Analisi del voto novarese: Fratelli d’Italia super, cede la Lega, Pd sorride

Immancabili ripercussioni nella formazione della giunta Cirio (la cui civica è seconda in Piemonte). A Novara la vicesindaco Chiarelli, eletta in Regione, dovrà essere sostituita. Pesa la sconfitta dell'ormai ex sindaco di Galliate, il leghista Di Caprio.

Il voto 2024 novarese dice decisamente centrodestra, ma prende le forme di un forte scossone interno, con la Lega che cede ancora ed ora è testa a testa con Forza Italia per il secondo posto dell’alleanza (terzo a livello regionale per il successo della lista Cirio). Poi, naturalmente, ma questo è in linea con il dato regionale e nazionale, c’è il nuovo balzo di Fratelli d’Italia e la ripresina del Pd, oltre al cedimento dei Cinquestelle e alla Caporetto forse definitiva del Terzo Polo.

Il tutto, naturalmente, guardando con crescente preoccupazione al dato dell’affluenza, mai così bassa nemmeno da noi (58,4% per le europee).

Il voto 2024 a confronto

LEGA GIU’, CENTRODESTRA SU

Dunque la Lega, appena sopra Forza Italia (innestata da Noi Moderati) alle Europee, ma già subito sotto alle Regionali sommando i voti delle due forze centriste, a Novara così come in Regione. Questo influirà sulla formazione della Giunta regionale e potrebbe influire nel prossimo rimpasto al Comune di Novara (quanto meno va sostituita la vicesindaco Chiarelli, eletta con FdI a Torino, ma potrebbe non essere l’unico cambio). Si aggiungano la mancata rielezione regionale di Matteo Marnati (che potrebbe anche essere successivamente ripescato, ma il voto di domenica questo dice) ed anche la inattesa sconfitta del sindaco di Galliate, Claudiano Di Caprio, leghista, che nel maggior comune novarese con le amministrative, ha mancato la riconferma trascinando nella caduta le liste di sostegno (FdI 19,6% comunali e 31,2% europee, Lega 9,5%-11,4%, FI 5,7%-10,9%). A conferma che gli elettori scelgono guardando come e chi votare. Anche i numeri sono impietosi con la Lega, nel confronto con il passato recente: nel Novarese rispetto alle Politiche 2022 ha perso il -5,1%, per non dire che è diventata quasi un quarto dell’ultimo voto regionale (2019), quando aveva ottenuto un eclatante 42,9%.

Tuttavia il nostro territorio si riconferma ancor più di centrodestra, le cui liste registrano complessivamente un 56,9% alle europee e un 59,3% alle regionali (Politiche 2022 al 53%), senza contare che Cirio sfiora il 61% mentre nel 2019 era stato premiato con il 58,6.

A goderne di più è naturalmente Fratelli d’Italia, sotto la spinta della candidatura di Giorgia Meloni che fa record di preferenze: così è 35,1% alle europee, 34,8% alle regionali (con un dato di oltre 10 punti superiore a quello piemontese), percentuali che significano oltre il 5% in più su due anni fa e più del quadruplo del voto 2015 (7,5%).

Quanto a Forza Italia, sfruttando l’apporto di Noi Moderati (tuttavia minimo, guardando al voto regionale in cui sono andati da soli: 0,7%) è in sostanziale pareggio con i dati del quinquennio (ma in recupero di circa un punto sulle Politiche). E questo ora significa il testa a testa con il partito di Matteo Salvini, consolidando la posizione di Cirio e le richieste di assessorati.

Teta a testa per il terzo posto perché al quadro va aggiunta la Lista Cirio Presidente, formata da molti amministratori locali e giustamente fin dalla sua formazione temuta dagli “alleati”, a cui ha eroso una bella fetta di consensi. In particolare nel Cuneese, dove guida il centrodestra con il 22,9%, mentre in altre province è seconda della coalizione dietro FdI come ad Asti (18,6%), Biella (15,6%) e Torino (11,6%), così da risultare infine la seconda forza della maggioranza, con un bel peso di fedelissimi del presidente per la futura Giunta. Ben 5 i consiglieri eletti a Palazzo Lascaris, cioè uno in più dei 4 di Lega e dei 4 di Forza Italia, se per questi ultimi due si escludono i “promossi” con il “listino”, da cui erano stati esclusi nomi di riferimento di Cirio.

GLI ALTRI: SORRIDE (??) IL PD

Al di là del centrodestra c’è fino ad un quasi 40% di voti che oggi non possono rappresentare un’alternativa, sia per la consistenza che per la composizione. Tuttavia il Pd prova a sorridere perché anche nel Novarese ha rialzato la bandierina, insieme all’Alleanza Verdi-Sinistra in ripresa più vigorosa.

Per i democratici – seconda forza politica da noi come in Italia – c’è il traino europeo di nomi importanti come Cecilia Strada, ma anche quello locale di Mimmo Rossi, che ottiene il record novarese di preferenze nella riconferma a Palazzo Lascaris e vede il suo partito sulle schede verdi a quasi il 2% in più di voti rispetto a quelle grigie delle europee. Per altro i numeri del Pd dicono che è ben sopra il minimo di due anni fa e in linea con il voto regionale del 2015 (20,9% nel Novarese), ma anche che il voto per scegliere persone piemontesi è stato più premiante di quello “politico”: non per nulla il Pd fa 13 consiglieri a Torino, come FdI.

Le liste di centrosinistra insieme fanno il 30,1% (più di Pentenero, 29,1%), ma oggi l’altra costola effettiva può essere considerata solo l’Alleanza Verdi-Sinistra, che alle europee nel Novarese raddoppia i voti delle Politiche e di fatto li quadruplica sul 2015 quando Liberi Uguali Verdi prese l’1,4%. E a Palazzo Lascaris (grazie al 6,5% piemontese) porteranno 3 consiglieri come il Movimento 5 Stelle.

Questo significa, guardandolo ai Cinquestelle, che a loro non è andata bene, avviati su un ulteriore passo di ridimensionamento: oggi 7,2% nel Novarese alle europee (-1,4% sul dato politico del 2022), ma perdita dell’1,5% sul contemporaneo voto regionale, già crollato del -3,4% sull’analogo di 5 anni fa. Tendenza perfettamente registrata anche a livello piemontese, pur con un consenso maggiore.

Infine i due partiti che solo due anni fa si identificavano nel terzo polo centrista e alternativo alle due alleanze a destra e a sinistra (in provincia, considerando anche Più Europa, registrarono un complessivo 12,3%) ed oggi sono apparsi il risultato dello scontro insanabile fra Renzi e Calenda: un insuccesso totale e pesante che ha portato entrambe le formazioni a non raggiungere il fatidico 4% europeo nemmeno nel Novarese, con l’unica “soddisfazione” di vedere Stati Uniti d’Europa per il Piemonte guadagnare un consigliere a Palazzo Lascaris. Certo il risultato del 2,4% raggiunto (oltre un punto in meno di quello europeo) e l’assenza di Azione dalla competizione piemontese, fanno intendere che quell’elettorato è stato lasciato andare a dare contemporaneo consenso ad altre liste per le regionali, segnale forte di un futuro incerto e forse orientato allo scioglimento del progetto.

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Antonio Maio

Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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