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A Giuseppe Remuzzi il Premio Piazzano 2023

Il riconoscimento, giunto alla ventunesima edizione, è stato assegnato sllo scienziato, scrittore direttore scientifico dell'Istituto farmacologico “Mario Negri”. La consegna è avvenuta questa mattina, sabato 25 novembre, nell'ambito del convegno “La scienza e l'arte”
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Tanti giovani nel passato recente, scorrendo l’albo d’oro del Premio Piazzano, ma il riconoscimento 2023 è andato a una personalità più “matura” come quella il professor Giuseppe Remuzzi, scienziato e scrittore, ma soprattutto direttore scientifico dell’Istituto farmacologico “Mario Negri” di Milano e Bergamo.

La cerimonia di premiazione della ventunesima edizione della manifestazione si è tenuta questa mattina, sabato 25 novembre, nel Salone dell’Arengo del Broletto. A consegnare pergamena e soprattutto il trofeo – come da tradizione una copia di una “tecnoscultura” dell’artista Angelo Bozzola – sono stati Guido Piazzano dell’associazione omonima intitolata al fratelli, giornalista e divulgatore scientifico prematuramente scomparso nel 2001, Lino Bozzola, figlio dell’autore della scultura, il presidente del Consiglio comunale di Novara Edoardo Brustia e Alberto Sinigaglia, attuale presidente de Il Polo del 900 – fondazione culturale di Torino.

Remussi, come si legge nella motivazione letta da Sinigaglia, è stato premiato «per la sua costante e profonda opera di divulgazione scientifica nel campo delle scienze della vita. Oltre a essere uno dei ricercatori italiani più citati a livello internazionale per i risultati dei suoi studi aiuta la società ad affrontare le nuove sfide della nostra salute. Rimarchevoli sono il suo equilibrio, la competenza nell’opera di diffusione della conoscenza con articoli e libri importanti per conquistare una giusta visione della realtà scientifica nella quale viviamo. Una realtà sempre più determinante nel costruire con metodo e ragionevolezza il nostro futuro».

La premiazione è avvenuta nell’ambito di un altro evento tradizionale, quello legato a un convegno di carattere nazionale che quest’anno ha avuto come tema “La scienza e l’arte”. Argomento sviscerato in diversi aspetti grazie agli interventi del preside del Dipartimento di Scienze religiose dell’Università Cattolica Marco Rizzi, del direttore de “La scienza in rete” Luca Carra e del capo redattore di “SuperQuark” Paolo Magliocco, dove ognuno nel suo ambito ha cercato di studiare appunto quella sempre più sottile linea che separa l’arte e la scienza, ma anche dove entrambe riescono a contaminarsi. Un argomento quanto mai di attualità come quello dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale è stato esaminato da Manuela Serando e Matteo Ventrella, coautori della Mostra Effect di Genova, la prima progettata su metaverso.

Lo spazio conclusivo era stato riservato ad alcuni “gioielli cittadini”. Dovevano essere tre, ma un’indisposizione ha impedito la partecipazione dell’attrice Lucilla Giagnoni. Così sono potuti intervenire unicamente la restauratrice Giovanna Mastrotisi, che ha parlato delle nuove tecnologie applicate al recupero delle opere d’arte, e lo scrittore Alessandro Barbaglia, con un racconto ispirato alle vicende di Mary Shelley e Ada Lovelace, quest’ultima figlia mai riconosciuta di Lord Byron. Un suggestivo intreccio tra mostri, vampiri e letteratura fantastica di inizio ‘800.

Il tema della “IA” sicuramente affascina e incute qualche timore. Ma il pensiero di molti può essere riassunto nelle parole utilizzate dal prefetto Francesco Garsia nel suo intervento di saluto. Quello di non pensare «in un futuro dove macchine e robot possano avere il sopravvento sull’uomo come alcune opere cinematografiche e letterarie di fantascienza ci hanno fatto mostrato».

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Luca Mattioli

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