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Non è importante di che colore sia il gatto

Novara per l'Ucraina: il concerto di Rock for life è andato in scena al Coccia

Io i “Queen” li detesto proprio, non è una semplice antipatia, è proprio disprezzo. Non chiedetemi il motivo, ma riassumendo li trovo “commerciali”, melensi, banali, ecc. ecc. E’ noto che non sia un grande appassionato di musica “leggera” (termine che poi non significa molto), ho amato in una stagione della mia vita il rock, quello vero, e il rock dei “Queen” non è rock, è una imitazione annacquata del rock. Però tutte le regole hanno la loro eccezione e così, ieri sera, ho necessariamente dovuto farla un’eccezione e farla per una buona causa che si chiama Ucraina. E così, trascinato da mia moglie e da amici vari, ho partecipato (da spettatore s’intende), al concerto organizzato da “For Life Onlus” e dall’inarrestabile Prof. Alessandro Carriero che, dell’aiuto a chi sta male, sembra proprio aver fatto una ragione di vita. Sul palco del Teatro Coccia, alla fine pieno come un uovo (finalmente) si sono esibiti “The Chauffeur” dell’amico Marco Bozzola con la loro pop music elegante e raffinata e una cosiddetta tribute band, i “Queen on Five”, interamente dedita a celebrare la musica della band britannica.

E’ da tempi ormai immemori che si dice “che la musica sia una potente arma contro la guerra” ed io naturalmente non ci credo, altrimenti con tutta questa musica in circolazione, di guerre non ce ne sarebbero. Ma si sa che in queste circostanze un po’ di retorica e di autoconvincimento, sono necessarie. E se non sarà certo la musica a fermare i cannoni, è certo la musica ad unire le coscienze, almeno in certe circostanze e su alcuni principi non derogabili della convivenza umana come la civile convivenza tra i popoli. E giovedì sera, nella “bomboniera” del Coccia, è stato bello vedere che i novaresi, non sono solo quelle persone invelenite che si leggono sui social commentare con sarcasmo le notizie terribili provenienti dall’Ucraina, ma ritrovare una città unita per una causa sacrosanta: aiutare le persone in fuga dalla guerra.

A quel punto è stato anche bello che a cantare non ci fossero professionisti della musica, ma un gruppo di amici che, occorre dirlo, se la sono cavata piuttosto bene,( e che poi Freddie Mercury fosse credibile o meno può passare anche in secondo piano) poiché “se si tratta di prendere il topo poco conta di che colore sia il gatto”, e il topo è stato un bel gruzzolo di quindicimila euro destinati alle persone in difficoltà provenienti dall’Ucraina. L’immagine del teatro intero che sventola bandierine ucraine, mentre sul palco i musicisti, tutti insieme, intonano “Hey Jude” darà, oltre ad un’ottima immagine della città, anche un po’ di coraggio ai nostri amici ucraini e li farà sentire, speriamo, meno soli.

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Mario Grella

Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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