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Montipò e Lavazzi eccellenze sportive novaresi del Coni 2020

Giovedì sera nella suggestiva cornice del salone delle feste di Villa Cicogna a Trecate è tornata, dopo due anni di stop a causa della pandemia, la tradizionale manifestazione dedicata alla consegna delle benemerenze del Comitato olimpico nazionale

Serata di gala ieri sera, giovedì 24 novembre, a Trecate, Nella suggestiva cornice del salone delle feste di Villa Cicogna il Coni novarese ha finalmente premiato le sue eccellenze sportive del 2020. Sì, perché dopo due anni di stop a causa dell’emergenza pandemica, il tradizionale appuntamento ha potuto avere luogo. Il “gap” di ritardo – le “benemerenze” sono concesse ogni dodici mesi dal Comitato olimpico nazionale – sarà molto probabilmente colmato nei prossimi mesi, quando si conosceranno anche i premiato del ’21 e ’22 prima di poter ritornare a… regime forse già nel prossimo 2023.


Ritardi o meno, dopo una lunga passerella dedicata a società, dirigenti e atleti, l’attenzione maggiore è stata ovviamente dedicata ai due principali protagonisti: il portiere del Verona – ma novarese di nascita e di formazione calcistica – Lorenzo Montipò, premiato come “Atleta dell’anno”, ed Enrico Lavazzi, storico dirigente locale, al quale è andato il riconoscimento “Una vita per lo sport”.


«Ringrazio tutti per questo premio, che purtroppo o per fortuna festeggiamo solo adesso», ha detto l’estremo difensore gialloblu ricevendo il riconoscimento dal presidente del Coni piemontese Stefano Mossino, dalla delegata novarese Rosalba Fecchio e da Maria Chiara Viola, nipote di Guglielmo Radice, storica guida del Comitato olimpico locale del passato: «Da novarese è un piacere, mi fa molto felice – ha aggiunto – Spero che questo riconoscimento sia uno stimolo per il proseguimento della mia carriera».
Montipò, come si legge nella motivazione, è stato premiato “per l’impegno, la dedizione, la correttezza e la serietà dimostrate, che lo hanno portato ai massimi livelli del calcio italiano”. In un ruolo, quello di portiere, dove in passato la scuola italiana era conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, ma che oggi appare fortemente penalizzata da tanti “colleghi” stranieri presenti nel nostro massimo campionato, tanto da farlo apparire come un autentico “superstite”.


Prima di Montipò il riconoscimento “Una vita per lo sport” è stato consegnato a un uomo di… casa, il trecatese Enrico Lavazzi. Molto emozionato, al di di là di un’esperienza lunga sei sei decenni e che lo ha portato a ricoprire incarichi anche amministrativi nella sua città. Per “la passione – si legge nella motivazione – l’entusiasmo, la dedizione e le capacità gestionali che hanno permesso a molteplici generazioni di praticare e appassionarsi a diverse discipline sportive”: «Ringrazio la provvidenza – è riuscito a dire fra i tenti applausi – che mi ha dato la possibilità di avere tanti amici nelle istituzioni sportive. A loro dedico questo premio, oltre a tutti i collaboratori che mi hanno “sopportato” in tutti questi anni». Oltre che da Fecchio, Lavezzi ha ricevuto il premio dalle mani di un altro “insignito del passato” come Domenico Foti.

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Luca Mattioli

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