Il sindaco Canelli: «Rsa in crisi, chiediamo aiuto alla Regione»

Il Covid ha messo in ginocchio le case di riposo, non solo dal punto di vista umano e sociale a causa del numero esponenziale dei decessi di questi mesi, ma anche da quello economico: meno entrate e aumento notevole dei costi di gestione.

Una situazione molto grave che sulla città di Novara ha colpito, in modo particolare, l’istituto De Pagave: ex Ipab, ora azienda pubblica dei servizi alla persona sotto la diretta sorveglianza della Regione, ha una capienza di 200 ospiti per 140 operatori sanitari e ora conta poco più di 130 anziani. Risparmiato durante la seconda pandemia grazie a un rigido piano di sicurezza anti Covid, durante i mesi di marzo e aprile la maggior parte di ospiti e personale era risultato posivito.

Per il De Pagave si parla di una perdita intorno agli 800 mila euro. Ed è per questo motivo che il sindaco din Novara Alessandro Canelli ha chiesto l’aiuto della Regione: «Dal punto di vista epidemiologico – ha detto ieri durante la diretta Facebook – la situazione nelle Rsa è a fasi alterne, ci sono miglioramenti e peggioramenti; una situazione che, con ogni probabilità, è destinata a perdurare per tutta la stagione invernale. Sulla città di Novara, sono sette le case di riposo per anziani: sei sono private, una, il De Pagave, pubblica. Tutte queste realtà hanno avuto contraccolpi economici fortemente negativi: decessi e liste d’attesa bloccate in quanto non è possibile accogliere nuovi ospiti se ce ne sono di positivi, dunque meno introiti ma costi sempre maggiori. Per questo motivo, abbiamo chiesto aiuto alla Regione: le Rsa non sono solo imprese, c’è tutta una ricaduta sociale anche sugli operatori, che sono molti, e a cui devono essere pagati gli stipendi. Nei prossimi giorni incontremo il governatore Cirio per capire come affrontare la situazione allo scopo di diminuire le tensioni economiche su queste strutture».

 

 

Sul tema specifico del De Pagave, la minoranza consigliare del Pd ha presentato un’interrogazione: «Il 30 settembre sono scaduti gli incarichi del direttore sanitario e del vice direttore sanitario – dicono i consiglieri -. Vogliamo capire da quella data chi sta svolgendo i due ruoli e come il Comune ha intenzione di procedere in questa situazione emergenziale dal punto di vista sanitario».

Anche il vice presidente della Commissione sanità in Regione Domenico Rossi si è interessato della questione: «Non siamo di fronte a singole strutture in crisi. E’ l’intero sistema a essere in crisi a causa dei costi sostenuti per il Covid e per i mancati nuovi ingressi. Un comparto importante che oggi necessita di ristori per le spese straordinarie cui sta andando incontro e di risorse economiche per garantire servizi e occupazione come sta avvenendo in altre regioni. Per le onlus, inoltre, c’è un altro elemento che le mette in crisi, in quanto la giunta le ha escluse dalla Dgr che prevede i ristori per i dispositivi di protezione. Abbiamo più volte sollecitato la modifica dell’atto regionale così come, insieme alle associazioni di categoria del settore e ai sindacati, da settimane chiediamo un intervento della Regione per evitare che alla crisi sanitaria si sommi una crisi sociale e occupazionale».

Una situazione diffusa, dunque, che coinvolge anche la città di Verbania tanto che il sindaco, Silvia Marchionini, ha scritto a Cirio per rendere note le difficoltà economiche della casa di riposto Maurizio Muller, ex Ipab, che ha richiesto la trasformazione in azienda pubblica di servizi alla persona: «Come noto, su di esse gravano, a parità di servizi erogati, maggiori costi nella gestione amministrativa e sul personale rispetto alle strutture private oltre alla mancata possibilità di attivare alcuna forma di ammortizzatori sociali – spiega Marchionini -. La struttura ha superato indenne la prima ondata della pandemia, ma è stata colpita dalla seconda. La chiusura dei servizi diurni, l’impossibilità di garantire la piena occupazione dei posti letto, i maggiori oneri da sostenere disegnano un quadro estremamente preoccupante per il prossimo futuro, che si sostanzia sin d’ora nell’impossibilità per la casa di riposo di approvare il bilancio di previsione per il 2021 in quanto non vi è pareggio fra le entrate e le spese, e non è possibile far conto su un avanzo di amministrazione da utilizzare nel prossimo esercizio. Un’eventuale chiusura della struttura avrebbe un impatto severissimo sulla dittà ed è un rischio che deve essere assolutamente scongiurato. Per questo motivo, abbiamo chiesto al governatore un intervento immediato preservando sia su Verbania, che tutto il Piemonte, un importante presidio di assistenza pubblica alle fragilità».

