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Salario minimo e contrattazione

cianci

In questi giorni si fa un gran parlare di salario minimo fissato per legge, come nella proposta unitaria delle opposizioni, e contrattazione collettiva fra le parti sociali , aziende e sindacati, mettendole in alternativa come fa il Governo che vorrebbe privilegiare questa sul salario minimo legale. 

È vero che in ultima analisi la contrattazione collettiva è migliore di un salario stabilito dal centro : riguarda tutto e non solo il salario ma anche l’orario, l’inquadramento professionale, l’anzianita’ di servizio, eventuali premi e forme di welfare aziendale. 

La proposta di un salario minimo per legge però riguarderebbe solo quei lavoratori a cui oggi non si applica un contratto collettivo nazionale o aziendale e che quindi oggi prendono meno di 9 euro lordi all’ora: si calcolano due milioni e mezzo di lavoratori in questa condizione spesso troppo deboli anche per organizzarsi sindacalmente.

Bisogna però dire che questa improvvisa scoperta della contrattazione sindacale da parte del centrodestra appare molto insincera.

Non è solo questione che per anni il centrodestra ha demonizzato l’attività dei sindacati ma anche l’attuale Governo Meloni non ha voluto in questi mesi svolgere un ruolo di mediazione, di impulso, di sostegno proponendosi come mediatore soprattutto in quei rinnovi contrattuali che sono bloccati da anni a causa delle rigidità di tutte le parti ma, siamo onesti, soprattutto di quelle aziendali ed imprenditoriali.

Inoltre il Governo dovrebbe, per essere credibile nella sua opposizione al salario minimo legale introdurre una serie di incentivi ma anche di penalizzazioni fiscali per quelle aziende che non applicano o tardano molto a rinnovare i contratti collettivi mentre oggi tutto è affidato solo alla buona volontà delle parti. 

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Pier Luigi Tolardo

Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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