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«C’è stanchezza nella nostra comunità ma non smettiamo di sperare nella pace»

Parla padre Yuriy referente della comunità ucraina a due anni dall'inizio del conflitto. Oggi in duomo preghiere e canti per il 24 febbraio

Oggi, 24 febbraio, per la comunità ucraina è un giorno tanto importante quanto doloroso: due anni dall’invasione russa, migliaia di morti e sfollati. A Novara la comunità è presente da molto prima dell’inizio del conflitto e il referente, padre Yuriy Yvanyuta (in foto durante la manifestazione dello scorso anno), è stato colui che ha fondato la prima parrocchia ucraina in Italia, nella chiesa della Madonna del Carmine, nel cuore della città.

«C’è stanchezza nella nostra comunità ma non smettiamo di sperare nella pace – racconta mentre sistema gli ultimi dettagli per la preghiera di oggi in duomo -. Viviamo costantemente con la preoccupazione per i nostri parenti e i nostri amici che vivono là: questo almeno ci unisce ancora di più e con la fede possiamo trovare un punto di equilibrio».

Padre Yuriy ripercorre il tempo dal febbraio 2022 a oggi: «I primi momenti di emergenza sono stati terribili: in pochi settimane sono arrivati quasi 1000 profughi in città, circa 1600 in sei mesi. Ancora devo ringraziare le istituzioni, le associazioni e i cittadini per l’accoglienza straordinaria. Poi molti sfollati hanno iniziato a tornare in Ucraina già a settembre, ma molti altri sono rimasti qui, hanno trovato lavoro principalmente nei ristoranti, nelle fabbriche o come assistenti nei centri estetici e si sono integrati bene; altri vengono ancora seguiti da Sant’Egidio o dalla parrocchia, ma ormai quasi tutti vedono Novara come il loro futuro, si sono avvicinati alla nostra comunità e hanno iniziato a dare una mano».

Molto è stato fatto in due anni. «Soprattutto per i bambini – dice ancora padre Yuriy -. Grazie al Comune, abbiamo aperto l’oratorio negli spazi di corso Italia dove al sabato i più piccoli possono imparare l’italiano ma anche approfondire la lingua e la cultura ucraina; sono circa 25 con tre insegnanti, due dei quali profughi. Un’esperienza già ben avviata negli anni scorsi a Borgomanero. Mancano ancora locali, però: vorremmo accettare altri bambini ma non possiamo farlo perchè abbiamo finito lo spazio».

Continuano poi i viaggi per portare aiuti nelle zone colpite: «È Antonio Alfio Moschetto, uno dei nostri parrocchiani, a occuparsene: prima viveva in Ucraina e allo scoppio della guerra è tornato in Italia con la famiglia. È lui che quasi tutti i mesi organizza i tir per le spedizioni in collaborazione con il Banco alimentare e con vari gruppi di volontari che procurano anche materiale medico. Finora ha spedito 29 carichi, ma avremmo bisogno di un magazzino per raccogliere scatole e bancali in attesa della partenza: ora usiamo la parrocchia, il suo garage e tutto quello che capita, ma ci sarebbe bisogno di un unico luogo».

Nella ricorrenza del 24 febbraio è in programma una cerimonia nel pomeriggio di oggi in cattedrale. «Aspettiamo ancora più persone e bandiere dell’anno scorso perchè c’è ancora più bisogno di essere uniti – continua padre Yuriy -. Alle 16 ci sarà un momento di preghiera con il vescovo Brambilla, poi saranno lette delle poesie ed eseguiti canti tradizionali. Verso le 16.30 ci sposteremo nella piazza dove saranno proiettate le immagini della guerra sul maxischermo e ognuno potrà portare in proprio pensiero di pace».

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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