Il “no” della città all’insediamento logistico di Pernate

Più di quattrocento persone hanno preso parte nel pomeriggio di oggi, sabato 1° aprile, alla manifestazione promossa dal “Comitato” della frazione pernatese. Iacopino e Fonzo: «Non ci vogliono ascoltare e allora urleremo di più. Il sindaco è come Attila. Dove passa lui non cresce un filo d'erba». Rossi: «La Regione adotti una pianificazione sovracomunale»

Una marea colorata contro l’insediamento logistico di Pernate. Tante bandiere (del Pd, del Movimento 5 Stelle, di associazioni ambientaliste e delle principali organizzazioni sindacali e non solo), cartelli anche ironici nei confronti del primo cittadino, slogan a altro ancora, ma nessun incidente, hanno accompagnato, nel pomeriggio di oggi, sabato 1° aprile, la manifestazione promossa dal “Comitato” della frazione novarese. Il ritrovo è avvenuto nei giardini di piazza Garibaldi, di fronte alla stazione ferroviaria, dove ai primi manifestanti si sono aggiunti quelli che con ogni mezzo provenivano da Pernate. Il corteo, divenuto via via più numeroso (alla fine i partecipanti sono stati più di quattrocento) ha sfilato lungo i corsi Garibaldi e Cavour per sostare brevemente davanti al Municipio e confluire in piazza Gramsci, alle spalle di Palazzo Cabrino.


Qui hanno preso la parola prima Claudio e Carlo Ferro del “Comitato per Pernate”, che hanno ringraziato i partecipanti, ma criticando l’amministrazione per una scelta «che non porterà alla creazione di nuovi posti di lavoro, ma piuttosto di nuovi poveri. Noi vogliamo portare avanti una sensibilizzazione nei confronti del consumo di suolo, dove Novara è purtroppo la prima città del Piemonte e se verrà realizzato questo insediamento saremo i primi in Italia. Noi vogliamo farci ascoltare da questa amministrazione, vuole procedere a colpi di sue delibere senza chiedere l’opinione dei cittadini. Il Piano regolatore, che prevedeva tutte queste cementificazioni, era impostato per una città di 150 mila abitanti, ma questo non si è avverato e non stiamo neppure recependo tutte le normative di tutela ambientale. E’ il momento di dire basta».


Hanno preso poi la parola i rappresentanti delle minoranze a Palazzo Cabrino: «E’ bello vedere tanta gente a tutela del nostro territorio – ha detto il “pentastellato” Mario Iacopino – Noi abbiamo unito le forze per contrastare questa politica scellerata della cementificazione selvaggia. Non ci hanno voluto ascoltare e allora dobbiamo urlare ancora di più. Continueremo a dare battaglia in Consiglio comunale. Questa sarà la prima delle iniziative».


«Non inizia qui e non finisce qui – ha aggiunto utilizzando diversi slogan il “dem” Nicola Fonzo – Per noi la lotta continua, anche se l’amministrazione continua dirci “no”, compresa la nostra richiesta di adeguarsi a quanto previsto dal Piano paesaggistico. Non ci sarà una seduta del Consiglio comunale dove non si parlerà di questo tema. Pernate deve rappresentare l’incubo per questa amministrazione , perché quello che stanno facendo è uno scempio. I pernatesi aprendo le finestre delle loro case oggi vedono prati e montagne; dopo vedranno solo capannoni. E non parliamo solo di Pernate, perché la logistica in questa città sta venendo fuori come funghi e dove non possono aprono supermercati. Canelli è come Attila. Dove passa lui non cresce un filo d’erba».


Fra la gente anche il senatore del Pd Enrico Borghi, che a Palazzo Madama ha presentato una interrogazione sulla vicenda, ma che si è detto piuttosto pessimista sul fatto che possa ottenere in tempi brevi una risposta («Questa maggioranza di destra sta svuotando il Parlamento»). Al suo fianco il segretario regionale “dem” Domenico Rossi: «Questa mobilitazione è un segnale che la giunta Canelli non può ignorare. Viviamo in un’epoca di crisi ecologica e parliamo di siccità già da febbraio. Non può esserci sviluppo senza cura dell’ambiente». Rossi ha poi parlato di sfida alla destra anche in Regione: «Il presidente Cirio e la sua amministrazione adottino una pianificazione sovracomunale che definisca dove va portato avanti lo sviluppo e dove l’ambiente non può essere sacrificato in nome degli interessi privati».

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Luca Mattioli

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