Badante ruba gioielli all’anziana assistita, la famiglia la perdona e il processo si chiude

Un caso di fiducia tradita quello avvenuto nell’estate del 2022 in una abitazione dell’Ovest Ticino

Rubava gioielli e oggetti di valore durante l’orario di servizio. Ma alla fine non viene punita. I suoi datori di lavoro, la famiglia che l’aveva assunta come badante, decidono di “perdonarla” ritirando la denuncia e il tribunale, in quella vicenda, riconosce un furto “semplice” non più procedibile d’ufficio, anziché un più grave furto “in abitazione” che invece, almeno secondo il pm, avrebbe comportato una condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione e 607 auto di multa.

Un caso di fiducia tradita quello avvenuto nell’estate del 2022 in una abitazione dell’Ovest Ticino dove una famiglia ha scoperto che la propria collaboratrice domestica, assunta per assistere l’anziana madre, ne approfittava anche per allungare le mani.

Tutto è cominciato dopo che il figlio della pensionata ha risposto a un annuncio in cui la trentanovenne L.M. si proponeva come assistente a domicilio. Dopo poco tempo, però, la padrona di casa si è accorta che le mancavano dei gioielli. Fin dall’inizio i sospetti si sono concentrati sulla badante, l’unica persona che in quel periodo entrava in casa dell’anziana. In settembre il figlio della donna aveva contattato la collaboratrice domestica facendole presente gli ammanchi. Lei, dopo un primo momento di titubanza, aveva ammesso i fatti dicendosi pronta a restituire tutto. Tuttavia i gioielli non sono stati più riportati indietro e la badante era sparita dalla circolazione.

Dopo alcuni mesi, a novembre, il figlio della vittima l’ha incontrata in una pizzeria di Bellinzago. Ne era nata una discussione legata ai furti ed è stata la stessa L.M. a chiamare i carabinieri sostenendo di essere stata insultata pesantemente. All’arrivo dei militari è venuta allo scoperto la storia dei gioielli rubati. L’ex assistente a domicilio ha ammesso nuovamente il furto, motivato da una difficile situazione famigliare ed economica, ma ha aggiunto di non poter far più nulla perché i monili li aveva già portati a un compro oro. Da qui la denuncia. In tempi recenti, alla vigilia del processo, lo scontro si è ricomposto e i famigliari della pensionata hanno ritirato la denuncia.

E il giudice ha derubricato l’accusa in furto semplice, dichiarando il “non doversi procedere” per mancanza di querela: il furto in abitazione, reato molto grave, richiede che il ladro si introduca abusivamente in una casa, all’insaputa o contro la volontà dei proprietari. Non era così per l’imputata L.M., che in quella casa si trovava per svolgere una mansione del tutto lecita.

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Badante ruba gioielli all’anziana assistita, la famiglia la perdona e il processo si chiude

Un caso di fiducia tradita quello avvenuto nell’estate del 2022 in una abitazione dell’Ovest Ticino

Rubava gioielli e oggetti di valore durante l’orario di servizio. Ma alla fine non viene punita. I suoi datori di lavoro, la famiglia che l’aveva assunta come badante, decidono di “perdonarla” ritirando la denuncia e il tribunale, in quella vicenda, riconosce un furto “semplice” non più procedibile d’ufficio, anziché un più grave furto “in abitazione” che invece, almeno secondo il pm, avrebbe comportato una condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione e 607 auto di multa.

Un caso di fiducia tradita quello avvenuto nell’estate del 2022 in una abitazione dell’Ovest Ticino dove una famiglia ha scoperto che la propria collaboratrice domestica, assunta per assistere l’anziana madre, ne approfittava anche per allungare le mani.

Tutto è cominciato dopo che il figlio della pensionata ha risposto a un annuncio in cui la trentanovenne L.M. si proponeva come assistente a domicilio. Dopo poco tempo, però, la padrona di casa si è accorta che le mancavano dei gioielli. Fin dall’inizio i sospetti si sono concentrati sulla badante, l’unica persona che in quel periodo entrava in casa dell’anziana. In settembre il figlio della donna aveva contattato la collaboratrice domestica facendole presente gli ammanchi. Lei, dopo un primo momento di titubanza, aveva ammesso i fatti dicendosi pronta a restituire tutto. Tuttavia i gioielli non sono stati più riportati indietro e la badante era sparita dalla circolazione.

Dopo alcuni mesi, a novembre, il figlio della vittima l’ha incontrata in una pizzeria di Bellinzago. Ne era nata una discussione legata ai furti ed è stata la stessa L.M. a chiamare i carabinieri sostenendo di essere stata insultata pesantemente. All’arrivo dei militari è venuta allo scoperto la storia dei gioielli rubati. L’ex assistente a domicilio ha ammesso nuovamente il furto, motivato da una difficile situazione famigliare ed economica, ma ha aggiunto di non poter far più nulla perché i monili li aveva già portati a un compro oro. Da qui la denuncia. In tempi recenti, alla vigilia del processo, lo scontro si è ricomposto e i famigliari della pensionata hanno ritirato la denuncia.

E il giudice ha derubricato l’accusa in furto semplice, dichiarando il “non doversi procedere” per mancanza di querela: il furto in abitazione, reato molto grave, richiede che il ladro si introduca abusivamente in una casa, all’insaputa o contro la volontà dei proprietari. Non era così per l’imputata L.M., che in quella casa si trovava per svolgere una mansione del tutto lecita.

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