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Il senatore Scalfarotto in visita al carcere di Novara: «Ho visto situazioni peggiori»

Il parlamentare di Italia Viva nella struttura penitenziaria cittadina: «Presenti situazioni interessanti, ma le condizioni sono comunque drammatiche. Si deve investire di più anche nel settore dell'edilizia penitenziaria»

Visita a sorpresa del senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto al carcere di Novara di via Sforzesca. Un appuntamento che aveva preannunciato in mattinata, 3 febbraio, intervenendo alla tavola rotonda promossa dai renziani piemontesi proprio sul tema della giustizia.

«Visitare le carceri? Mi sembra che sia la cosa più giusta, perché vediamo con i nostri occhi la realtà – così il parlamentare abruzzese uscendo dalla struttura –. E’ importante andarci e penso che anche i miei colleghi dovrebbero farlo, perché si tratta di un pezzo del nostro Paese al di fuori della nostra vista che l’opinione pubblica non conosce».

Parlando della struttura novarese, «come quasi tutte le nostre carceri non ha avuto da tempo una manutenzione straordinaria. Mi hanno detto che si tratta di una struttura con più di mezzo secolo, ma in ogni caso pensata in quell’epoca. Cosa manca? Prima di tutto l’acqua calda nelle celle, poi altri sanitari come il bidet e le docce, che sono presenti in un vano in comune più difficile da sorvegliare. Le celle sono abbastanza grandi e ospitano quattro – cinque detenuti, quindi dal punto di vista tecnico e degli spazi le cose potrebbero anche andare, però viene a mancare qualcosa. Ma se la struttura è stata concepita in questo modo diventa difficile una sua ristrutturazione. In ogni caso con una popolazione carceraria di 180 unità non si può parlare di sovraffollamento. Ho visto situazioni peggiori».

Aspetti positivi? «Ci sono alcune cosa interessanti, come la presenza di una tipografia e la possibilità per alcuni di svolgere con il Comune servizi ambientali. Chi lavora, però, è solo una trentina. E’ auspicabile che siano di più, perché il lavoro ti tiene occupato, evita l’ozio; e poi esiste tutta la tematica del 41/bis (quasi una settantina quelli sottoposti a questo particolare regime, ndr), perché si tratta di un carcere particolare. Sono detenuti in celle singole, ma anche loro senza acqua calda».

Nella sostanza, quella di via Sforzesca è una struttura con tutti i problemi delle carceri italiane, «anche se non ho trovato una situazione grave come in altre realtà. C’é una direttrice che si vede che svolge il suo incarico con passione e competenza. La Polizia penitenziaria ha sempre i suoi problemi di organico, anche se non estremi». Questo non toglie, secondo Scalafarotto, che il carcere novarese, «pur non avendo il problema delle strutture di grandi centri metropolitani, le sue condizioni siano comunque per certi versi drammatiche. Anche se dal punto di vista “aritmetico” il rapporto spazio – detenuti rispetta i criteri di legge, le condizioni dei reclusi sono difficili per mancanza di igiene, privacy e sicurezza».

Come intervenire? «Occorre un importante investimento in materia di edilizia carceraria; l’attuale maggioranza di Governo aumenta i reati e le pene ma deve pensare anche a spendere per migliorare le condizioni detentive. Così come devono migliorare tutti gli aspetti sanitari e le varie forme alternative per scontare le pene. Se vogliamo recuperare le persone non è rinchiudendole in posti come questo che risolviamo il problema».

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Luca Mattioli

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