«Inopportuna la diffusione dei video sulla caduta della funivia del Mottarone»

La procuratrice Bossi fa riferimento sia alla normativa, che vieta la pubblicazione di atti relativi alle indagini preliminari, sia alla sofferenza dei famigliari delle vittime che «non può e non deve essere ulteriormente acuita da iniziative come questa»

«Inopportuna la diffusione dei video sulla caduta della funivia del Mottarone». Lo ha scritto nero su bianco la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi in una nota ufficiale, diramata agli organi di informazione nel pomeriggio di ieri. Il magistrato fa riferimento sia alla sofferenza dei familiari delle vittime sia all’articolo del Codice penale che vieta la divulgazione di notizie relative alla fase preliminare delle indagini.

«Preciso che tali immagini, contenute in due file video, risultavano depositate, unitamente a tutti gli atti d’indagine, all’atto della richiesta di convalida di fermo e di applicazione della misura cautelare, con diritto degli indagati e dei rispettivi difensori di prenderne visione ed estrarne copia. Si tratta tuttavia di immagini di cui, ai sensi dell’art.114 comma 2 c.pp., è comunque vietata la pubblicazione, anche parziale, trattandosi di atti che, benché non più coperti da segreto in quanto noti agli indagati, sono relativi a procedimento in fase di indagini preliminari. Ma ancor più del dato normativo – precisa la procuratrice – mi preme sottolineare la assoluta inopportunità della pubblicazione di tali riprese».

Secondo Bossi l’aver messo a disposizione delle parti processuali tali atti non significa «autorizzare l’indiscriminata divulgazione del loro contenuto agli organi di informazione, soprattutto se vi sono immagini dal fortissimo impatto emotivo, oltretutto mai portate a conoscenza dei familiari delle vittime, la cui sofferenza non può e non deve essere ulteriormente acuita da iniziative come questa», conclude la procuratrice.

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

Condividi l'articolo

© 2020-2024 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Redazione

Redazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

«Inopportuna la diffusione dei video sulla caduta della funivia del Mottarone»

La procuratrice Bossi fa riferimento sia alla normativa, che vieta la pubblicazione di atti relativi alle indagini preliminari, sia alla sofferenza dei famigliari delle vittime che «non può e non deve essere ulteriormente acuita da iniziative come questa»

«Inopportuna la diffusione dei video sulla caduta della funivia del Mottarone». Lo ha scritto nero su bianco la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi in una nota ufficiale, diramata agli organi di informazione nel pomeriggio di ieri. Il magistrato fa riferimento sia alla sofferenza dei familiari delle vittime sia all'articolo del Codice penale che vieta la divulgazione di notizie relative alla fase preliminare delle indagini.

«Preciso che tali immagini, contenute in due file video, risultavano depositate, unitamente a tutti gli atti d'indagine, all'atto della richiesta di convalida di fermo e di applicazione della misura cautelare, con diritto degli indagati e dei rispettivi difensori di prenderne visione ed estrarne copia. Si tratta tuttavia di immagini di cui, ai sensi dell'art.114 comma 2 c.pp., è comunque vietata la pubblicazione, anche parziale, trattandosi di atti che, benché non più coperti da segreto in quanto noti agli indagati, sono relativi a procedimento in fase di indagini preliminari. Ma ancor più del dato normativo – precisa la procuratrice – mi preme sottolineare la assoluta inopportunità della pubblicazione di tali riprese».

Secondo Bossi l'aver messo a disposizione delle parti processuali tali atti non significa «autorizzare l'indiscriminata divulgazione del loro contenuto agli organi di informazione, soprattutto se vi sono immagini dal fortissimo impatto emotivo, oltretutto mai portate a conoscenza dei familiari delle vittime, la cui sofferenza non può e non deve essere ulteriormente acuita da iniziative come questa», conclude la procuratrice.