Perchè non ci si può confessare on line

In questi giorni in cui non si può uscire di casa è impossibile confessarsi da un sacerdote o comunque molto difficile rispettando le distanze, eppure la Messa è possibile seguirla in Tv o su Internet anche se non si può così ricevere l’Eucarestia ma solo essere in comunione spirituale.

Ho provato a chiedere a molti sacerdoti, utilizzando un sito web in cui offrono i loro consiglio spirituali perchè la Chiesa non ammetta la Confessione on line. Il primo sacerdote a cui ho posto il quesito “Perché non ci si può confessare via e-mail? ” è Don Giorgio, prete giovane ma esperto di diritto canonico (la legge della Chiesa) e con un importante incarico nella sua Diocesi (presso il Vescovo), che mi ha risposto così: “Penso proprio che i tempi non sono maturi e non lo saranno mai! Poi si sta parlando di confessione, non di confidenze che si possono dire tramite via telematica!

Va bene che la Chiesa segue i tempi, ma non snaturiamo il grande Sacramento della Riconciliazione! Almeno lasciamolo come è stato istituito! Piuttosto cerchiamo di ricostruirlo nel proprio cuore….!

E penso che solo accostandosi a questo sacramento con grande umiltà e fiducia in Dio, possiamo sempre più riscoprirlo ed amarlo, dunque celebrarlo senza chat!”.
Un approccio che potremmo definire “conservatore”.

Veniamo a Padre Carlo che è un giovane frate, anche lui esperto di materie teologiche che risponde alla stessa domanda: “Beh, non è possibile confessare via e-mail perché i sacramenti non sono magia e la loro dignità comporta la presenza fisica dei soggetti che li ricevono.

Comunque per la confessione in articulo mortis (in “punto o grave pericolo di morte” n.d.r.) è discusso fra i teologi moralisti e i canonisti se si possa dare validamente l’assoluzione per telefono.

Ci mettiamo il cuore in pace pensando comunque che la forma e la materia dei sacramenti la decide soltanto la Chiesa, e così è deciso. Non ci sono credo altre spiegazioni.

Sono concetti che riecheggiano anche nelle parole di un altro prete giovane, insegnante di religione nelle scuole superiori, Don Marino: “Non sono un canonista di professione ma cerco di spiegare semplicemente: la confessione è un sacramento, i sacramenti sono segni efficaci della Grazia che suppongono la presenza fisica di un ministro (nel senso di chi li impartisce), di una forma e di una materia.

Se nel caso della confessione non vi è la presenza fisica del ministro (il prete), sarebbe come celebrare la Messa via telefono o battezzare via fax…..”

 

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Padre Attilio, è un sacerdote religioso che passa molto del suo tempo a confessare e mi aiuta a comprendere meglio quello che voleva dirmi Don Marino: “Occorre distinguere accuratamente il colloquio, lo scambio di idee, il confronto dal momento sacramentale costituito dalla Riconciliazione.

Ogni Sacramento richiede uno spessore di “materialità” perché così ha voluto il Signore. Come nell’Eucarestia si usa il pane e il vino, nella Cresima l’olio, così nella riconciliazione la materia è il ministro della Chiesa.

La via telematica rimane sempre una realtà un po’ artefatta ed asettica non solo a livello sacramentale, bensì allo stesso livello di scambio umano. Essa esige un “contatto fisico” che nessun strumento potrà mai sostituire. Nulla toglie che esso sia strumento validissimo per scambi di informazione, idee….”.

Don Piergiorgio invece, è un Parroco con un bel po’ di esperienza in questo lavoro (“pastorale”, direbbero i preti): “non voglio evadere la sua domanda importante (anche se non so quale sia davvero il suo problema) e le dirò la mia, a prescindere da quelle che sono le attuali disposizioni della Chiesa.

La confessione è un incontro con Dio e con la Comunità per la riconciliazione. Il sacerdote è il segno (se vuole molto fragile) sia dell’uno che dell’altra per cui telematicamente è difficile che avvenga tutto questo. Inoltre c’è un segreto confessionale: si potrà mantenere tramite questo mezzo meraviglioso che è l’e-mail?

