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Gioco d’azzardo patologico, il 29% del Piemonte è sul territorio novarese

Gioco d’azzardo patologico: un trend, sul territorio novarese, che dal 2008 è in costante crescita. Ad affermarlo è la dottoressa Caterina Raimondi, referente dell’ambulatorio del gioco d’azzardo patologico del dipartimento di Patologia delle dipendenze Asl. Dal 2008, da quando c’è il servizio i numeri si sono raddoppiati: «Nonostante le campagne di sensibilizzazione e i diversi periodi i numeri sono aumentati e  a oggi le persone che hanno usufruito del servizio sono in tutto 526, un numero altissimo pensando al totale del Piemonte che è di circa 1.800 persone segnalate. E’ un dato che ci dice che il problema Ludopatia è purtroppo ampiamente diffuso, dall’altro che sono tante le persone che scelgono di chiedere aiuto».

 

 

Come è stato il periodo di lockdown?
Particolare, anche se non è possibile con i numeri che abbiamo rapportati al lasso di tempo fare delle stime. Solitamente abbiamo circa 4/5 nuovi casi al mese, a fronte dei 51 totali del 2019, a oggi i numeri ci dicono che le persone arrivate da noi, nel 2020, sono circa 16 e questo ci consente di fare delle operazioni sul dato clinico: le sale da giochi chiuse hanno di fatto impedito il gioco e la persona coinvolta si è sollevata dal punto di vista psicologico, perché di fatto non ha giocato non perché non poteva, non per cause proprie, ma per motivazioni superiori. Diciamo che questo periodo ha funzionato perché non è aumentato il numero dei giocatori online, chi gioca nelle sale giochi non si è “trasferito” altrove, ma è comunque prematuro trarre conclusioni.

A cosa si gioca e chi gioca?
Il gioco preferito continua a essere quello alle slot machine, anche se si stanno sviluppando molto le scommesse sportive, per i ragazzi la Snai è un punto molto frequentato. Gli anziani che prima giocavano molto al Bingo, dove almeno c’era anche l’aspetto della socialità e con una cifra bassa potevi essere impegnato tutto il pomeriggio, stanno giocando molto al Gratta e vinci e questo è peggiorativo perché è una compulsione diversa, immediata. E’ l’80% degli uomini a giocare, il 20% donna, altro dato particolare: prima era il 10% quindi in dieci anni è un dato raddoppiato. Età? Abbassata, non siamo in emergenza adolescenti, ma di fatto sono in cura diversi 25enni.

Come si arriva in ambulatorio?
Per propria consapevolezza o quella di un famigliare, in modo particolare in questo periodo: la convivenza lunga in lockdown ha reso evidenti eventuali problematiche nelle famiglie. Diciamo che chi ha toccato il fondo è più motivato, chi ha ribrezzo della propria situazione trova con più facilità gli strumenti per il successo. Se invece si è in luna di miele con il gioco allora il percorso è molto più lungo.

Come sarà questo fenomeno fra un po’ di anni?
Assolutamente non debellato, anzi. E’ un fenomeno in crescita e anche con pieghe particolari: il gioco fa aumentare le attività online e le tipologie, creerà dipendenza da internet. Chi gioca magari  legato è legato al blog del gioco, alla chat, c’è poi tutta l’aspetto del dark web, continueranno a esserci una serie di fattori che purtroppo favoriranno questa situazione.

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Elena Mittino

Elena Mittino

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