La Cupola di Novara avrà un affresco? Il dibattito è aperto

Presentato il progetto sull'opera temporanea dell'artista Gian Maria Tosatti. Chi è a favore e chi è contro

Un affresco sulla parte apicale della Cupola di Novara. Questo il tema dell’incontro avvenuto lo scorso 2 maggio all’Arengo del Broletto tra l’amministrazione comunale, Rest Art, Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio delle Province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e l’Ordine degli Archietti P.P.C delle Province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola.

Un intervento che vedrebbe l’opera dell’artista internazionale Gian Maria Tosatti prendere vita grazie a un’eventuale partecipazione al bando PAC (Piano per l’Arte Contemporanea) del Ministero della Cultura. Presenti all’incontro, oltre a Tosatti, la soprintendente Michela Palazzo, Paolo Beltarre della Fabbrica Lapidea della Basilica di San Gaudenzio, l’architetto e professore della Cornell University, Sean Anderson e il sindaco Alessandro Canelli. L’opera in progetto avrebbe, senza dubbio, un forte impatto su un monumento che è simbolo della città di Novara motivo per cui il consigliere Beltarre nel corso dell’incontro ha sollevato dubbi e perplessità sulla reale necessità di un affresco in un contesto già completo nella sua bellezza. Il sindaco Canelli, dal canto suo, ha invece mostrato un atteggiamento di apertura nei confronti della proposta dell’artista sottolineando la necessità di un’attenta valutazione tecnica e comunitaria.

«Rappresentando la categoria di professionisti che annovera tra i suoi illustri predecessori proprio Alessandro Antonelli – ha dichiarato in seguito Lucia Ferraris presidente dell’Ordine degli Architetti P.P.C delle Province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola, assente all’incontro – ritengo che il dialogo – in ogni sua forma – tra un bene architettonico e culturale qual è la Cupola di San Gaudenzio e una città che è in continua trasformazione, sia decisivo per accrescere la dimensione intellettuale di entrambi. Naturalmente, l’abituale accessibilità al bene – sotto forma di visite guidate o della quotidiana partecipazione liturgica – è linfa vitale per nutrirne la conoscenza e radicarne l’esistenza all’interno dell’identità locale, ma credo anche che azioni eccezionali possano contribuire a esaltarne lo straordinario valore culturale. La contaminazione con l’arte contemporanea è senz’altro una tra le tante opportunità con le quali ci si può confrontare: basti pensare, per esempio, alla lunghissima e dirompente sperimentazione artistica di Christo e Jeanne Claude le cui opere temporanee, a partire dagli anni Settanta, hanno lasciato tracce culturali indelebili, sebbene immateriali».

«Ritengo quindi molto costruttivo il dibattito avvenuto come continuazione del processo partecipativo cui l’Ordine degli Architetti – ha concluso Ferraris – insieme ad associazioni, comitati e altri soggetti che a vario titolo hanno a cuore il futuro della città – prende parte ormai da anni con l’obiettivo di promuovere la riqualificazione del nucleo storico e soprattutto dell’opera antonelliana, attraverso esperienze innovative che racchiudono competenze elevate, conoscenze approfondite e voci appassionate».

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Paolo Pavone

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