Da una parte il racconto della ragazzina, che ha parlato di palpeggiamenti al seno e ai glutei in orario di lavoro, spesso con la scusa del capo di pulire i vestiti sporchi di farina. Dall’altra la versione dell’uomo, titolare di una pizzeria d’asporto di Novara per cui la giovane aveva trovato impiego per alcuni mesi, che ha ribattuto parlando di falsità, di scherzi goliardici senza alcun tipo di molestia. I giudici hanno creduto a lei, all’epoca dei fatti ancora minorenne. E hanno condannato D.G., quarantenne residente in città, a 6 anni e mezzo di carcere per violenza sessuale su minore. Una condanna quasi tre volte superiore a quella chiesta dalla procura, ovvero 2 anni e 4 mesi, cui si aggiungono le interdizioni legali e il risarcimento del danno per la vittima costituita a giudizio, 10 mila euro di provvisionale. Il legale dell’imputato, invece, aveva chiesto l’assoluzione sostenendo che non ci fossero prove di quanto accaduto.
In base a quanto emerso al processo, e alla denuncia della vittima alle forze dell’ordine, in tantissime occasioni il negoziante le toccava i fianchi, la palpeggiava, si strusciava. Succedeva sia quando erano da soli nella pizzeria d’asporto da lui gestita, visto che la studentessa arrivava un’ora prima rispetto ad altri colleghi addetti in particolare alle consegne a domicilio, sia in presenza di altri dipendenti, che, sentiti dagli investigatori, avevano poi confermato un clima eccessivamente scherzoso, con battute fastidiose e «toccatine» non gradite.0