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Il sindaco Canelli: «Rsa in crisi, chiediamo aiuto alla Regione»

Il Covid ha messo in ginocchio le case di riposo, non solo dal punto di vista umano e sociale a causa del numero esponenziale dei decessi di questi mesi, ma anche da quello economico: meno entrate e aumento notevole dei costi di gestione. Una situazione molto grave che sulla città di Novara ha colpito, in modo particolare, l'istituto De Pagave: ex Ipab, ora azienda pubblica dei servizi alla persona sotto la diretta sorveglianza della Regione, ha una capienza di 200 ospiti per 140 operatori sanitari e ora conta poco più di 130 anziani. Risparmiato durante la seconda pandemia grazie a un rigido piano di sicurezza anti Covid, durante i mesi di marzo e aprile la maggior parte di ospiti e personale era risultato posivito. Per il De Pagave si parla di una perdita intorno agli 800 mila euro. Ed è per questo motivo che il sindaco din Novara Alessandro Canelli ha chiesto l'aiuto della Regione: «Dal punto di vista epidemiologico - ha detto ieri durante la diretta Facebook - la situazione nelle Rsa è a fasi alterne, ci sono miglioramenti e peggioramenti; una situazione che, con ogni probabilità, è destinata a perdurare per tutta la stagione invernale. Sulla città di Novara, sono sette le case di riposo per anziani: sei sono private, una, il De Pagave, pubblica. Tutte queste realtà hanno avuto contraccolpi economici fortemente negativi: decessi e liste d'attesa bloccate in quanto non è possibile accogliere nuovi ospiti se ce ne sono di positivi, dunque meno introiti ma costi sempre maggiori. Per questo motivo, abbiamo chiesto aiuto alla Regione: le Rsa non sono solo imprese, c'è tutta una ricaduta sociale anche sugli operatori, che sono molti, e a cui devono essere pagati gli stipendi. Nei prossimi giorni incontremo il governatore Cirio per capire come affrontare la situazione allo scopo di diminuire le tensioni economiche su queste strutture».     Sul tema specifico del De Pagave, la minoranza consigliare del Pd ha presentato un'interrogazione: «Il 30 settembre sono scaduti gli incarichi del direttore sanitario e del vice direttore sanitario - dicono i consiglieri -. Vogliamo capire da quella data chi sta svolgendo i due ruoli e come il Comune ha intenzione di procedere in questa situazione emergenziale dal punto di vista sanitario». Anche il vice presidente della Commissione sanità in Regione Domenico Rossi si è interessato della questione: «Non siamo di fronte a singole strutture in crisi. E’ l’intero sistema a essere in crisi a causa dei costi sostenuti per il Covid e per i mancati nuovi ingressi. Un comparto importante che oggi necessita di ristori per le spese straordinarie cui sta andando incontro e di risorse economiche per garantire servizi e occupazione come sta avvenendo in altre regioni. Per le onlus, inoltre, c’è un altro elemento che le mette in crisi, in quanto la giunta le ha escluse dalla Dgr che prevede i ristori per i dispositivi di protezione. Abbiamo più volte sollecitato la modifica dell’atto regionale così come, insieme alle associazioni di categoria del settore e ai sindacati, da settimane chiediamo un intervento della Regione per evitare che alla crisi sanitaria si sommi una crisi sociale e occupazionale». Una situazione diffusa, dunque, che coinvolge anche la città di Verbania tanto che il sindaco, Silvia Marchionini, ha scritto a Cirio per rendere note le difficoltà economiche della casa di riposto Maurizio Muller, ex Ipab, che ha richiesto la trasformazione in azienda pubblica di servizi alla persona: «Come noto, su di esse gravano, a parità di servizi erogati, maggiori costi nella gestione amministrativa e sul personale rispetto alle strutture private oltre alla mancata possibilità di attivare alcuna forma di ammortizzatori sociali - spiega Marchionini -. La struttura ha superato indenne la prima ondata della pandemia, ma è stata colpita dalla seconda. La chiusura dei servizi diurni, l'impossibilità di garantire la piena occupazione dei posti letto, i maggiori oneri da sostenere disegnano un quadro estremamente preoccupante per il prossimo futuro, che si sostanzia sin d'ora nell'impossibilità per la casa di riposo di approvare il bilancio di previsione per il 2021 in quanto non vi è pareggio fra le entrate e le spese, e non è possibile far conto su un avanzo di amministrazione da utilizzare nel prossimo esercizio. Un'eventuale chiusura della struttura avrebbe un impatto severissimo sulla dittà ed è un rischio che deve essere assolutamente scongiurato. Per questo motivo, abbiamo chiesto al governatore un intervento immediato preservando sia su Verbania, che tutto il Piemonte, un importante presidio di assistenza pubblica alle fragilità».

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