Coronavirus, lo smart working e gli effetti positivi sull’ambiente

L’emergenza Coronavirus che sta preoccupando in modo serio l’Italia e il resto del mondo da circa una settimana ha portato con sé, oltre all’alternarsi di momenti di psicosi collettiva e dimostrazioni di grande solidarietà, importanti novità nel mondo del lavoro. Migliaia di cittadini, dopo le disposizioni delle Regioni e del Ministero della Salute, volte a contenere la diffusione del contagio tramite la chiusura dei principali luoghi di aggregazione e l’invito a limitare quanto più possibile ogni forma di socialità, hanno iniziato a sperimentare in modo concreto una nuova forma di lavoro: lo “smart working” o il cosiddetto “lavoro da casa”.

Come ogni novità è difficile dare un giudizio e capire se sia una strategia percorribile e sostenibile nel lungo termine. Ognuno si farà una propria idea in merito, coglierà i limiti e le opportunità di un lavoro a distanza. Sicuramente, in questo frangente è una risposta intelligente da parte di tutte quelle realtà e persone la cui voglia di tornare alla normalità delle proprie attività è più forte della noiosa polemica di chi invece è solo in grado di lamentarsi in una situazione delicata per il nostro paese. C’è un dato di fatto: lo smart working fa bene all’ambiente. Questo è uno dei principali vantaggi del lavoro a distanza, il quale ha permesso di ridurre notevolmente la concentrazione di sostanze inquinanti presenti nell’aria.

Come mostrano le immagini qui sopra, in seguito alle misure restrittive imposte per contenere il contagio, evitando lo spostamento verso il posto di lavoro, si riesce a ridurre l’impatto ambientale in modo consistente. A questo si aggiunge il miglioramento della viabilità, l’ottimizzazione del tempo e la possibile riduzione degli incidenti stradali. Insomma, un momento di crisi nazionale come quello che stiamo vivendo ci impone una riflessione su questo tema e ci insegna qualcosa: nelle difficoltà, c’è sempre la possibilità di reagire in modo costruttivo, di vedere il lato positivo nonostante il disagio e di riflettere sulle dinamiche della nostra società con lucidità.

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Giorgio Della Lucia

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L’emergenza Coronavirus che sta preoccupando in modo serio l’Italia e il resto del mondo da circa una settimana ha portato con sé, oltre all’alternarsi di momenti di psicosi collettiva e dimostrazioni di grande solidarietà, importanti novità nel mondo del lavoro. Migliaia di cittadini, dopo le disposizioni delle Regioni e del Ministero della Salute, volte a contenere la diffusione del contagio tramite la chiusura dei principali luoghi di aggregazione e l’invito a limitare quanto più possibile ogni forma di socialità, hanno iniziato a sperimentare in modo concreto una nuova forma di lavoro: lo “smart working” o il cosiddetto “lavoro da casa”. Come ogni novità è difficile dare un giudizio e capire se sia una strategia percorribile e sostenibile nel lungo termine. Ognuno si farà una propria idea in merito, coglierà i limiti e le opportunità di un lavoro a distanza. Sicuramente, in questo frangente è una risposta intelligente da parte di tutte quelle realtà e persone la cui voglia di tornare alla normalità delle proprie attività è più forte della noiosa polemica di chi invece è solo in grado di lamentarsi in una situazione delicata per il nostro paese. C’è un dato di fatto: lo smart working fa bene all’ambiente. Questo è uno dei principali vantaggi del lavoro a distanza, il quale ha permesso di ridurre notevolmente la concentrazione di sostanze inquinanti presenti nell’aria.

Come mostrano le immagini qui sopra, in seguito alle misure restrittive imposte per contenere il contagio, evitando lo spostamento verso il posto di lavoro, si riesce a ridurre l’impatto ambientale in modo consistente. A questo si aggiunge il miglioramento della viabilità, l’ottimizzazione del tempo e la possibile riduzione degli incidenti stradali. Insomma, un momento di crisi nazionale come quello che stiamo vivendo ci impone una riflessione su questo tema e ci insegna qualcosa: nelle difficoltà, c’è sempre la possibilità di reagire in modo costruttivo, di vedere il lato positivo nonostante il disagio e di riflettere sulle dinamiche della nostra società con lucidità.

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