dal centrodestra e da riconfermare come test probante per il voto europeo, si aggiunge che a frenare un po’ sarebbero gli alleati di Lega e Forza Italia, visto che da Fdi si stanno avanzando, a favore di propri nomi, richieste di evitare le ricandidature del lucano Vito Bardi (Fi) e soprattutto di Christian Solinas (Partito Sardo d’Azione in quota Lega), con cui si sarebbero incrinati i rapporti, oltre ad essere considerato il più a rischio per il bis.

La data sembra che verrà decisa a Roma e, se servisse ancora un po’ di tempo, l’altra occasione per mettere la crocetta sul calendario potrebbe essere la seconda conferenza nazionale “L’Italia delle Regioni” ospitata proprio dal Piemonte e che vedrà convergere a Torino fra il 30 settembre e il 3 ottobre la premier Meloni, un buon numero di ministri e tutti i presidenti regionali, oltre ad avere la presenza del presidente Mattarella.

IN PIEMONTE CIRIO SICURO

Il dibattito sulla data del voto regionale si è acceso soprattutto in Piemonte, visto che la scadenza naturale è a giugno. Il governatore Alberto Cirio è anzitutto sicuro della ricandidatura (anche da FdI la scorsa settimana non sono emerse contrarietà) e mentre attende l’ufficializzazione pubblica vede il suo capo di gabinetto Vignale già da tempo al lavoro per rivitalizzare la lista “Piemonte nel cuore”, nata nel 2019, in cui aggregare liste civiche di sindaci e amministratori di area moderata e non legati ai partiti, espressione di centri minori. Non sembra un caso che, passata l’emergenza Covid, Cirio abbia iniziato a visitare con frequenza molti comuni del territorio più periferico, in particolare del Torinese. Si parla anche della convergenza dei “Moderati” del consigliere regionale Portas e di “Piemonte Bellissimo” di Damilano e dell’intenzione di presentare “Piemonte nel cuore” in tutti i collegi provinciali, nella volontà di non sottrarre ai partiti di centrodestra ma di allargare il consenso.

Del resto non è un mistero che Cirio partirà ampiamente con i favori del pronostico. E per questo possa gradire un voto anticipato, sia perché le opposizioni avrebbero meno tempo per organizzarsi, sia perché il voto europeo, dal sapore evidentemente molto più “politico” e con le liste tutte in corsa solitaria, comprimerebbe scelte più smarcate dai partiti tradizionali, soffrirebbe dell’inevitabile concorrenza fra Lega e FdI ed anche allontanerebbe possibili allargamenti dell’alleanza regionale a forze centriste.

Tutto questo fa ampiamente parte dei “si dice”, visto che Cirio sembra mostrarsi lontano dalla questione, quasi indifferente, evitando la minima replica alle montanti proteste dell’opposizione.

L’unica frase che qualche media attribuisce al governatore è che «votare a marzo o a giugno non cambia nulla» e l’unica preoccupazione che agita il centrodestra è l’umore dei propri consiglieri i quali, senza riconferma, perderebbero tre mesi di stipendio.

LE OPPOSIZIONI SPARSE E INQUIETE

In ogni caso sia il tenere toni bassi evitando ogni scontro da parte del governatore, ma anche le reazioni effervescenti e variegate di Pd e M5S danno una plastica rappresentazione di chi viaggi tranquillo e di chi appaia in difficoltà, accentuata da tempi che si farebbero notevolmente più stretti.

Dunque le opposizioni: sono di fronte al fatto che ad oggi non si capisce se sapranno offrire un’alternativa elettoralmente credibile a Cirio perché i due partiti maggiori risultano ben lontani dal mostrare segnali di avvio verso una coalizione di “campo largo”. A cui si aggiunge il fatto che le pattuglie centriste sono anch’esse ancora alla finestra mentre il coordinatore piemontese di Azione, Enrico Costa, viene indicato come vicino a Cirio e – con il voto a marzo lontano dalle europee – più libero di pilotare la lista “calendiana”.

Al momento Pd e M5S sembrano accomunate solo dalla critica “economica” verso il voto anticipato. «Ci spieghino perché scegliere una data che farebbe ricadere i costi sulla Regione, e non sullo Stato se fosse nel giorno delle europee, sottraendo soldi ai servizi per i piemontesi» lamenta Domenico Rossi, novarese, segretario regionale del Pd. «Sarebbe un salasso inutile di circa 23 milioni, a fronte dei 7,4 con le europee, cioè 16 milioni in più pagati dai piemontesi» attaccano Sarah Disabato, capogruppo Cinquestelle in consiglio e i suoi colleghi.

Rossi aggiunge una valutazione più politica: «Siamo all’ennesima dimostrazione dell’atteggiamento di una certa destra nei confronti delle istituzioni: invece di servirle se ne servono. Si piegano regole e prassi a interessi di parte. L’unico modo legittimo per anticipare le elezioni sarebbe quello di dimettersi come presidente. Cosa dirà? “Mi dimetto perché mi conviene”? Ci troveremmo di fronte alla totale mancanza di cultura istituzionale».

L’ANTI-CIRIO? PER ORA VALLE E ALTRI NOMI

Intanto il Pd si muove alla ricerca del candidato presidente. Il nome che circola da giorni è quello di Daniele Valle, ovviamente torinese, vicepresidente del Consiglio regionale, che ne ha recentemente annunciato l’intenzione. A lui è arrivato, nel corso della Festa dell’Unità in svolgimento a Torino, anche l’appoggio di Bonaccini: «Lo conosco e lo considero una persona di primo piano, che conosce molto bene la sua regione». Ma questo venerdì sera è attesa Elly Schlein: si vedrà se proporrà scenari diversi, visto che un nuovo nome emerso è quello dell’on. Chiara Gribaudo, cuneese, vicepresidente del Pd, che ha sostenuto la neosegretaria nella corsa all’elezione. Sull’altro lato Bonaccini si è anche spinto ad un richiamo al partito di Calenda: «Azione in Piemonte vuole stare con Meloni e Salvini? Se sì lo dica».

Nell’attesa di Schlein è di mercoledì la notizia apparsa su un quotidiano che un apposito sondaggio interno indicherebbe Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino, come il candidato in grado di prevalere nel Torinese su Cirio, catalizzando un’ampia alleanza. Il nome non sarebbe dell’ultima ora, ma secondo alcuni avrebbe già registrato lo smarrito feeling con i Cinquestelle, dopo essere stato da loro indicato nel 2021 come candidato sindaco di Torino; ma la cosa non avvenne e franò l’ipotesi di alleanza Pd-M5S orientando senza entusiasmo i dem su Lo Russo, per altro rivelatosi vincente.

La partita, dunque, è ancora ampiamente aperta e non si gioca a Novara. Si vedranno gli sviluppi e intanto il fattore tempo è sempre più stringente. Commentatori non hanno mancato di annotare l’assenza di presenze autorevoli del Movimento 5 Stelle invitati al Festival dell’Unità e questo resta un segnale benché da tempo Domenico Rossi sia impegnato in difficili trattative per realizzare il “campo largo”. Ma il Movimento ancora attende di avviare consultazioni interne.

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Antonio Maio

Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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