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Minaccia il debitore di droga finito in ospedale per un mix di coca e alcol: condannato

tribunale il caldo
Un 35enne di origine albanese abitante a Novara, è stato condannato a 2 anni e 3 mesi di reclusione per tentata estorsione

Vende a un quarantenne della «Novara bene» alcune dosi di cocaina, che quest’ultimo consuma insieme all’alcol in un mix quasi letale che lo fa ricoverare con un codice rosso, e visti i ritardi nei pagamenti minaccia di morte l’acquirente e anche la sorella, che da Torino viene ad accudire il familiare in ospedale. Per quella fornitura di droga risalente a un po’ di anni fa, E.D. 35enne di origine albanese abitante a Novara, è stato condannato a 2 anni e 3 mesi di reclusione per tentata estorsione. E’ stato invece dichiarato prescritto il reato di spaccio.

In base a quanto emerso nel corso del processo, il 28 marzo 2015 l’imputato aveva dato 9 grammi di cocaina a un conoscente. La droga non era stata pagata completamente perché il compratore non aveva con sé contanti sufficienti. Ma soprattutto perché, una volta rientrato a casa, il quarantenne aveva avuto un arresto cardiaco ed era stato portato in ospedale. «Aveva passato fuori la notte – ha detto un’amica, sua coinquilina dell’epoca, in tribunale – e so che aveva comprato droga da “Donald”, così si faceva chiamare l’albanese, perché lui chiese i soldi anche a me. Ricevetti vari messaggi». Donald, identificato poi in E.D., aveva preso di mira anche la sorella del suo debitore: «Se non paghi per lui ti spacco la testa e ti brucio la casa», si legge nei messaggi. E non era finita qui: «Ti apro in due, ti smonto, quando esci vi faccio fuori tutte e due», avrebbe scritto ancora l’imputato. Nelle telefonate successive la pretesa di 100 euro per estinguere del tutto il credito vantato. «Alla fine abbiamo pagato – ha raccontato la sorella della vittima – ma siamo andati a fare denuncia. Mio fratello ha rischiato di morire: è stato salvato per miracolo». Una volta dimesso, il novarese aveva indicato alla polizia il responsabile delle estorsioni.

L’imputato era già stato condannato una prima volta nel 2019 ma poi la Corte d’Appello aveva annullato la sentenza rimandando gli atti a Novara, accogliendo un’istanza del difensore che sottolineava come non c’era prova che il suo assistito fosse a conoscenza del processo.

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Redazione

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