Giorno della Memoria: un totem e passeggiate «per ricordare qualcosa accaduto anche qui»

Questa mattina, venerdì 26 gennaio, nella centrale piazzetta Santa Caterina è stata scoperta una stele che illustra il significato della presenza nello spazio di due “pietre d'inciampo”, a ricordo di alcuni ebrei novaresi deportati nei campi di sterminio

Domani, 27 gennaio, ricorre il Giorno della Memoria e in questa circostanza le commemorazioni, nel rispetto anche del sabato ebraico, sono state anticipate di un giorno. Così questa mattina la ricorrenza a Novara ha voluto assumere un significato particolare. Nella centrale piazzetta Santa Caterina, dove due anni fa furono collocate due “pietre d’inciampo” a ricordo degli ebrei novaresi Amadio Jona e Giacomo Diena, deportati e uccisi nei campi di sterminio.

Un ricordo che deve essere tramandato soprattutto verso i più giovani. Attraverso la presenza sempre più incoraggiata di giovani. Stamattina sono intervenuti gli studenti della 2a K del liceo “Casorati” guidati dall’insegnante e presidente provinciale dell’Anpi Michela Cella, e quelli della 5a D del “Fauser” con il docente Giovanni Lavino. Ai ragazzi si è subito rivolto il prefetto Francesco Garsia aprendo gli interventi delle autorità: «Sono loro che devono essere sempre partecipi a queste commemorazioni, che poi ci spingono a una serie di riflessioni, oltre che al ricordo della tragedia della Shoah. Da qui il dovere di ricordare. Noi che siamo custodi di valori democratici abbiamo questo dovere, affiché simili episodi non si ripetano, proprio in un momento in cui sentimenti di antisemitismo sono ancora presenti nella società. La vigilanza deve essere massima».

Il prefetto e il sindaco Alessandro Canelli hanno poi ricordato come debba essere importante «un forte collegamento con il territorio, con quello che è successo qui. Ecco il significato di scoprire un “totem”, che fa seguito all’iniziativa delle “pietre d’inciampo” e che anticipa quello itinerante legato alle “passeggiate della Memoria”. Per far capire a tutti, ma in particolare ai ragazzi, che certi fatti sono accaduti anche qui». Le “passeggiate della Memoria” saranno, ha proseguito il primo cittadino, «qualcosa di innovativo e aperto a tutti, ma in particolare ai giovani. Un modo nuovo per continuare a tramandare questo ricordo».


«E’ importante ricordare – ha detto invece Mattia Busti, consigliere per Novara della Comunità ebraica interprovinciale di Vercelli – perché si tratta di fatti che hanno coinvolto non solo ebrei, ma cittadini novaresi. Le “pietre” vengono collocate nei luoghi dove per persone hanno potuto vivere il loro ultimo giorno di libertà, quindi assumono un significato molto forte. Una memoria che non deve esaurirsi in una giornata specifica, ma che deve prolungarsi tutto l’anno. Una memoria che deve essere collettiva, perché non riguarda unicamente chi apparteneva a una comunità religiosa ma a tutti quelli che hanno combattuto per la libertà».


Anna Cardano dell’Istituto storico della Resistenza ha illustrato infine le vicende che hanno riguardato la deportazione di novaresi ad Auschwitz. Proprio in piazza Santa Caterina, al civico 2, vive la famiglia di Amadio Jona e Giacomo Diena, rispettivamente zio materno e nipote. Il primo, nato ad Asti nel 1864, era arrivato all’ombra della Cupola nel 1891 per svolgervi la professione di orefice. Prima della fine del secolo venne raggiunto da Giacomo Diena che, dopo aver combattuto anche nella Prima guerra mondiale, trovò un impiego presso la Banca popolare. Entrambi furono arrestati il 19 settembre 1943, per poi essere deportati ad Auschwitz, a distanza di poche settimane per poi essere uccisi. Con loro sono state ricordate anche due altre vittime residenti a Novara: Sarah Bertie Kaatz, originaria di Breslavia (oggi in Polonia e conosciuta con il toponimo di Wroclaw ma sino al 1945 capoluogo della Slesia tedesca) e la belga Renate Henriette Citroen Levi. La prima risiedeva il viale Roma e la seconda in Rasario. Entrambe furono arrestate insieme a Jona e Diena, con i quali condivisero lo stesso tragico destino.

