L’elezione a papa del cardinale Prevost che, già nelle sue prime parole dalla loggia delle benedizioni, si è definito “figlio di Agostino“, ha richiamato l’attenzione su questo immigrato africano a Milano nei primi secoli del cristianesimo, sepolto a Pavia. La sua figura è sempre moderna: si tratta di un cristiano battezzato da adulto dopo una giovinezza libertina e libera, diventato prete e vescovo dopo aver avuto una compagna e un figlio.
Un intellettuale comunque non disponibile ad accettare la religione, in quel tempo nuova come il cristianesimo, in modo acritico e senza mettere in gioco la razionalità ma anche il sentimento, in un rapporto personale con la propria coscienza e in dialogo con i suoi contemporanei.
Agostino è il grande scopritore della coscienza interiore e nello stesso tempo dell’inconscio che ci condiziona come molti secoli dopo avrebbe indagato Freud.
Insomma Agostino con le sue Confessioni, primo testo di autobiografia intellettuale e non solo é un nostro contemporaneo che davanti alla Fede si pone fuori da conformismo e imposizioni, vuole capire e scegliere in prima persona.
Agostino poi passerà la seconda parte della sua vita a difendere la Chiesa dalle eresie che la vogliono ridurre ad un umanesimo senza apertura al sovrannaturale e dalle accuse di aver indebolito l’Impero Romano con la sua dottrina pacifiste e non violenta.
Siamo ai tempi di Agostino verso il crepuscolo di un grande, grandissimo Impero ma quanti Imperi oggi si stanno sgretolando, non vogliono accettarlo e vogliono tacitare o controllare la Chiesa.
Leone XIV citerà spesso e volentieri Sant’Agostino e sarà interessante riprendere a leggerlo e a conoscerlo .