Crack vecchio Novara Calcio, patteggia 3 anni l’ex rappresentante legale Pavanati

All'udienza preliminare per l'inchiesta della Finanza che aveva riguardato reati di bancarotta fraudolenta, omessi versamenti all’erario, operazioni dolose consistite nel reiterato utilizzo di indebite compensazioni

L’ex rappresentante legale del Novara Calcio 1908, società dichiarata fallita dal tribunale all’inizio del 2023, l’imprenditore Leonardo Pavanati, ha patteggiato ieri 3 anni di reclusione all’udienza preliminare per l’inchiesta della Finanza che aveva riguardato reati di bancarotta fraudolenta, omessi versamenti all’erario, operazioni dolose consistite nel reiterato utilizzo di indebite compensazioni.

L’ex socio in affari Marco Bonanno, invece, non ha fatto richiesta di riti alternativi ed è stato rinviato a giudizio con processo fissato a ottobre. Stralciata la posizione di altri indagati, fra cui Maurizio Rullo e Massimo De Salvo, rispettivamente ex proprietario ed ex presidente, è destinata ad essere archiviata riguardando fatti di omesso versamento delle imposte per cui si sta rimediando con un estinzione del debito riferito al periodo di loro gestione della società.

Si tratta della vicenda venuta alla ribalta delle cronache con le perquisizioni eseguite dalla polizia giudiziaria il 14 luglio 2022 fra Granozzo, Novara e Monza, seguite poi il 28 luglio dagli arresti. Il momento clou di una serie di accertamenti partiti già l’anno precedente: nel corso del 2021, infatti, la procura volle vederci chiaro sulla mancata iscrizione della squadra azzurra alla serie C. Si scoprì poi che alcune compensazioni di debite nei confronti dell’erario (rigettate dalla stessa Federazione che le considerava non ammissibili) non erano mai andate a buon fine perchè Pavanati, con quello che gli investigatori ritengono un sistema di società a scatole cinesi, in realtà non vantava alcun credito per poter soddisfare l’erario.

Successivamente la Guardia di Finanza ha sequestrato numerosi documenti per ricostruire l’attività economica dei vertici della società. E’ stata anche effettuata una perizia contabile e sequestrata per equivalente una somma di 1,5 milioni di euro. Più marginale la posizione degli altri tre indagati, fra cui il presidente e l’amministratore precedenti, finiti nel calderone sul presupposto che il debito fiscale sarebbe risalente nel tempo e andrebbe quindi a coprire il periodo in cui gestivano loro la società.

Restano gli addebiti a tutti gli altri indagati.

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Crack vecchio Novara Calcio, patteggia 3 anni l’ex rappresentante legale Pavanati

All’udienza preliminare per l’inchiesta della Finanza che aveva riguardato reati di bancarotta fraudolenta, omessi versamenti all’erario, operazioni dolose consistite nel reiterato utilizzo di indebite compensazioni

L’ex rappresentante legale del Novara Calcio 1908, società dichiarata fallita dal tribunale all’inizio del 2023, l’imprenditore Leonardo Pavanati, ha patteggiato ieri 3 anni di reclusione all’udienza preliminare per l’inchiesta della Finanza che aveva riguardato reati di bancarotta fraudolenta, omessi versamenti all’erario, operazioni dolose consistite nel reiterato utilizzo di indebite compensazioni.

L’ex socio in affari Marco Bonanno, invece, non ha fatto richiesta di riti alternativi ed è stato rinviato a giudizio con processo fissato a ottobre. Stralciata la posizione di altri indagati, fra cui Maurizio Rullo e Massimo De Salvo, rispettivamente ex proprietario ed ex presidente, è destinata ad essere archiviata riguardando fatti di omesso versamento delle imposte per cui si sta rimediando con un estinzione del debito riferito al periodo di loro gestione della società.

Si tratta della vicenda venuta alla ribalta delle cronache con le perquisizioni eseguite dalla polizia giudiziaria il 14 luglio 2022 fra Granozzo, Novara e Monza, seguite poi il 28 luglio dagli arresti. Il momento clou di una serie di accertamenti partiti già l’anno precedente: nel corso del 2021, infatti, la procura volle vederci chiaro sulla mancata iscrizione della squadra azzurra alla serie C. Si scoprì poi che alcune compensazioni di debite nei confronti dell’erario (rigettate dalla stessa Federazione che le considerava non ammissibili) non erano mai andate a buon fine perchè Pavanati, con quello che gli investigatori ritengono un sistema di società a scatole cinesi, in realtà non vantava alcun credito per poter soddisfare l’erario.

Successivamente la Guardia di Finanza ha sequestrato numerosi documenti per ricostruire l’attività economica dei vertici della società. E’ stata anche effettuata una perizia contabile e sequestrata per equivalente una somma di 1,5 milioni di euro. Più marginale la posizione degli altri tre indagati, fra cui il presidente e l’amministratore precedenti, finiti nel calderone sul presupposto che il debito fiscale sarebbe risalente nel tempo e andrebbe quindi a coprire il periodo in cui gestivano loro la società.

Restano gli addebiti a tutti gli altri indagati.

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