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Gozzano, Legionari di Cristo: presunte pressioni per omettere abusi sessuali. Ma i fatti sono prescritti

Sentenza di «non doversi procedere» chiesta dai pm di Milano al processo contro cinque ex vertici dei Legionari di Cristo: sono accusati di aver fatto pressioni sui genitori di un dodicenne vittima di abusi sessuali quando frequentava il seminario della congregazione a Gozzano, perché ritirassero la denuncia

Sentenza di «non doversi procedere» perché i reati contestati, estorsione e favoreggiamento a vario titolo, sono ormai prescritti. E’ stata chiesta dai pm di Milano al processo contro cinque ex vertici dei Legionari di Cristo: sono accusati di aver fatto pressioni sui genitori di un dodicenne vittima di abusi sessuali quando frequentava il seminario della congregazione a Gozzano, perché ritirassero la denuncia. All’epoca dei fatti, nel 2010, la struttura novarese era guidata da padre Vladimir Resendiz Gutierrez, già condannato in via definitiva a 6 anni e mezzo di carcere e ridotto allo stato laicale.

Al centro del secondo processo sulla vicenda ci sono due scritture private, sottoposte dagli imputati per la firma tra l’ottobre e il dicembre del 2013, e in base alle quali i familiari dell’allievo avrebbero dovuto tacere gli abusi in cambio di un pagamento di 15 mila euro. In caso contrario, come ha raccontato la stessa madre del ragazzo testimoniando in tribunale, avrebbero dovuto versare il doppio di quanto veniva loro offerto, ovvero 30 mila euro. «Siamo stati traditi, hanno tradito la nostra fiducia. Non abbiamo mai chiesto soldi a nessuno: sono stati loro a offrirceli per tacere, perché sapevano che c’erano delle difficoltà economiche nella nostra famiglia e che nostro figlio voleva andare a studiare all’estero», ha dichiarato la donna in una delle prime udienze.

La procura di Novara, ottenuto il giudizio per il rettore, aveva chiesto invece l’archiviazione per le imputazioni rimanenti, quelle che coinvolgevano gli altri vertici dei Legionari, ritenendo che non ci fossero prove sufficienti per andare a processo. C’era stata un’avocazione a Torino, su richiesta delle vittime, ma gli uffici della procura generale avevano ritenuto che i reati contestati fossero stati commessi nel capoluogo lombardo. Da qui l’invio degli atti a Milano.

L’altro giorno, nella sua requisitoria, la pm milanese Alessia Menegazzo ha fatto però presente che le accuse si sono ormai prescritte. Ha però anche chiesto che il giudice non assolva gli imputati nel merito. La sentenza fra un mese.

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