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4/5 maggio e altre considerazioni

E pensare che da ragazzino, hanno fatto di tutto perché che io ricordassi una data fondamentale della Storia, quella con la “S” maiuscola. Quella data era il 5 maggio. Avete letto bene il 5 maggio. Eh già perché quando andavo a scuola, secondo i libri di storia, una data da “mandare a memoria”, non era certo il 4 maggio, ma il 5 che, altro non era, che il giorno dell’ultima ora “dell’uomo fatale”, secondo le parole di un certo Alessandro Manzoni da Milano. Anche oggi, per dire la verità, “Dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Sicilia al Tanai, dall’uno all’altro mar…” No, non era Mr. Covid 19, ma Napoleone Buonaparte.

 

 

Si sa, però, che l’importanza delle date cambia al cambiare delle mitologie (positive o negative che siano). Per esempio anche i tifosi della Juventus celebrano e riconoscono, come festa nazionale, il 5 maggio e non il 4. Per la precisione il 5 maggio 2002, quando il galeone dell’avversaria di sempre, l’Internazionale Football Club, naufragò nel mare dell’Olimpico, affondata dalla “fregata” S.S. Lazio consegnando di fatto il piccolo scudo (lo scudetto), all’ammiraglia Juventus.

Di quel naufragio si ricordano le gesta poco eroiche del piangente ammiraglio Ronaldo. Ma ora ci tocca aspettare questo 4 maggio, il “Lockdown Day”, che metterà in libertà un certo numero di italiani mascherati. La vicenda era incominciata poco dopo il Carnevale, festa già nota nell’antichità per l’uso che le popolazioni facevano delle maschere, e che, visto il successo riscosso, si è pensato di prolungare fino a nuove disposizioni.

Con l’accezione inglese di “lockdown”, in realtà non ci si riferisce al carnevale e nemmeno a una pratica sado-maso, ma al “confinamento”. E così dopo il famoso Trattato di Schengen che prevedeva l’abbattimento dei confini europei, ci abbiamo ripensato e i “confinamenti” da nazionali sono diventati non solo regionali, ma addirittura provinciali. Io che provinciale sono sempre stato, non mi troverò poi così male.

Tornando ai virus, quelli che vivono nel web, si ricorderanno anche un altro 5 maggio, quello del 2000 , quando il micidiale “I love you” con l’altrettanto celebre allegato “Love-letter-for-you”, impestò i computer di mezzo mondo. Fu in quella occasione che venne coniato il termine di “virale” che tutti usano a sproposito anche per parlare del video di qualche adolescente idiota che fa (solitamente), cose altrettanto idiote. È comunque evidente che meglio un virus “virtuale” che uno “reale” ed è altrettanto evidente che chi vive qui dentro nel web corra meno pericoli di chi vive lì fuori nella cosiddetta “realtà” che altro non è che un ottimo surrogato del Web. O no?

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Mario Grella

Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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