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«Se il mio cliente viene estradato rischia la vita. È una questione politica non di diritto»

L'avvocato Alessio Cerniglia racconta la storia del suo assistito originario dell'Azerbaigian, arrestato dalla Polizia stradale al casello di Novara Est. Della vicenda si sta interessando anche Amnesty

«Ci sono serie possibilità che il mio cliente possa essere estradato nel suo Paese di origine e in quel caso verrebbe condannato a morte». A parlare è Alessio Cerniglia, legale di Eldar Safarov, di professionae autotrasportatore in diversi Paesi dell’Unione Europea, originario dell’Azerbaigian ma residente in Repubblica Ceca. Lo scorso 21 marzo è stato arrestato dalla Polizia stradale al casello di Novara Est durante un controllo amministrativo del camion: dalle verifiche effettuate risultava che sulla testa di Safarov pendeva un mandato di cattura internazionale risalente al 2004 a seguito di una condanna pronunciata dallo Stato dell’Azerbaigian per appropriazione indebita di circa 12 mila dollari trattenuti in maniera illecita nell’ambito di rapporti professionali che l’uomo avrebbe intrattenuto con l’ambasciata americana. Una sentenza, secondo Cerniglia, ottenuta in modo non garantista.

«Contro l’estradizione in Azerbaijan il camionista ha già ottenuto due sentenze favorevoli» spiega il legale che sta assistendo Safarov in Italia, detenuto nel carcere di Novara e che questa mattina, 28 marzo, sarà davanti alla Corte di Appello di Torino, competente in materia di estradizioni, per l’udienza di convalida dell’arresto. Sulla vicenda l’avvocato ha anche inviato una lettera al ministro della Giustizia per scongiurare l’estradizione e interessato la sezione locale di Amnesty.

«Le sentenze favorevoli sono state pronunciate dal tribunale di Praga nel 2010 e da quello di Budapest nel 2022 – prosegue Cerniglia -. Quest’ultimo ha riconosciuto l’applicabilità al suo caso dell’articolo10 della Convenzione Europea di estradizione che dispone che se il reato o la pena sono prescritti in uno dei due Paesi non si possa dare luogo all’estradizione, disponendone l’immediata rimessione in libertà. È noto che il governo dell’Azerbaigian sia di fatto una dittatura e il mio cliente appartiene alla minoranza cristiana ortodossa malvista dal regime. Safarov chiede di poter tornare in Repubblica Ceca dove vive con la moglie malata, inabile al lavoro, e due figli di 26 e 24 attualmente studenti all’università e il suo è l’unico stipendio. Se venisse trattenuto in carcere, perderebbe il lavoro, ma se venisse estradato rischierebbe la vita. È una questione politica non di diritto».

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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