La Novara per caso: l’occasione persa del nuovo Piano regolatore

Mancano circa due anni alla fine dei due mandati di Alessandro Canelli che, in modo casuale, a causa del Covid, dureranno 11 anni anziché 10. Anche solo 10 anni, però, sarebbero stati un tempo ragionevolmente lungo per progettare e programmare il nuovo Piano regolatore della città. Un’occasione totalmente sprecata: Novara è certamente molto cambiata, ma nessuno ha programmato, certamente non l’amministrazione comunale, il suo sviluppo.

Intorno al boom dei supermercati, già in crisi se pensiamo che Carrefour intende lasciare il nostro Paese e le sue attività ad altri concorrenti, è cambiato il commercio a Novara in un centro storico da questo punto di vista desertificato.

Con poche eccezioni, lo sviluppo urbanistico ha girato attorno all’idea della vocazione strategica di Novara per la logistica grazie alla sua posizione. Un’idea che però può voler dire tutto o niente, che poteva e può essere declinata in molti modi e misure diverse.

Si è scelto, senza un dibattito vero che coinvolgesse tutta la città e non solo il consiglio comunale – spesso non molto neanche questo – un laissez faire della logistica, meglio un fai da te delle società di sviluppo logistico a cui l’amministrazione ha concesso, all’interno dei limiti di legge, ampia carta bianca.

Si è rimandata  sempre fino all’ultimo l’adozione di un nuovo Prg che ancora non c’è e lambirà se non oltrepasserà la fine del secondo mandato Canelli e si è proceduto, invece, con continue varianti approvate volta per volta, fuori da qualsiasi interesse e visione generali. 

In pratica è scomparsa la programmazione dello sviluppo territoriale, almeno un’idea o una mezza intenzione di volerlo fare, per fare posto a uno sviluppo casuale, deciso da aziende fuori dal territorio che di mestiere fanno questo: sviluppare poli logistici e poi venderli. 

Da questo punto di vista avere un’amministratore eletto dai cittadini e politico non ha fatto nessuna differenza rispetto a un tecnico che si fosse limitato ad approvare le richieste dei privati.

Le cose sono andate così, senza nemmeno spiegarle o teorizzarle: sono andate così.

LEGGI ANCHE Logistica a Novara, la mappa dei capannoni: l’ultima variante e i numeri di un territorio che cambia

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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La Novara per caso: l’occasione persa del nuovo Piano regolatore

Mancano circa due anni alla fine dei due mandati di Alessandro Canelli che, in modo casuale, a causa del Covid, dureranno 11 anni anziché 10. Anche solo 10 anni, però, sarebbero stati un tempo ragionevolmente lungo per progettare e programmare il nuovo Piano regolatore della città. Un’occasione totalmente sprecata: Novara è certamente molto cambiata, ma nessuno ha programmato, certamente non l’amministrazione comunale, il suo sviluppo.

Intorno al boom dei supermercati, già in crisi se pensiamo che Carrefour intende lasciare il nostro Paese e le sue attività ad altri concorrenti, è cambiato il commercio a Novara in un centro storico da questo punto di vista desertificato.

Con poche eccezioni, lo sviluppo urbanistico ha girato attorno all’idea della vocazione strategica di Novara per la logistica grazie alla sua posizione. Un’idea che però può voler dire tutto o niente, che poteva e può essere declinata in molti modi e misure diverse.

Si è scelto, senza un dibattito vero che coinvolgesse tutta la città e non solo il consiglio comunale – spesso non molto neanche questo – un laissez faire della logistica, meglio un fai da te delle società di sviluppo logistico a cui l’amministrazione ha concesso, all’interno dei limiti di legge, ampia carta bianca.

Si è rimandata  sempre fino all’ultimo l’adozione di un nuovo Prg che ancora non c’è e lambirà se non oltrepasserà la fine del secondo mandato Canelli e si è proceduto, invece, con continue varianti approvate volta per volta, fuori da qualsiasi interesse e visione generali. 

In pratica è scomparsa la programmazione dello sviluppo territoriale, almeno un’idea o una mezza intenzione di volerlo fare, per fare posto a uno sviluppo casuale, deciso da aziende fuori dal territorio che di mestiere fanno questo: sviluppare poli logistici e poi venderli. 

Da questo punto di vista avere un’amministratore eletto dai cittadini e politico non ha fatto nessuna differenza rispetto a un tecnico che si fosse limitato ad approvare le richieste dei privati.

Le cose sono andate così, senza nemmeno spiegarle o teorizzarle: sono andate così.

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