Edoardo Nesi, già imprenditore tessile di Prato e poi perfino deputato per una legislatura vinse qualche anno fa il Premio Strega con “Storie della mia gente“. Era un memoir, un libro a metà fra la narrativa e il saggio che raccontava la metaformosi del distretto del tessile di Prato, da leader nazionale della piccola impresa tessile con migliaia di piccoli imprenditori e decine di migliaia di operai alla sua desertificazione industriale ma anche umana e alla sua cinesizzazione fino a che anche lui non ha calato giù la serranda.

Nel suo ultimo libro: “L’ economia sentimentale“ Nesi riprende questo scavo nei cambiamenti dell’ economia e nei loro impatti sulla vita delle comunità e degli uomini a partire dal lockdown e della crisi economica e sociale indotta dalla pandemia.

Nesi intervista uomini dotti e semplici imprenditori tutti suoi amici per cercare di capire se si può intuire quale potrebbe essere il post-COVID e se si quale.

Intervista il macellaio suo amico che non ha mai lavorato così tanto come durante il lockdown da assumere perfino il cognato senza lavoro per dargli una mano.

Intervista suo fratello che fa il trading on Line, ora in Smart working che non ha mai guadagnato così tanto con le azioni.

Intervista però anche il suo migliore amico che con grande fatica, reinventandosi ogni giorno, era riuscito a non chiudere la sua fabbrica tessile, producendo tessuti per l’alta moda e ora, dopo aver preso i prestiti, dopo mesi aver visto pagare la Cig ai suoi operai, non è in grado di vedere il suo futuro se non ancora riuscendo a reinventarsi Moltissimo.

Colloquia al telefono con il suo amico Enrico Giovannini, già Presidente dell’Istat e Ministro del Lavoro, sociologo ed economista, che gli rivela che la crisi con le sue disuguaglianze era iniziata da molto prima del lockdown, che non si poteva andare avanti molto con un’economia insostenibile e che il futuro sarà molto nelle mani degli uomini se sapranno cambiare e non voler solo tornare a prima del diluvio.

Alla fine c’è sempre la figura del padre di Nesi, una figura la cui vita reale sottende tutto il libro.

Quel padre che con coraggio, sacrificio , lavoro, aveva ingrandito la fabbrica, la vitalità di suo padre, la sua allegria, la sua voglia di lavorare e divertirsi , di quanto gli manca, di quanto vorrebbe discutere di queste cose con lui.

Forse la risposta di quale futuro è molto nel passato, non nelle cose che non potranno tornare più tali e quali ma in un atteggiamento, in un approccio alla vita non rassegnato e già vinto, come quello del padre di Nesi.

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Pier Luigi Tolardo

Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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L’economia sentimentale

Edoardo Nesi, già imprenditore tessile di Prato e poi perfino deputato per una legislatura vinse qualche anno fa il Premio Strega con “Storie della mia gente“. Era un memoir, un libro a metà fra la narrativa e il saggio che raccontava la metaformosi del distretto del tessile di Prato, da leader nazionale della piccola impresa tessile con migliaia di piccoli imprenditori e decine di migliaia di operai alla sua desertificazione industriale ma anche umana e alla sua cinesizzazione fino a che anche lui non ha calato giù la serranda. Nel suo ultimo libro: “L’ economia sentimentale“ Nesi riprende questo scavo nei cambiamenti dell’ economia e nei loro impatti sulla vita delle comunità e degli uomini a partire dal lockdown e della crisi economica e sociale indotta dalla pandemia. Nesi intervista uomini dotti e semplici imprenditori tutti suoi amici per cercare di capire se si può intuire quale potrebbe essere il post-COVID e se si quale. Intervista il macellaio suo amico che non ha mai lavorato così tanto come durante il lockdown da assumere perfino il cognato senza lavoro per dargli una mano. Intervista suo fratello che fa il trading on Line, ora in Smart working che non ha mai guadagnato così tanto con le azioni. Intervista però anche il suo migliore amico che con grande fatica, reinventandosi ogni giorno, era riuscito a non chiudere la sua fabbrica tessile, producendo tessuti per l’alta moda e ora, dopo aver preso i prestiti, dopo mesi aver visto pagare la Cig ai suoi operai, non è in grado di vedere il suo futuro se non ancora riuscendo a reinventarsi Moltissimo. Colloquia al telefono con il suo amico Enrico Giovannini, già Presidente dell’Istat e Ministro del Lavoro, sociologo ed economista, che gli rivela che la crisi con le sue disuguaglianze era iniziata da molto prima del lockdown, che non si poteva andare avanti molto con un’economia insostenibile e che il futuro sarà molto nelle mani degli uomini se sapranno cambiare e non voler solo tornare a prima del diluvio. Alla fine c’è sempre la figura del padre di Nesi, una figura la cui vita reale sottende tutto il libro. Quel padre che con coraggio, sacrificio , lavoro, aveva ingrandito la fabbrica, la vitalità di suo padre, la sua allegria, la sua voglia di lavorare e divertirsi , di quanto gli manca, di quanto vorrebbe discutere di queste cose con lui. Forse la risposta di quale futuro è molto nel passato, non nelle cose che non potranno tornare più tali e quali ma in un atteggiamento, in un approccio alla vita non rassegnato e già vinto, come quello del padre di Nesi.

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