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All’ombra della Cupola Anna e Maharram hanno coronato il loro sogno

Ucraina lei, azero lui, si sono sposati questa mattina a Palazzo Cabrino. Il loro matrimonio avrebbe dovuto svolgersi a Kharkiv ma lo scoppio della guerra ha infranto i loro propositi, trasformandoli in rifugiati. Testimoni sono stati il dirigente comunale Cortese e una volontaria del gruppo di padre Yuriy

Non un vero e proprio matrimonio di guerra, come ci è stato tramandato dai racconti di qualche anziano oppure nei filmati degli anni ’40 del secolo scorso, ma qualcosa di simile. Anna Bakalinska, ventenne ucraina, e Maharram Gasimov, azero di 23, sino a qualche mese fa vivevano in un quartiere di Kharkiv, città divenuta tristemente nota per essere stata il promo obiettivo dell’invasione militare russa. Qui si erano conosciuti e, tra la fine degli studi universitari e l’avvio di un’attività, avevano gettato le basi per un futuro insieme, arrivando già a consegnare i documenti per celebrare il matrimonio presso il locale Municipio. Lo scoppio della guerra ha infranto inizialmente le loro speranze, trasformandoli in rifugiati. Ma proprio in Italia e a Novara hanno trovato accoglienza e la possibilità di coronare il loro sogno d’amore. E questa mattina, giovedì 7 luglio, a unirli in matrimonio nella sala consiliare di Palazzo Cabrino è stato il sindaco di Novara Alessandro Canelli. Ai lati degli sposini due testimoni del tutto particolari: il dirigente comunale Paolo Cortese, che aveva coordinato l’accoglienza dei profughi subito dopo lo scoppio del conflitto, e Larysa Trachuk, una delle volontarie collaboratrici del gruppo coordinato da padre Yuriy Ivanyuta, punto di riferimento per la comunità ucraina all’ombra della Cupola.


Dopo aver lasciato Kharkiv colpita dalle prime bombe hanno avuto la possibilità di trasferirsi in Polonia, per poi raggiungere l’Italia e Novara, dove già vivono conoscenti. Sono stati inizialmente ospitati all’albergo Parmigiano e ora si trovano presso una cooperativa di corso Milano. Anna, possedendo i requisiti di rifugiato, ha già ottenuto il permesso di soggiorno; Maharram ancora no a causa della sua nazionalità di origine, anche se il matrimonio potrebbe accelerare l’iter. Alle loro spalle si sono lasciati poco o nulla: il loro quartiere è stato distrutto e diversi amici sono morti. La loro scelta a questo punto è quella di fermarsi in Italia, imparare in fretta la nostra lingua, cercare un lavoro e una casa per iniziare finalmente a vivere.

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Luca Mattioli

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