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Un murale per salutare la fine della Poliomielite in Africa

Lo scorso 25 agosto l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato ufficialmente debellata la poliomielite dal continente africano. La celebrazione questo “successo” dal punto di vista medico viene salutata con lo slogan “Never stop fighting”, ossia “Non smettere di combattere”: una vera e propria esortazione a proseguire nella lotta sino a quando questa malattia non sarà completamente cancellata dall’intero pianeta.

Il Rotary Club San Gaudenzio di Novara ha dunque pensato di offrire il suo contributo dal punto di vista della sensibilizzazione lanciando il progetto per la realizzazione di un murale sfruttando uno dei muri perimetrali dell’autostazione della Sun, che ha aderito all’iniziativa insieme al Comune di Novara.

 

La superficie che sarà artisticamente “decorata” da un gruppo di writers e street artist novaresi, il cui lavoro è iniziato nella mattinata di mercoledì 21 ottobre, si sviluppa per una quarantina di metri in lunghezza e 2,5 di altezza, tanto da ipotizzare che alla fine possa risultare il più grande o fra i più grandi a livello europeo. Il soggetto, non a caso intitolato “End Polio Now”, riguarderà appunto gli sforzi compiuti per debellare la malattia. Il tutto il puro “stile writers”, con scritte e colori vivaci.

All’informale cerimonia della prima… “pennellata” (in realtà rappresentata unicamente dalla stesura di un bianco preparatorio) sono intervenuti, per il Rotary la presidente Laura Ubezio con Riccardo Barbieri e Stefano Rabozzi, anche loro del club; in rappresentanza del Comune il vicesindaco Franco Caressa con l’assessore Elisabetta Franzoni e l’amministratore unico di Sun Gaetanino D’Aurea.

Un’iniziativa, è stato detto tra l’altro da Caressa, «che avviene in un momento decisamente particolare, che ci vede impegnati in una lotta altrettanto dura come quella contro il Covid». L’augurio, condiviso da tutti i presenti, è quello che si possa magari un giorno «dedicare un’altra opera di questo genere per “salutare” il termine della pandemia».

Pur trovandosi in una zona apparentemente decentrata, la collocazione di questo lavoro è in realtà fruibile da tanti, in un luogo di grande passaggio. Una scelta che vuole andare incontro anche agli stessi giovani artisti, sempre in difficoltà nella ricerca di spazi dove poter rappresentare la loro creatività.

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Luca Mattioli

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