Una nuova casa per Liberazione e Speranza: inaugurata la sede in via Canobio 7

Una rete concreta contro la violenza di genere: istituzioni, associazioni e cittadinanza insieme per sostenere le donne in difficoltà.

È stata inaugurata oggi, a Novara in via Canobio 7, la nuova sede della cooperativa sociale Liberazione e Speranza, realtà che da oltre venticinque anni opera nel campo dell’accoglienza e della protezione delle donne vittime di violenza. Un passo importante per potenziare le attività del CAV (Centro Antiviolenza), che oggi accoglie in protezione una cinquantina di persone, tra mamme e bambini, e che lavora in stretta sinergia con le istituzioni pubbliche e il territorio.

A sottolineare l’importanza della nuova sede, la presidente Elia Impaloni: «Il lavoro con il comune di Novara funziona bene: da quattro anni abbiamo costruito un sistema solido e collaborativo. Gli uffici hanno distaccato personale che ci aiuta nella fase emergenziale e questo ci permette di seguire i percorsi di protezione, anche grazie alla collaborazione con le forze dell’ordine, l’ordine degli avvocati, e i servizi per l’inserimento lavorativo e abitativo».

Il CAV si avvale infatti di consulenze legali e psicologiche strutturate: «Offriamo cinque consulenze iniziali per orientare gli interventi – ha aggiunto Impaloni –. L’obiettivo è quello di collegare le donne con le istituzioni pubbliche e accompagnarle concretamente nel loro percorso di uscita dalla violenza».

Presente all’inaugurazione anche il questore Fabrizio La Vigna, che ha evidenziato il valore della collaborazione con l’associazione: «Per noi è fondamentale poter contare su una realtà che ci affianca nel “dopo”, che è la parte più delicata. Accogliere una denuncia è solo il primo passo, serve poter dire a una donna che c’è un luogo sicuro dove qualcuno può prendersi cura di lei. E’ un vantaggio enorme, soprattutto in una città che – come Novara – dimostra una forte partecipazione sociale».

Il nuovo spazio rappresenta non solo un luogo fisico, ma il cuore pulsante di una rete attiva, come ha sottolineato il viceprefetto Carla Milazzo: «È un piccolo grande passo per rompere il silenzio che avvolge la violenza. Questo spazio dà vita a una rete che rappresenta un baluardo fondamentale contro l’isolamento e la sofferenza». Un messaggio rafforzato anche dalla dirigente comunale Patrizia Spina, che ha parlato della necessità di una “filiera” funzionale: «Abbiamo co-progettato molti servizi, lavoriamo con gli autori di violenza, nelle scuole e creiamo cultura del rispetto. Nonostante ciò, i numeri restano stabili: il fenomeno della violenza non arretra e serve lavorare tanto anche sulla fase di uscita dall’accoglienza».

Sul piano culturale e educativo, l’assessora alle Pari Opportunità Giulia Negri ha ricordato l’importanza di intervenire fin dalle scuole: «Abbiamo avviato percorsi mirati a partire dalle medie. Serve normalizzare il senso di ciò che è giusto e in questo percorso le istituzioni hanno il dovere di esserci, sempre». Sulla stessa linea l’assessora alle Politiche Sociali Teresa Armienti: «Le parole vanno e vengono. Noi oggi siamo qui non per parlare, ma per dimostrare con la nostra presenza che ci siamo. Le istituzioni devono fare rete e muovere la società civile, solo così si può generare un cambiamento vero».

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.

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Una nuova casa per Liberazione e Speranza: inaugurata la sede in via Canobio 7

Una rete concreta contro la violenza di genere: istituzioni, associazioni e cittadinanza insieme per sostenere le donne in difficoltà.

È stata inaugurata oggi, a Novara in via Canobio 7, la nuova sede della cooperativa sociale Liberazione e Speranza, realtà che da oltre venticinque anni opera nel campo dell’accoglienza e della protezione delle donne vittime di violenza. Un passo importante per potenziare le attività del CAV (Centro Antiviolenza), che oggi accoglie in protezione una cinquantina di persone, tra mamme e bambini, e che lavora in stretta sinergia con le istituzioni pubbliche e il territorio.

A sottolineare l’importanza della nuova sede, la presidente Elia Impaloni: «Il lavoro con il comune di Novara funziona bene: da quattro anni abbiamo costruito un sistema solido e collaborativo. Gli uffici hanno distaccato personale che ci aiuta nella fase emergenziale e questo ci permette di seguire i percorsi di protezione, anche grazie alla collaborazione con le forze dell’ordine, l’ordine degli avvocati, e i servizi per l’inserimento lavorativo e abitativo».

Il CAV si avvale infatti di consulenze legali e psicologiche strutturate: «Offriamo cinque consulenze iniziali per orientare gli interventi – ha aggiunto Impaloni –. L’obiettivo è quello di collegare le donne con le istituzioni pubbliche e accompagnarle concretamente nel loro percorso di uscita dalla violenza».

Presente all’inaugurazione anche il questore Fabrizio La Vigna, che ha evidenziato il valore della collaborazione con l’associazione: «Per noi è fondamentale poter contare su una realtà che ci affianca nel “dopo”, che è la parte più delicata. Accogliere una denuncia è solo il primo passo, serve poter dire a una donna che c’è un luogo sicuro dove qualcuno può prendersi cura di lei. E’ un vantaggio enorme, soprattutto in una città che – come Novara – dimostra una forte partecipazione sociale».

Il nuovo spazio rappresenta non solo un luogo fisico, ma il cuore pulsante di una rete attiva, come ha sottolineato il viceprefetto Carla Milazzo: «È un piccolo grande passo per rompere il silenzio che avvolge la violenza. Questo spazio dà vita a una rete che rappresenta un baluardo fondamentale contro l’isolamento e la sofferenza». Un messaggio rafforzato anche dalla dirigente comunale Patrizia Spina, che ha parlato della necessità di una “filiera” funzionale: «Abbiamo co-progettato molti servizi, lavoriamo con gli autori di violenza, nelle scuole e creiamo cultura del rispetto. Nonostante ciò, i numeri restano stabili: il fenomeno della violenza non arretra e serve lavorare tanto anche sulla fase di uscita dall’accoglienza».

Sul piano culturale e educativo, l’assessora alle Pari Opportunità Giulia Negri ha ricordato l’importanza di intervenire fin dalle scuole: «Abbiamo avviato percorsi mirati a partire dalle medie. Serve normalizzare il senso di ciò che è giusto e in questo percorso le istituzioni hanno il dovere di esserci, sempre». Sulla stessa linea l’assessora alle Politiche Sociali Teresa Armienti: «Le parole vanno e vengono. Noi oggi siamo qui non per parlare, ma per dimostrare con la nostra presenza che ci siamo. Le istituzioni devono fare rete e muovere la società civile, solo così si può generare un cambiamento vero».

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.