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Doppio cognome ai neonati: solo il 5% dei novaresi lo sceglie

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale dal mese di giugno a oggi in 38 casi su 731 i genitori hanno deciso di aggiungere a quello tradizionale del padre anche quello di famiglia della madre. Come in tutta Italia continua a prevalere la tradizione

Doppio cognome ai neonati, a Novara – come del resto un po’ in tutta Italia – l’opportunità non decolla. A cinque mesi dalla storica sentenza della Corte Costituzionale che ha permesso anche nel nostro Paese alle coppie di neo genitori di dare al proprio figlio un doppio cognome, superando cioé ogni forma di discriminazione di genere, i casi sono finora stati percentualmente molto bassi.


I numeri sfornati dai servizi anagrafici di Palazzo Cabrino non lasciano dubbi. Dei 731 bebé che venuti alla luce all’ombra della Cupola dal 1° giugno scorso solamente 38 (il 5,2%) hanno ricevuto al momento della registrazione il doppio cognome, ricevendo cioè oltre a quello tradizionale del padre anche quello della madre. Addirittura insignificante – e quindi forse addirittura neanche censibile ai fini statistici – la scelta di chi ha optato solo per quello della madre, altra opportunità concessa dalla nuova normativa. Per fare un piccolo confronto nel nostro capoluogo regionale, solo per rimanere in Piemonte, a Torino il 10% delle coppie ha scelto di attribuire al proprio figlio il doppio cognome, mentre solo un neonato su mille porterà unicamente quello della madre.


Quella che era stata annunciata come una vera rivoluzione all’insegna della matrilinearità, all’indomani del pronunciamento da parte della Consulta in merito al fatto che la regola dell’automatismo del cognome paterno fosse da ritenersi “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio” ha finito per rimanere nel cassetto, decisamente soppiantata dalla tradizione. Un fatto culturale, è stato fatto rilevare da qualcuno, che in altri Paesi (in primo luogo quelli della penisola Iberica) ha preso piede già da qualche secolo.


Sull’argomento non ha voluto esprimersi Raffaele Lanzo, che nella giunta del capoluogo detiene la delega ai Servizi demografici: «Avevo qualche curiosità di voler conoscere i numeri, ma non ritengo sia il caso di commentare scelte che sono personali di ciascuna famiglia». Di sicuro si sa che in qualche modo aumenterà il lavoro degli uffici, anche se la tecnologia è da tempo venuta incontro. Piuttosto, è un altro pensiero che sta prendendo piede, cosa potrebbe succedere dopo due generazioni? Un neonato potrebbe ritrovarsi con una serie di cognomi chilometrici da far invidia a un nobile castigliano? In attesa di decreti attuativi e di un definitivo intervento da parte del legislatore per il momento si è deciso di porre un “tetto” a sei cognomi. Tanti in ogni caso…

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Luca Mattioli

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