C’è una domanda che guida il lavoro di ventisei studenti dell’ultimo anno del corso di Architettura, ambiente, costruito e interni del Politecnico di Milano: come ridare nuova vita alla Casa del Balilla di Trecate? Costruita tra il 1934 e il 1936 su progetto di Luigi Moretti, allora capo dell’ufficio tecnico dell’Opera Nazionale Balilla, la struttura rappresenta un raro esempio di architettura moderna nel novarese.
«Moretti immaginò un edificio che unisse sport, educazione e disciplina: una “macchina tipologica” dove propaganda e formazione si intrecciavano, pensata per educare la gioventù laddove la famiglia, secondo la retorica del regime, era considerata insufficiente» spiega Luigi Spinelli, professore associato in Progettazione architettonica, che aggiunge «con la caduta del fascismo, la Casa passò al comune e nel corso dei decenni ha conosciuto destini diversi: da scuola elementare a contenitore di attività sportive e culturali. Oggi ospita corsi di musica, karate, arrampicata e una gipsoteca, ma il suo potenziale resta in gran parte inespresso».
A partire da questo patrimonio, insieme alla collega Valeria Pracchi, professoressa ordinaria di Restauro, hanno proposto agli studenti del loro laboratorio di progettazione e restauro di immaginare nuovi scenari di riuso, capaci di dialogare con la storia e con le esigenze contemporanee del territorio. «È un edificio che racconta la modernità italiana – spiega Spinelli – ma che può tornare a essere un punto di riferimento per la comunità, se reinterpretato con sensibilità e immaginazione».
Dopo i sei progetti presentati lo scorso anno, anche quest’anno il laboratorio ha prodotto sei nuove visioni per il futuro di questa struttura, che i professori e gli studenti si augurano di poter presentare in una mostra aperta alla cittadinanza. Le proposte spaziano da un mercato consortile agroalimentare a un teatro di comunità, da un centro di formazione linguistica e artigianale con laboratori pubblici, fino a una distilleria urbana, un hub dedicato allo sport e alla disabilità, e un centro di ricerca e innovazione sui materiali sostenibili, sviluppato anche in collaborazione con realtà del territorio.
Ogni gruppo – composto da studenti come Matteo, Riccardo, Giulia, Giovanni, Lorenzo e Samuele – ha unito l’analisi del contesto e delle trasformazioni urbane di Trecate a riflessioni sulla funzione sociale dell’architettura. Temi come la collaborazione con il territorio e le necessità della cittadinanza emergono in molti progetti, segno di una generazione che guarda alla rigenerazione urbana non solo come riuso, ma come occasione di inclusione e di coesione sociale. Dai racconti dei loro progetti emergono le sensibilità di futuri professionisti che guardano alla città come uno spazio capace di trasformarsi in base alle esigenze del nostro tempo.
Più che un esercizio accademico, il lavoro degli studenti è un vero laboratorio sulla città: ogni progetto nasce da uno studio approfondito del territorio e prova a immaginare come uno spazio possa tornare a essere utile, vissuto, condiviso. Un’esperienza che incarna a pieno lo spirito della terza missione, capace di mettere in relazione università e comunità, conoscenza e territorio. In questo senso la mostra con i progetti degli studenti potrebbe essere l’occasione, per invitare i cittadini di Trecate a immaginare insieme il futuro della loro Casa del Balilla.















