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Nuovo ospedale: «Lavoriamo insieme per l’opera che Novara si merita»

Il presidente della provincia Federico Binatti, il consigliere del Pd, Domenico Rossi e l'ordine dei medici esprimono grande soddisfazione e garantiscono «un lavoro trasversale»

Nella giornata di ieri 27 febbraio è stato pubblicato il bando per la realizzazione del nuovo ospedale di Novara (La città della salute e della scienza) – leggi qui – un importante progetto composto da cinque piani fuori terra e da un seminterrato; 711 posti letto, 11 sale chirurgiche, sale di chirurgia diurna e cardiovascolare, la casa della donna e del bambino, il complesso universitario con laboratori, biblioteca e centro congressi.

«La pubblicazione del bando di gara per la realizzazione della Città della Salute e della Scienza di Novara – ha commentato il presidente della Provincia Federico Binatti – segna un importantissimo passo nel percorso che il nostro territorio ha intrapreso da decenni, passando dall’auspicio alla concretezza odierna. Una delle opere pubbliche più importanti per il Novarese dal Dopoguerra a oggi, per la quale si prevede un costo pari a 419.134.000 euro tra finanziamenti pubblici e privati, sta diventando una realtà: un riconoscimento, innanzitutto, per il lavoro svolto con livelli di eccellenza, nei periodi normali quanto in quelli emergenziali, dal personale dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità”, un premio per tutti coloro che, con diversi ruoli e in diverse sedi, hanno da sempre creduto in questa priorità per la sanità del quadrante del Piemonte nord-orientale, una conquista per il nostro territorio».

«Oggi fissiamo un nuovo punto di partenza per la realizzazione della Città della Salute e della Scienza di Novara – ha commentato il vicepresidente della commissione sanità di Regione Piemonte, Domenico Rossi – sappiamo che il bando è stato pubblicato sabato scorso e che avrà durata fino al 5 agosto. Una buona notizia per il territorio, per l’Azienda Ospedaliera Universitaria, così come per tutti coloro che hanno a cuore la sanità pubblica nella nostra regione. Si può certamente parlare di un risultato raggiunto, ma non dobbiamo abbassare la guardia e monitorare l’iter per non incappare in altri passi falsi che porterebbero all’ulteriore dilatazione dei tempi.  Occorre continuare a lavorare in maniera trasversale, come accade da anni, affinché il Piemonte Orientale si doti di un’edilizia sanitaria moderna. Così come mi auguro che la tensione tra Fratelli d’Italia e Lega esplosa nelle ultime settimane proprio intorno alle competenze dell’assessorato alla sanità non incida sull’iter del nuovo ospedale e più in generale sulla gestione della sanità regionale che di tutto a bisogno tranne che di essere sacrificata al battibecco politico interno alla destra.  Lo dobbiamo ai cittadini, ai tanti lavoratori del comparto, ma è necessaria anche per arginare la mobilità passiva che ogni anno costa diversi milioni di euro alle casse della Regione Piemonte. Se vogliamo, infatti, che i cittadini restino in Piemonte occorre offrire tempi rapidi e interventi di qualità». 

«Nel manifestare la soddisfazione per l’avvenuta pubblicazione del bando di gara per la costruzione della Città della salute e della scienza di Novara, non posso evitare di esprimere anche la speranza che questa volta sia quella buona – ha commentato il presidente dell’Ordine dei medici e odontoiatri della provincia di Novara, il dottor Federico D’Andrea. Finalmente – ha aggiunto – si pone un punto fermo in una vicenda ventennale. Dopo che nessuna azienda aveva partecipato al primo bando, quello del 2021, la preoccupazione era che si dovesse ricominciare daccapo.  Per fortuna, l’impegno della direzione dell’Aou, dei suoi collaboratori,  della Regione, dell’Università e delle istituzioni si è finalmente partiti nell’iter che porterà al nuovo ospedale. Come Ordine non possiamo non sottolineare l’importanza di un atto che va nella direzione di dare una svolta alla sanità novarese e non solo, visto che il “Maggiore” è hub di quattro province. Da sempre, infatti, sottolineiamo le difficoltà che i medici incontrano nell’operare in una struttura ormai datata e non più consona alle esigenze della popolazione» ha concluso D’Andrea.

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Paolo Pavone

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