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Michela Murgia ha cinquant’anni e pochi mesi ancora , la cosa più bella che ha scritto è un romanzo importante dedicato ai Call Center, alla tanta gente precaria che ci ha vissuto , uno dei pochi romanzi Italiani dedicati ai lavoratori negli ultimi decenni.

Poi ha scritto, che abbia letto, “ Accabadora”: un romanzo che avrebbe potuto scrivere anche Grazia Deledda, uno squarcio nella cultura antica della Sardegna, intenso, duro, aspro ma anche tenero e magico.

E infine ho letto “ God Save the Queer”, un saggio teologico che ho trovato , al di là delle tesi espresse , un po’ forzato, tirato per i capelli , poco rigoroso anche se scritto in modo simpatico ed accattivante.

“ In cinquant’anni ho vissuto molte vite” ha detto ed è verissimo: insegnante di religione, operatrice di call center, venditrice porta a porta, scrittrice, editorialista, di grande successo, in Tv e poi anche promotrice di una lista indipendentista alle elezioni regionali della Sardegna che prese il 10% ma , a causa di una legge elettorale un po’ ingiusta, neanche un seggio.

Per questo non vuole sentire il distacco dalla vita, una vita piena e intensa, ricca e di successo per cui è grata alla vita e a Dio.

Ha fatto bene a parteciparci che sta morendo?

Non so, da una parte ha sentito di farlo e ha fatto bene: la vita è la sua come la dipartita, faceva bene anche a fare l’opposto se le faceva piacere.

Non se lo farei, se lo avrei fatto. Ora tutti a dire che gli dispiace molto, che le sono vicini, che pregano per lei. Molti sono sinceri, altri le avevano augurato più o meno quello che le sta accadendo, ma anche quelli sinceri possono stare bene per un attimo esprimendo un moto di pietà più o meno superficiale, pensando che potrebbe accadere anche loro? Forse ma intanto non accade e continuano come prima, loro, anch’io.

Tutto questo improvviso, imprevisto pietismo lo avrei sopportato? Avrei pensato che tutti da quel momento sarebbero stati più gentili con quello che scrivevo forse perché stavo morendo? Che nessuno avrebbe più polemizzato duramente con me solo per evitare di polemizzare con una moritura che non è mai mediaticamente bello?

Ci sarà pure chi in cuore suo gioirà ma non è questo il problema e comunque saranno pochi, molti di più quelli che si faranno belli dimostrando il loro dispiacere.

Comunque è andata così e lo ha detto: un po’ ci ha testimoniato la sua Fede e la ringrazio, un po’ ci ha preparato, un po’ si è confortata pure lei stessa dicendoselo e trovando conforto in tanta gente che l’hanno letta e seguita e ora vogliono esserle vicini anche ora.

Ora, spero solo che i medici possano essersi sbagliati, vorrei un miracolo, credo che accadano perfino quando non li chiedi, che la gente la massacri dicendo che si era inventato tutto, oppure che tutto rientri in una dimensione più intima, più normale ma anche quando si saranno spenti i riflettori senta lo stesso della gente che prega per Lei o solo la pensa e anche allora la Carezza del Nazzareno.

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Pier Luigi Tolardo

Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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