È arrivato a Novara con il tono pacato che lo contraddistingue, ma anche con la fermezza di chi non ha paura di dire ciò che pensa. Patrick Zaki, ospite della prima festa di Alleanza Verdi–Sinistra, ha parlato davanti a un pubblico attento e partecipe, toccando anche uno dei temi più delicati e drammatici del momento: la guerra a Gaza e le prospettive di pace.
Davanti ai presenti, Zaki è stato netto nel giudizio sul piano di pace proposto da Donald Trump per la Striscia di Gaza, definendolo senza mezzi termini “una trappola”. «Non si può parlare di pace – ha spiegato – quando si impongono condizioni a chi è già vittima di un’occupazione e di un conflitto che dura da decenni».
Il suo intervento, come spesso accade, non si è limitato alla denuncia ma ha cercato di aprire una riflessione più ampia sul ruolo della comunità internazionale. Secondo l’attivista egiziano, molte potenze occidentali, compresa l’Europa, si nascondono dietro dichiarazioni di principio, senza però mettere in campo azioni concrete per fermare le violenze e tutelare i civili. Così come una critica è arrivata ad alcuni paesi arabi che «mettono al primo posto gli interessi economici anziché la stabilità della regione».
Il suo messaggio è arrivato chiaro: difendere i diritti umani non può essere una battaglia a compartimenti stagni. «Quando si lotta per la libertà, lo si fa ovunque — in Egitto, in Palestina, in Europa. È una battaglia unica, che ci riguarda tutti» ha dichiarato, perché, come ha ricordato lui stesso, «la pace non può essere una parola usata per nascondere la verità: dev’essere il frutto della giustizia, del rispetto e della libertà».