Leggi anche

Il racconto «dell’Angelo di Istanbul» tiene vivo il Giorno della memoria

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

Condividi l'articolo

© 2020-2024 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Luca Mattioli

Luca Mattioli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

Giorno della Memoria: un totem e passeggiate «per ricordare qualcosa accaduto anche qui»

Questa mattina, venerdì 26 gennaio, nella centrale piazzetta Santa Caterina è stata scoperta una stele che illustra il significato della presenza nello spazio di due “pietre d’inciampo”, a ricordo di alcuni ebrei novaresi deportati nei campi di sterminio

Domani, 27 gennaio, ricorre il Giorno della Memoria e in questa circostanza le commemorazioni, nel rispetto anche del sabato ebraico, sono state anticipate di un giorno. Così questa mattina la ricorrenza a Novara ha voluto assumere un significato particolare. Nella centrale piazzetta Santa Caterina, dove due anni fa furono collocate due “pietre d'inciampo” a ricordo degli ebrei novaresi Amadio Jona e Giacomo Diena, deportati e uccisi nei campi di sterminio.

Un ricordo che deve essere tramandato soprattutto verso i più giovani. Attraverso la presenza sempre più incoraggiata di giovani. Stamattina sono intervenuti gli studenti della 2a K del liceo “Casorati” guidati dall'insegnante e presidente provinciale dell'Anpi Michela Cella, e quelli della 5a D del “Fauser” con il docente Giovanni Lavino. Ai ragazzi si è subito rivolto il prefetto Francesco Garsia aprendo gli interventi delle autorità: «Sono loro che devono essere sempre partecipi a queste commemorazioni, che poi ci spingono a una serie di riflessioni, oltre che al ricordo della tragedia della Shoah. Da qui il dovere di ricordare. Noi che siamo custodi di valori democratici abbiamo questo dovere, affiché simili episodi non si ripetano, proprio in un momento in cui sentimenti di antisemitismo sono ancora presenti nella società. La vigilanza deve essere massima».

Il prefetto e il sindaco Alessandro Canelli hanno poi ricordato come debba essere importante «un forte collegamento con il territorio, con quello che è successo qui. Ecco il significato di scoprire un “totem”, che fa seguito all'iniziativa delle “pietre d'inciampo” e che anticipa quello itinerante legato alle “passeggiate della Memoria”. Per far capire a tutti, ma in particolare ai ragazzi, che certi fatti sono accaduti anche qui». Le “passeggiate della Memoria” saranno, ha proseguito il primo cittadino, «qualcosa di innovativo e aperto a tutti, ma in particolare ai giovani. Un modo nuovo per continuare a tramandare questo ricordo».


«E' importante ricordare – ha detto invece Mattia Busti, consigliere per Novara della Comunità ebraica interprovinciale di Vercelli – perché si tratta di fatti che hanno coinvolto non solo ebrei, ma cittadini novaresi. Le “pietre” vengono collocate nei luoghi dove per persone hanno potuto vivere il loro ultimo giorno di libertà, quindi assumono un significato molto forte. Una memoria che non deve esaurirsi in una giornata specifica, ma che deve prolungarsi tutto l'anno. Una memoria che deve essere collettiva, perché non riguarda unicamente chi apparteneva a una comunità religiosa ma a tutti quelli che hanno combattuto per la libertà».


Anna Cardano dell'Istituto storico della Resistenza ha illustrato infine le vicende che hanno riguardato la deportazione di novaresi ad Auschwitz. Proprio in piazza Santa Caterina, al civico 2, vive la famiglia di Amadio Jona e Giacomo Diena, rispettivamente zio materno e nipote. Il primo, nato ad Asti nel 1864, era arrivato all'ombra della Cupola nel 1891 per svolgervi la professione di orefice. Prima della fine del secolo venne raggiunto da Giacomo Diena che, dopo aver combattuto anche nella Prima guerra mondiale, trovò un impiego presso la Banca popolare. Entrambi furono arrestati il 19 settembre 1943, per poi essere deportati ad Auschwitz, a distanza di poche settimane per poi essere uccisi. Con loro sono state ricordate anche due altre vittime residenti a Novara: Sarah Bertie Kaatz, originaria di Breslavia (oggi in Polonia e conosciuta con il toponimo di Wroclaw ma sino al 1945 capoluogo della Slesia tedesca) e la belga Renate Henriette Citroen Levi. La prima risiedeva il viale Roma e la seconda in Rasario. Entrambe furono arrestate insieme a Jona e Diena, con i quali condivisero lo stesso tragico destino.

Leggi anche

Il racconto «dell’Angelo di Istanbul» tiene vivo il Giorno della memoria

© 2020-2024 La Voce di Novara
Riproduzione Riservata