Caro energia e inflazione, il 2023 sarà l’anno delle incertezze. Lo studio di Cna

Il direttore Pasquino: «Il 13,5% degli intervistati prevede una recessione mentre 1 su 4 prevede che l’Italia continuerà a crescere anche se in rallentamento»

È l’incertezza la grande protagonista dello scenario economico per il 2023. È quanto emerge da un’indagine di Cna intervistando circa mille imprese. «Caro energia e inflazione si confermano le principali criticità che avranno un impatto negativo sull’attività delle imprese, come già evidenziato in altre rilevazioni effettuate a fine 2022 su scala locale» ha affermato Marco Pasquino (in foto), direttore Cna Piemonte Nord.

«Oltre 6 imprenditori su 10 non arrivano a formulare previsioni sull’economia italiana  – ha proseguito Pasquino – e il 13,5% prevede una recessione mentre 1 su 4 prevede che l’Italia continuerà a crescere anche se in rallentamento. Alla grande incertezza le imprese rispondono con prudenza e cautela. Quasi il 40% degli intervistati dichiara che ridurrà gli investimenti e quasi 1 su 3 prevede un calo del fatturato. Nel complesso però è prevista una tenuta dei livelli occupazionali: il 66,5% indica stabilità degli organici, il 21% una diminuzione del personale e il 12,5% un incremento».

Per Cna l’attesa sforbiciata agli investimenti rappresenta un campanello d’allarme per la competitività del tessuto delle imprese. Un segnale a Governo e Parlamento per consolidare e potenziare gli strumenti di incentivazione per innovare e rafforzare il patrimonio produttivo. Un motivo in più per accelerare la messa a terra degli investimenti previsti dal PNRR.

I fattori di rischio per l’economia rimangono gli stessi. Secondo il 65,5% delle imprese il caro energia rappresenta la principale minaccia alla crescita e oltre alle bollette c’è forte preoccupazione sul prezzo dei carburanti. Subito dopo le spinte inflazionistiche per il 47,7% degli intervistati. Il 41,8% indica la mancata attuazione degli investimenti del PNRR e il 39,7% il venir meno delle politiche di sostegno all’economia. Dalle risposte delle imprese non emergono timori legati a una eventuale recrudescenza della pandemia mentre una su 3 lamenta difficoltà nel reperimento di personale specializzato.

Rispetto alle prospettive del Paese, gli imprenditori esprimono una maggiore consapevolezza circa le aspettative sulla propria attività. L’area dell’incertezza scende al 37%, che tuttavia rappresenta un valore molto elevato. Il resto si divide tra chi prevede un 2023 soddisfacente (29,8%) e coloro che si aspettano un andamento negativo (33%).

«Per avviare un cambio di rotta in questo clima di stagnazione chiediamo maggiore attenzione verso chi tiene in piedi l’economia italiana – ha commentato ancora Pasquino – con indicazioni stabili di politica fiscale e riforma del contenzioso, di politiche attive del lavoro, di politica industriale dal 4.0 ai bonus per l’edilizia. Chiediamo anche interventi concreti, come un adeguato sostegno per l’installazione di impianti di autoproduzione energetica, per esempio tramite il riconoscimento di un credito d’imposta del 50% a favore delle imprese che installano impianti fotovoltaici sui tetti dei capannoni: ci sono a disposizione 125 mila capannoni».

«E’ indispensabile inoltre mantenere i ritmi di spesa delle risorse del PNRR – ha aggiunto Massimo Pasteris presidente Cna Piemonte Nord – che devono essere utilizzate per sciogliere i nodi che frenano la produttività: burocrazia, infrastrutture digitali e dei trasporti, servizi pubblici, istruzione, giustizia, concorrenza e sostenere gli investimenti privati e pubblici per rendere il nostro sistema più digitale, efficiente ed ecocompatibile. Sono interventi che chiediamo da tempo e che non abbiamo trovato nella legge di bilancio licenziata dal Governo».

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