Un episodio curioso ha animato la seduta del consiglio comunale di Novara di ieri, 28 luglio, dove è scoppiata una dura polemica a seguito della presentazione di un’interrogazione da parte del capogruppo di Fratelli d’Italia, Michele Ragno. Al centro della questione quattro multe ricevute da un cittadino disabile, padre del compagno di partito, Mauro Gigantino.
L’interrogazione non è nemmeno arrivata a essere discussa nel merito per l’assenza dell’assessore competente, ma tanto è bastato per scatenare l’opposizione. «Davvero dobbiamo discutere di un caso personale, per di più che coinvolge il padre di un consigliere comunale? – ha attaccato Nicola Fonzo, capogruppo del Partito Democratico –. Il consiglio non è un tribunale né un ufficio ricorsi. In tanti anni non ho mai visto nulla del genere: questa maggioranza colleziona primati negativi e oggi mi scandalizza il modo con cui viene gestita questa istituzione».
Una critica esplicita a quello che è stato percepito come un uso improprio del consiglio comunale per questioni di interesse personale o familiare. D’altronde, la coincidenza tra il soggetto dell’interrogazione (il padre di un consigliere di maggioranza) e il promotore (capogruppo dello stesso partito) non è sfuggita. Ragno ha difeso la sua iniziativa sostenendo di aver agito nel rispetto del regolamento: «Mi sono confrontato con la segretaria generale che mi ha confermato la correttezza formale dell’atto. Non si tratta di una causa privata, ma di un cittadino disabile, con regolare contrassegno, che ritiene di aver subito un’ingiustizia».
Ma è proprio questa sovrapposizione tra ruoli pubblici e interessi privati a destare più di una perplessità. Per l’opposizione, infatti, il problema non è la regolarità formale dell’interrogazione, quanto l’opportunità politica e istituzionale di utilizzare il consiglio per affrontare casi che, normalmente, seguono iter amministrativi diversi. Il presidente del consiglio, Edoardo Brustia, ha cercato di stemperare i toni, dichiarando: «È una questione a me estranea, non so su che basi venga detto che la presidenza ha delle responsabilità».
Dal canto suo, la segretaria generale, Pier Luisa Vimercati, ha chiarito che l’interrogazione, pur riferendosi a specifici verbali, solleva un problema di interesse generale sulle sanzioni elevate: «Non si può dire che non sia ammissibile ai sensi del regolamento».
In attesa che l’interrogazione venga effettivamente discussa con la presenza dell’assessore competente, resta la sensazione di uno scivolone istituzionale che rischia di alimentare l’idea di un consiglio comunale usato per regolare conti privati sotto la copertura della funzione pubblica.