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Segno meno per l’industria manifatturiera nel secondo semestre

Ha fatto registrare un segno meno per l’industria manifatturiera novarese nel secondo trimestre 2020: tra aprile e giugno si è riscontrata una flessione sia della produzione, in discesa del -16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sia del fatturato, in calo del -16,3%. Rispetto alle altre aree piemontesi Novara si posiziona al quinto posto nella classifica decrescente delle performance provinciali relative sia alla produzione che al fatturato. Tutti i territori, pur con diversa intensità, evidenziano flessioni a due cifre, con un calo medio regionale che si attesta al -15,3% sia per la produzione che per il fatturato. L’indagine del II trimestre 2020 vede coinvolte nel Novarese 213 imprese, per un totale di oltre 10.200 addetti ed un fatturato superiore ai 3,5 miliardi di euro.

«Si tratta di risultati attesi, dal momento che il trimestre di riferimento include la fase  acuta del lockdown, segnata dalla chiusura e dal fermo di molte attività – ha commentato il presidente della Camera di Commercio di Novara Maurizio Comoli – I cali appaiono condivisi da imprese di ogni classe dimensionale e settore, ad eccezione dell’alimentare, con prospettive future segnate dall’incertezza».

Per quanto riguarda il credito, le imprese hanno indicato nei contributi pubblici a fondo perduto il principale strumento di liquidità. Da segnalare che l’Ente camerale ha esteso i termini di adesione al bando “Novara Restart” fino al 15 ottobre, con possibilità di presentare domanda integrativa per le richieste inferiori al massimale previsto, pari a 3.000 euro per ciascuna impresa.

Analizzando i vari settori, la diminuzione della produzione industriale, pari al -16%, è condivisa da tutti i principali comparti ad eccezione dell’alimentare, che si mantiene pressoché stabile. Appaiono, invece, in netta discesa le performance di tessile-abbigliamento (-33,4%), metalmeccanico (-23,4%) e chimica-gomma-plastica (-10,7%). Analogo il quadro dei risultati relativi al fatturato: rispetto al secondo trimestre 2019 il valore complessivo delle vendite evidenzia una flessione del -16,3%. Anche in questo caso il dato risente dei forti cali evidenziati da sistema moda (-37,9%), chimica-gomma-plastica (-22%), metalmeccanico (-15,5%, con le rubinetterie a -16,3%), cui si contrappone l’incremento messo a segno dall’alimentare (+4%).

Lo scenario del fatturato relativo ai mercati esteri appare caratterizzato da un calo ancora più generale: la diminuzione media si attesta infatti al -16,4% e discende dalle flessioni registrate da tutti i comparti, che vanno dal -6% dell’alimentare al -27,5% del tessile abbigliamento.

Per quanto riguarda la domanda, l’analisi evidenzia un calo sia delle commesse estere, in discesa del -22,2% rispetto all’anno precedente, sia di quelle interne, che diminuiscono del -18,6%. Dal punto di vista settoriale gli unici risultati favorevoli sono quelli messi a segno dall’alimentare sul fronte domestico (+1,9%) e su quello estero (+2,4%), mentre tutti gli altri comparti scontano un calo a due cifre degli ordinativi. 

I benefici sfruttati con maggior frequenza per sostenere la liquidità sono i contributi pubblici a fondo perduto (segnalati nel 37,8% dei casi), cui si aggiungono il credito bancario garantito da altri (35,7%), la cancellazione di saldo e acconto Irap (22,9%) e le moratorie (21,7%). Nel 27,5% dei casi le imprese hanno dichiarato  di non aver fatto ricorso a nessuno dei benefici indicati.    

Per quanto riguarda il rapporto con i propri fornitori, nel primo semestre l’85,8% delle imprese è riuscita a rispettare le scadenze dei pagamenti, mentre non è stato possibile per il 13,2% degli intervistati, ma solo l’1% ha sospeso i pagamenti.

Sul fronte clienti, invece, in oltre la metà dei casi non sempre hanno rispettato le scadenze dei pagamenti, arrivando nel 10,7% dei casi a sospenderli, mentre sono stati rispettati con puntualità per il 37,6% delle imprese.

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Luca Mattioli

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