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Cometa da record: si studia dalla stazione astronomica di Sozzago con il più grande telescopio italiano

Cometa da record: si studia dalla stazione astronomica di Sozzago con il più grande telescopio italiano. «E’ un’opportunità che viene offerta a poche persone – dice Federico Manzini, che guida insieme a Virginio Oldani il team di ricercatori e studiosi – la cometa è molto particolare con caratteristiche mai viste e va studiata».

Si tratta della cometa C/2017 K2 PanStarrs, dalla nube di Oort (… K2 per gli amici), una cometa da record fotografata a più riprese da HST, il telescopio spaziale Hubble, ma seguita già da oltre tre anni dal team. «Anche la possibilità di utilizzare le immagini tramite il telescopio spaziale è una bella opportunità, – dice – è un lungo percorso, in pratica noi stiamo studiando qualcosa che solo la luce trasmette, poi sta a noi lavorare».

Questa collaborazione, con il direttivo del telescopio, porterà sicuramente a risultati interessanti perché punta a scoprire la forma del nucleo della K2 che potrebbe essere doppio, e a trovare la direzione dell’asse di rotazione; al momento sono ancora due misteri. Invece la composizione chimica della K2 verrà analizzata con gli strumenti di Tng e gli spettrografi dell’osservatorio astrofisico di Asiago.

«La nube di Oort segna anche il confine estremo con lo spazio interstellare ed è un enorme “garage” di detriti ghiacciati che risalgono alla nascita del nostro sistema solare e lo avvolgono completamente fino ad una distanza di 10mila unità astronomiche, equivalenti ad un paio di mesi luce. La K2, – spiega Manzini – è stata risvegliata da qualche anomalia gravitazionale ed è stata spinta in un’orbita che la porterà appena al di là di Marte con un viaggio lungo quasi 2 miliardi e mezzo di chilometri, prima di tornare indietro là da dove è venuta. Perché da record? K2 è la cometa attiva più lontana dal Sole mai osservata: ancora oltre l’orbita di Saturno K2 possedeva già una chioma di gas che si estendeva per più di centomila chilometri attorno al suo nucleo di ghiaccio che potrebbe avere anche grandi dimensioni. Ancora troppo lontana dal Sole per ricevere il calore sufficiente a far evaporare il ghiaccio d’acqua che la compone, al tempo delle prime osservazioni la K2 aveva una temperatura di 262 gradi sotto zero! La sua chioma si era probabilmente sviluppata per l’attività innescata solo dalla sublimazione di composti super-volatili presenti alla superficie del nucleo e riscaldati dal Sole per la prima volta nella vita della K2 mentre entrava nella regione planetaria del Sistema Solare».

La cometa
«Anche adesso la cometa è così lontana e ancora così incredibilmente fredda che il ghiaccio che la compone è solido come una roccia: si trova infatti ad oltre 7 unità astronomiche dal Sole, più di 1 miliardo di km, al confronto la Terra è a soli 150 milioni di km. Perciò sono solo gli elementi supervolatili come ossigeno, azoto, monossido e biossido di carbonio, metano ed etano che colpiti dalla fioca radiazione solare (appena 1/125esimo della luce che riceviamo sulla Terra) sublimano dagli strati più esterni di K2, sotto forma di una nube di gas e particelle di polvere. Quindi la cometa sta, per cosi dire, cambiando pelle. Questi elementi, – spiega l’esperto – sono probabilmente presenti anche in tutte le comete che compongono la nube di Oort, ma quando si avvicinano al Sole, vengono scoperte quando sono già vicine all’orbita di Giove per la loro bassa luminosità e dunque quando le vediamo hanno già perso tutti gli elementi volatili alla loro superficie. È per questo che la K2 potrebbe essere la cometa più primitiva che abbiamo mai visto. Certo, la K2 diventerà sempre più attiva mano a mano che si avvicinerà al Sole e si formerà anche una coda, ma non per molto, perchè dopo questa sua breve visita ai pianeti interni ritornerà sui suoi passi, per un altro lungo viaggio ancora verso le freddissime regioni da cui proviene. Come sempre nel caso delle comete a lungo periodo, qualsiasi previsione sulla sua luminosità deve essere presa con cautela. La cometa è “nuova”, alla prima visita al Sistema Solare dalla nube di Oort, e il fatto che la cometa PanStarrs appaia intrinsecamente piuttosto luminosa e fosse già attiva a grandi distanze eliocentriche gioca a suo favore. Alla sua minima distanza dal Sole sarà però più in là dell’orbita di Marte, ancora piuttosto al … freddo; nonostante questo, la K2 raggiungerà la luminosità ad occhio nudo, e non è completamente improbabile che sviluppi una attività che la possa portare anche alla prima magnitudine».

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Elena Mittino

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