E’ necessario che in ogni conversione ci sia un cammino vero di conversione. Chi lo verifica? Il computer? Per questi motivi (la veridicità del pentimento e della confessione, i segni sacramentali del perdono) secondo me è opportuno che questo sacramento si celebri con gioia all’interno di una confessione comunitaria con tanti fratelli ed un sacerdote non virtuale….”.

Il meno chiuso ad ipotesi di questo tipo, verso cui ci potrebbe essere una spinta più forte con la diffusione della videocomunicazione, con la banda larga della fibra ottica e dell’Adsl, o conlo smartphone è Don Antonello, sacerdote specializzato nei new media: è possibile che un giorno si possano usare tutti gli strumenti …..ma penso che la difficoltà più grande rimanga quella della confessione…..

Vorrei concludere dicendo che i sacerdoti a cui ho posto il quesito hanno detto semplicemente quella che è la dottrina attuale della Chiesa: me lo conferma Don Walter Ruspi, mio professore di religione ai tempi della scuola, uno dei maggiori responsabili della redazione dei Catechismi della Chiesa Cattolica italiana negli anni ’80,a cui lo chiesi anni fa sul suo cellulare: “il problema vero non è la segretezza, se vuoi potrebbe essere garantita da tecnologie sicure mentre in un confessionale si può sempre inserire una cimice, ma quello dell’umanità, della relazione personale che uno strumento non può surrogare, il modello è Gesù che guarisce con la mano, è Gesù che perdona alla donna del vangelo i suoi peccati”.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

Una risposta

  1. per me , soprattutto a una certa età (v. 82 anni) dovrebbe essere possibile sia perchè via mail si può arrivare a confessare con maggior sincerità i pensieri più reconditi, sia per le difficoltà oggettive relative alla deambulazione.
    D’altra parte le confessioni sono oggi MOLTO DELUDENTI: una lista di ammissioni di colpa senza alcun commento da parte del confessore che ti dà una frettolosa assoluzione e tutto finisce lì,
    Per una persona anziana si dovrebbe poi organizzare un “servizio a domicilio” se proprio è necessaria questa presenza, cosa che non è possibile per la situazione oggettiva relativa alla scarsità dei preti.
    Ancora più difficile è poi avere un padre spirituale che ti segue!!!
    Eppure siamo le persone, data l’esiguità della vita che ci resta, ad averne più bisogno! Data l’età si suppone forse che non siamo più peccatori? Che enorme sbaglio!

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Perchè non ci si può confessare on line

In questi giorni in cui non si può uscire di casa è impossibile confessarsi da un sacerdote o comunque molto difficile rispettando le distanze, eppure la Messa è possibile seguirla in Tv o su Internet anche se non si può così ricevere l’Eucarestia ma solo essere in comunione spirituale.

Ho provato a chiedere a molti sacerdoti, utilizzando un sito web in cui offrono i loro consiglio spirituali perchè la Chiesa non ammetta la Confessione on line. Il primo sacerdote a cui ho posto il quesito “Perché non ci si può confessare via e-mail? ” è Don Giorgio, prete giovane ma esperto di diritto canonico (la legge della Chiesa) e con un importante incarico nella sua Diocesi (presso il Vescovo), che mi ha risposto così: “Penso proprio che i tempi non sono maturi e non lo saranno mai! Poi si sta parlando di confessione, non di confidenze che si possono dire tramite via telematica!

Va bene che la Chiesa segue i tempi, ma non snaturiamo il grande Sacramento della Riconciliazione! Almeno lasciamolo come è stato istituito! Piuttosto cerchiamo di ricostruirlo nel proprio cuore….!

E penso che solo accostandosi a questo sacramento con grande umiltà e fiducia in Dio, possiamo sempre più riscoprirlo ed amarlo, dunque celebrarlo senza chat!”.
Un approccio che potremmo definire “conservatore”.

Veniamo a Padre Carlo che è un giovane frate, anche lui esperto di materie teologiche che risponde alla stessa domanda: “Beh, non è possibile confessare via e-mail perché i sacramenti non sono magia e la loro dignità comporta la presenza fisica dei soggetti che li ricevono.

