Sentenza confermata in toto. La Corte d’Appello di Torino ha inflitto 15 anni e 4 mesi di reclusione, come il giudice di Novara più di un anno fa, al tunisino Sami Ben Allala, il quarantatreenne che domenica 23 aprile 2023 ha accoltellato durante una lite da strada il connazionale Ramzi Arfaoui, trentenne operaio abitante nel capoluogo.
A presentare appello era stata la difesa dell’imputato, che chiedeva l’assoluzione invocando la legittima difesa o almeno la derubricazione in omicidio preterintenzionale. Scontato il ricorso in Cassazione. I giudici hanno anche confermato la provvisionale di risarcimento pari a 50 mila euro per la moglie della vittima, ma il danno sarà poi liquidato in sede civile.
Si tratta del delitto avvenuto intorno alle 15 di quel 23 aprile davanti a un bar di via della Riotta nel rione di Sant’Agabio, nel contesto di una situazione di rivalità sentimentale risalente ai giorni precedenti. L’omicida aveva questioni in sospeso col fratello della vittima, che a suo dire aveva manifestato un eccessivo interesse sulla sua ex fidanzata, anche sui social.
Tutto questo aveva creato dei dissapori fra i due, con insulti e accuse reciproche, e l’incontro di quella domenica davanti era stato programmato proprio per chiarire. Ma dalle parole si era passati velocemente ai fatti. A un certo punto, nella lite, Ben Allala e Arfoui si erano fronteggiati: il primo aveva tirato fuori un coltello e aveva pugnalato l’altro vicino al cuore. Un solo colpo, che aveva provocato una grave emorragia interna. Ramzi, già in arresto cardiocircolatorio al momento dei soccorsi, era morto all’ospedale Maggiore in serata. La lama si era conficcata vicino al cuore provocando un’emorragia. L’arma era stata subito sequestrata dalla polizia. Infatti Sami Ben Allala era stato fermato praticamente nell’immediatezza: era scappato per le vie del rione ma raggiunto dalle Volanti. Non aveva opposto resistenza.
Per gli investigatori nessun dubbio sulle respirabilità. La rissa era avvenuta sotto gli occhi di decine di testimoni. L’arrestato aveva negato la volontà di uccidere e aveva parlato di un tentativo di difesa da un’aggressione.