Uccide la moglie e dopo la condanna per il delitto arriva anche quella per maltrattamenti

L'omicidio era avvenuto nel 2016 in centro a Novara. L'uomo sta scontando 30 anni di reclusione

Dopo la condanna per l’omicidio, arriva anche quella per i maltrattamenti. Al termine di un processo iniziato nel 2022 e rimasto impigliato in una serie di cavilli e disguidi che hanno determinato il rinvio di molte udienze, B.I., trentaduenne tunisino che sta scontando 30 anni di reclusione per l’uccisione della moglie Gisella Purpura, avvenuta il 22 luglio 2016 in centro a Novara, ha rimediato altri 3 anni e 2 mesi di carcere per una serie di vessazioni fra le mura domestiche risalenti al periodo precedente il delitto. Le aveva denunciate la stessa vittima, il 14 maggio di quell’anni, quindi poco tempo prima di morire.

Agli atti del procedimento è finita la denuncia di Gisella, utilizzata come prova non potendo essere più ripetuta la sua testimonianza. Parlava litigi frequenti. B.I., aveva insultato e minacciato più volte la compagna: «Non vali niente», «Sappi che il cacciavite ammazza». Fra gennaio e maggio di quell’anno c’erano stati anche due ricoveri della donna al pronto soccorso: in una delle due occasioni il marito, che ha negato gli addebiti come aveva negato l’omicidio, l’aveva scaraventata contro un mobile. L’escalation di violenze casalinghe era terminata quel 22 luglio quando l’uomo, in base a una sentenza definitiva, nel pomeriggio ha accoltellato la compagna al petto. Lei era riuscita a trascinarsi fino al piano terra e uscire in corso Cavour, dove abitava, stramazzando al suolo proprio davanti al portone, di fronte agli occhi attoniti di molti passanti.

Il tribunale ha stabilito che il risarcimento del danno per i famigliari – erano parti civili i genitori della donna assassinata, anche se il padre è morto lo scorso anno nelle more del procedimento – sia quantificato in sede civile.

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Uccide la moglie e dopo la condanna per il delitto arriva anche quella per maltrattamenti

L’omicidio era avvenuto nel 2016 in centro a Novara. L’uomo sta scontando 30 anni di reclusione

Dopo la condanna per l’omicidio, arriva anche quella per i maltrattamenti. Al termine di un processo iniziato nel 2022 e rimasto impigliato in una serie di cavilli e disguidi che hanno determinato il rinvio di molte udienze, B.I., trentaduenne tunisino che sta scontando 30 anni di reclusione per l’uccisione della moglie Gisella Purpura, avvenuta il 22 luglio 2016 in centro a Novara, ha rimediato altri 3 anni e 2 mesi di carcere per una serie di vessazioni fra le mura domestiche risalenti al periodo precedente il delitto. Le aveva denunciate la stessa vittima, il 14 maggio di quell’anni, quindi poco tempo prima di morire.

Agli atti del procedimento è finita la denuncia di Gisella, utilizzata come prova non potendo essere più ripetuta la sua testimonianza. Parlava litigi frequenti. B.I., aveva insultato e minacciato più volte la compagna: «Non vali niente», «Sappi che il cacciavite ammazza». Fra gennaio e maggio di quell’anno c’erano stati anche due ricoveri della donna al pronto soccorso: in una delle due occasioni il marito, che ha negato gli addebiti come aveva negato l’omicidio, l’aveva scaraventata contro un mobile. L’escalation di violenze casalinghe era terminata quel 22 luglio quando l’uomo, in base a una sentenza definitiva, nel pomeriggio ha accoltellato la compagna al petto. Lei era riuscita a trascinarsi fino al piano terra e uscire in corso Cavour, dove abitava, stramazzando al suolo proprio davanti al portone, di fronte agli occhi attoniti di molti passanti.

Il tribunale ha stabilito che il risarcimento del danno per i famigliari – erano parti civili i genitori della donna assassinata, anche se il padre è morto lo scorso anno nelle more del procedimento – sia quantificato in sede civile.

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