Resistenza agli agenti e danneggiamenti: 35enne piange in aula, su di lui pende l’espulsione

«Chiedo scusa per quello che ho fatto. Ho bisogno di aiuto e solidarietà, non sono un criminale». Sono le parole con cui alla direttissima in tribunale M.D., 35 anni, originario del Mali e domiciliato a Prarolo (Vc), si è detto dispiaciuto per il trambusto provocato a maggio in occasione di un controllo della polizia locale di Novara davanti al punto Snai di via San Francesco d’Assisi. Processato con rito abbreviato, è stato condannato a 6 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale, con la revoca di una precedente sospensione condizionale concessa a Vercelli.

Su di lui grava un ordine di espulsione firmato dal questore di Novara lo scorso 30 aprile, oltre a un foglio di via da Vercelli, città in cui lui si è ostinato ad andare nonostante i divieti. Unico irregolare fra un gruppo di immigrati controllati il giorno dei fatti vicino la stazione di Novara, aveva opposto resistenza a seguire gli agenti al comando, lanciando loro addosso la birra. Una volta arrivato negli uffici del comando, aveva dato in escandescenza cominciando a danneggiare gli arredi della cella di sicurezza, sradicando il lavandino del bagno, e poi togliendosi tutti i vestiti e urinando e defecando sia lì sia in questura, dove era stato portato per il fotosegnalamento.

In aula ha pianto, si è disperato, facendo presente di aver perso il lavoro e di non riuscire a spiegare il perché di quel raptus improvviso. Su di lui grava, ancor più pesante rispetto a tutti gli altri, il provvedimento amministrativo di allontanamento dall’Italia.

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Resistenza agli agenti e danneggiamenti: 35enne piange in aula, su di lui pende l’espulsione

«Chiedo scusa per quello che ho fatto. Ho bisogno di aiuto e solidarietà, non sono un criminale». Sono le parole con cui alla direttissima in tribunale M.D., 35 anni, originario del Mali e domiciliato a Prarolo (Vc), si è detto dispiaciuto per il trambusto provocato a maggio in occasione di un controllo della polizia locale di Novara davanti al punto Snai di via San Francesco d’Assisi. Processato con rito abbreviato, è stato condannato a 6 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale, con la revoca di una precedente sospensione condizionale concessa a Vercelli.

Su di lui grava un ordine di espulsione firmato dal questore di Novara lo scorso 30 aprile, oltre a un foglio di via da Vercelli, città in cui lui si è ostinato ad andare nonostante i divieti. Unico irregolare fra un gruppo di immigrati controllati il giorno dei fatti vicino la stazione di Novara, aveva opposto resistenza a seguire gli agenti al comando, lanciando loro addosso la birra. Una volta arrivato negli uffici del comando, aveva dato in escandescenza cominciando a danneggiare gli arredi della cella di sicurezza, sradicando il lavandino del bagno, e poi togliendosi tutti i vestiti e urinando e defecando sia lì sia in questura, dove era stato portato per il fotosegnalamento.

In aula ha pianto, si è disperato, facendo presente di aver perso il lavoro e di non riuscire a spiegare il perché di quel raptus improvviso. Su di lui grava, ancor più pesante rispetto a tutti gli altri, il provvedimento amministrativo di allontanamento dall’Italia.

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