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L’ex sindaco Ballaré: «La logistica in città? È auspicabile aprire un dibattito»

L'ex primo cittadino non ha cambiato idea rispetto al progetto concepito durante la sua amministrazione: «Con il fiorire di tutti questi capannoni ci troviamo di fronte a un Far West. Chi oggi governa guardi un po' oltre il suo mandato»

Non ci ha messo tempo Andrea Ballaré per tornare a far sentire la sua voce. Uscito da Palazzo Cabrino per non essersi ricandidato in occasione delle elezioni amministrative dello scorso anno, l’ex primo cittadino, a pochi giorni dall’annuncio dalla sua uscita dal Pd per approdare al Terzo Polo o, se si preferisce, in Azione (poco conta visto che tanto il partito di Carlo Calenda quanto quello di Matteo Renzi sono ormai in procinto di unire definitivamente le loro forze), ha voluto offrire anche al nostro giornale una sua riflessione personale in tema della logistica. Partendo da quello che era stato concepito nel corso della sua amministrazione, per arrivare a quanto è poi stato “portato a casa” dal suo successore Alessandro Canelli. Se questa sua “esternazione” (la prima dopo tempo) voglia rappresentare di fatto un suo rientro attivo nella politica cittadina è presto per dirlo. Sta di fatto che l’ex esponente “dem” non ha mancato di far sentire una voce che, seppure misurata nei toni, da tempo manca nelle fila dell’opposizione di Palazzo Cabrino.


A diversi anni di distanza Ballaré continua a ritenere «importante il ruolo della logistica per l’economia del nostro territorio». Nello specifico erano state individuate due azioni: «Il sostegno del Cim attraverso un suo sviluppo verso Galliate e la creazione del cosiddetto “Polo di Agnognate”, un’area di un mione di metri quadrati che non avrebbero creato problemi alla città sotto il profilo ambientale, urbanistico e della viabilità».


Come andarono le cose tutti lo sanno. Il progetto venne aspramente criticato tanto dall’allora minoranza (oggi al governo della città) quanto da una parte della stessa maggioranza (quella più a sinistra) che sosteneva la giunta Ballaré. Il risultato che il “Polo” si ridusse a un quinto (200 mila metri quadrati), quello poi licenziato dall’amministrazione Canelli, ma per l’ex sindaco da quel momento «Novara e il suo territorio circostante hanno finito per trasformarsi in un vero e proprio Far West. Un po’ ovunque sono sorti capannoni: in città, a Sant’Agabio e nella zona di corso Vercelli, come nei comuni limitrofi di Trecate, San Pietro Mosezzo, Cameri, Caltignaga e anche Casalvolone. Il tutto con una serie di criticità dovuta alla mancanza di pianificazione urbanistica sovracomunale», con ogni piccolo centro in piena competizione con il vicino. Ecco perché «sono convinto ancora che la nostra idea originaria sarebbe stata la soluzione migliore. Al di là di tutto questo, però, la mia idea è quella di lanciare un segnale, onesto e consapevole, affinché in città su questo tema si arrivi a un dibattito partecipato da tutte le forze sociali. Chi amministra – ha concluso – sarebbe il caso che provasse a guardare, dal punto di vista temporale, un po’ più in là del suo mandato».

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Luca Mattioli

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