Comunque per la confessione in articulo mortis (in “punto o grave pericolo di morte” n.d.r.) è discusso fra i teologi moralisti e i canonisti se si possa dare validamente l’assoluzione per telefono.

Ci mettiamo il cuore in pace pensando comunque che la forma e la materia dei sacramenti la decide soltanto la Chiesa, e così è deciso. Non ci sono credo altre spiegazioni.

Sono concetti che riecheggiano anche nelle parole di un altro prete giovane, insegnante di religione nelle scuole superiori, Don Marino: “Non sono un canonista di professione ma cerco di spiegare semplicemente: la confessione è un sacramento, i sacramenti sono segni efficaci della Grazia che suppongono la presenza fisica di un ministro (nel senso di chi li impartisce), di una forma e di una materia.

Se nel caso della confessione non vi è la presenza fisica del ministro (il prete), sarebbe come celebrare la Messa via telefono o battezzare via fax…..”

 

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Padre Attilio, è un sacerdote religioso che passa molto del suo tempo a confessare e mi aiuta a comprendere meglio quello che voleva dirmi Don Marino: “Occorre distinguere accuratamente il colloquio, lo scambio di idee, il confronto dal momento sacramentale costituito dalla Riconciliazione.

Ogni Sacramento richiede uno spessore di “materialità” perché così ha voluto il Signore. Come nell’Eucarestia si usa il pane e il vino, nella Cresima l’olio, così nella riconciliazione la materia è il ministro della Chiesa.

La via telematica rimane sempre una realtà un po’ artefatta ed asettica non solo a livello sacramentale, bensì allo stesso livello di scambio umano. Essa esige un “contatto fisico” che nessun strumento potrà mai sostituire. Nulla toglie che esso sia strumento validissimo per scambi di informazione, idee….”.

Don Piergiorgio invece, è un Parroco con un bel po’ di esperienza in questo lavoro (“pastorale”, direbbero i preti): “non voglio evadere la sua domanda importante (anche se non so quale sia davvero il suo problema) e le dirò la mia, a prescindere da quelle che sono le attuali disposizioni della Chiesa.

La confessione è un incontro con Dio e con la Comunità per la riconciliazione. Il sacerdote è il segno (se vuole molto fragile) sia dell’uno che dell’altra per cui telematicamente è difficile che avvenga tutto questo. Inoltre c’è un segreto confessionale: si potrà mantenere tramite questo mezzo meraviglioso che è l’e-mail?

E’ necessario che in ogni conversione ci sia un cammino vero di conversione. Chi lo verifica? Il computer? Per questi motivi (la veridicità del pentimento e della confessione, i segni sacramentali del perdono) secondo me è opportuno che questo sacramento si celebri con gioia all’interno di una confessione comunitaria con tanti fratelli ed un sacerdote non virtuale….”.

Il meno chiuso ad ipotesi di questo tipo, verso cui ci potrebbe essere una spinta più forte con la diffusione della videocomunicazione, con la banda larga della fibra ottica e dell’Adsl, o conlo smartphone è Don Antonello, sacerdote specializzato nei new media: è possibile che un giorno si possano usare tutti gli strumenti …..ma penso che la difficoltà più grande rimanga quella della confessione…..

Vorrei concludere dicendo che i sacerdoti a cui ho posto il quesito hanno detto semplicemente quella che è la dottrina attuale della Chiesa: me lo conferma Don Walter Ruspi, mio professore di religione ai tempi della scuola, uno dei maggiori responsabili della redazione dei Catechismi della Chiesa Cattolica italiana negli anni ’80,a cui lo chiesi anni fa sul suo cellulare: “il problema vero non è la segretezza, se vuoi potrebbe essere garantita da tecnologie sicure mentre in un confessionale si può sempre inserire una cimice, ma quello dell’umanità, della relazione personale che uno strumento non può surrogare, il modello è Gesù che guarisce con la mano, è Gesù che perdona alla donna del vangelo i suoi peccati”.

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Pier Luigi Tolardo

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