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Omicidio del vicino di casa, l’assassino seminfermo di mente chiede l’abbreviato

È Lorenzo Rivani, sessantatreenne in carcere per aver ucciso il vicino di casa Caf Nikaj, 59 anni, domestico di un pensionato residente nel rione di Santa Rita

Ha scelto di essere processato con giudizio abbreviato Lorenzo Rivani, il sessantatreenne in carcere per aver ucciso il vicino di casa Caf Nikaj, 59 anni, domestico di un pensionato residente nel rione di Santa Rita. Con il rito alternativo, possibile perché l’imputazione è omicidio senza quelle aggravanti che fanno scattare l’ergastolo come pena massima, in caso di condanna potrà beneficiare dello sconto di un terzo. Un ulteriore sconto, fino a un terzo, è poi legato al fatto che in fase di indagine un perito nominato dal tribunale l’ha dichiarato parzialmente incapace di intendere e volere al momento dei fatti. La discussione e la sentenza sono state fissate a fine settembre. Contro l’uomo si sono costituiti parte civile la moglie e i figli della vittima.

Si tratta del delitto avvenuto per strada il 17 luglio dello scorso anno. A conclusione delle indagini, condotte dalla polizia, è stato accertato che il giorno dei fatti vittima e assassino si sono incrociati in via Valsesia, vicino al loro condominio dove abitano entrambi. Nikaj è stato colpito due volte con un grosso coltello, alla panca e nella zona lombare. Due fendenti violenti e particolarmente profondi: nonostante il tentativo di chiedere aiuto ai passanti, è morto in ospedale mentre i medici cercavano di rianimarlo. A fare da movente dell’accoltellamento, secondo quanto sostenuto da Rivani nel suo interrogatorio, un rapporto di vicinato teso da settimane. In pratica lui in precedenza aveva denunciato due furti avvenuti nel suo appartamento e aveva indicato alla polizia, come possibile sospetto, un parente dell’albanese che vedeva sempre davanti al palazzo. Siccome la famiglia dell’albanese, scoperta la circostanza, lo guardava spesso con aria minacciosa, aveva deciso di girare armato di coltello, per difendersi in caso di aggressione.

Secondo la psichiatra che ha svolto la consulenza, Rivani non è una persona «socialmente pericolosa» e può partecipare coscientemente al processo. E’ affetto da un «disturbo delirante di tipo persecutorio» che ha compromesso in parte la sua capacità di intendere e volere.

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