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Progetto Aconcagua, perché i ragazzi «vivano la malattia nella normalità»

Presentata l'iniziativa, promossa congiuntamente dalla Fondazione Edo ed Elvio Tempia Onlus di Biella, dalla Fondazione Agnelli di Torino e dall'Ugi (Unione genitori italiani) di Novara, che vuole sostenere l'offerta formativa a distanza per ragazzi impossibilitati a frequentare le lezioni

Un progetto che parte da lontano, come il suo nome. Aconcagua è infatti una montagna situata in territorio argentino, lungo la Cordigliera delle Ande, che con i suoi 6.961 metri di altezza rappresenta il rilievo più alto del continente nord e sud americano e dell’intero emisfero australe.


Oggi Aconcagua è anche un progetto partito da lontano, anche temporalmente. Affonda le sue radici prima della pandemia, come ha ricordato il presidente della Sezione di Novara dell’Ugi (Unione genitori italiani), Andrea Locarni, aprendo la serie di interventi durante la presentazione dell’iniziativa, sabato 14 ottobre all’Arengo del Broletto.


I contenuti sono stati illustrati dai rappresentanti delle due fondazioni – la Edo ed Elvio Tempia Onlus di Biella e la Agnelli di Torino, rispettivamente Pietro Presti e Marco Gioannini – che lo sostengono, insieme appunto all’Ugi. Le finalità sono quella di offrire un concreto aiuto a studenti delle scuole secondarie affetti da particolari patologie – soprattutto, ma non esclusivamente di natura oncologica – e impossibilitati a seguire in presenza l’attività didattica quotidiana. Grazie alle risorse offerte dalla moderna tecnologia si vuole pertando offrire ai giovani pazienti la possibilità di mantenere con gli insegnanti e con i compagni un rapporto continuativo e regolare, superando il rischio di isolamento relazionale e sociale causato dalla malattia. Il tutto finalizzato a ottenere un beneficio sia scolastico che psicologico.


Beneficiari saranno ragazzi malati del Piemonte Orientale che hanno come punto di riferimento la sanità pediatrica dell’Ospedale Maggiore di Novara. I contenuti più strettamente medici sono stati illustrati da Maria Eleonora Basso, già responsabile del reparto di Oncoematologia pediatrica nel nosocomio cittadino e oggi direttrice di Pediatria a Savigliano, nel Cuneese, mentre è stata ricordata la collaborazione offerta dall’Ufficio scolastico regionale.


Oltre alle risorse messe a disposizione dalle due fondazioni è stata aperta un’ulteriore raccolta attraverso lo strumento del fund raising. Intanto Aconcagua è diventato anche un documentario, grazie al lavoro svolto dal regista e operatore Alessandro Beltrame, che inizialmente ha seguito una spedizione guidata proprio da Presti sulla montagna delle Ande, poi ha effettuato riprese all’ospedale Maggiore e al Regina Margherita di Torino (dove l’iniziativa è già stata sperimentata con successo nel 2015) per tradurre in immagini i contenuti dell’intero progetto. Ne è nato un interessante video proiettato in questa occasione anche a Novara.


La consigliera comunale Maria Cristina Stangalini, intervenuta per portare i saluti del sindaco Alessandro Canelli e dell’amministrazione cittadina, nelle sua vesti di presidente della VII Commissione (Servizi sociali ma anche Sanità pubblica), ha infine espresso il desiderio che l’iniziativa possa approdare e suscitare l’interesse anche di Palazzo Cabrino. Ne se parlerà magari in sede di Commissione. Intanto si vuole portare all’attenzione del maggior numero di persone possibile l’esistenza di un progetto che mira ad aiutare tanti ragazzi meno fortunati, perché, come ha detto Locarni, «nella lotta contro la malattia la vera cura è quella di vivere il più possibile la normalità».

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Luca Mattioli

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