SerMais risponde alla ministra Roccella sui viaggi della memoria: «Strumento per comprendere il presente»

Da 13 anni l'associazione organizza viaggi a Cracovia, Auschwitz e Birkenau

«Davvero una povera memoria quella che funziona solo all’indietro». È questa la frase che da anni campeggia sul retro delle felpe di Deina, l’associazione che organizza i viaggi della memoria a Cracovia, Auschwitz e Birkenau. Un motto diventato simbolo di un percorso di formazione civile e storica per centinaia di ragazze e ragazzi, oggi tornato d’attualità dopo le parole della ministra Eugenia Roccella, che nei giorni scorsi ha definito i viaggi della memoria «semplici gite».

Un giudizio che ha suscitato la reazione di molte realtà educative e associative, tra cui SerMais, che da dodici anni porta avanti questo progetto nelle scuole e tra i giovani novaresi. «Non si tratta di gite – hanno spiegato dall’associazione – ma di esperienze che chiedono serietà, responsabilità e consapevolezza. Accompagniamo i giovani nei luoghi dove la storia si è fatta ferita, dove la memoria diventa un esercizio di coscienza collettiva».

Chi ha partecipato a quei viaggi conserva spesso ancora oggi la felpa con la scritta di Deina, come simbolo di un cammino che ha segnato profondamente. E quando, per caso, ci si riconosce per strada o in università, quella frase ricuce un legame silenzioso, fondato sull’esperienza condivisa di aver attraversato la memoria non come spettatori, ma come testimoni.

«Rivendichiamo – hanno proseguito da SerMais – il valore profondamente politico della memoria: non come rituale commemorativo, ma come strumento per comprendere e trasformare il presente». Un lavoro che non si ferma al viaggio, ma prosegue anche al ritorno, con incontri e momenti di riflessione, perché la memoria, hanno spiegato, «ha bisogno di corpi, di passi, di voci che la tengano viva».

Il riferimento di SerMais va anche alle parole della ministra Roccella, che ha riconosciuto come l’Italia non abbia ancora fatto pienamente i conti con l’antisemitismo. «Un’affermazione corretta – si legge nella nota dell’associazione – ma confrontarsi davvero con l’antisemitismo nel nostro Paese significa anche affrontare la memoria del fascismo. Un fascismo che, pur non essendo l’unico responsabile dell’odio antiebraico, resta tra i principali artefici, insieme ai nazisti, della persecuzione e deportazione di migliaia di ebrei italiani».

Ecco perché SerMais continua a camminare, a ricordare e a interrogarsi. Perché, come recita quella frase diventata emblematica, «è davvero una povera memoria quella che funziona solo all’indietro».

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SerMais risponde alla ministra Roccella sui viaggi della memoria: «Strumento per comprendere il presente»

Da 13 anni l’associazione organizza viaggi a Cracovia, Auschwitz e Birkenau

«Davvero una povera memoria quella che funziona solo all’indietro». È questa la frase che da anni campeggia sul retro delle felpe di Deina, l’associazione che organizza i viaggi della memoria a Cracovia, Auschwitz e Birkenau. Un motto diventato simbolo di un percorso di formazione civile e storica per centinaia di ragazze e ragazzi, oggi tornato d’attualità dopo le parole della ministra Eugenia Roccella, che nei giorni scorsi ha definito i viaggi della memoria «semplici gite».

Un giudizio che ha suscitato la reazione di molte realtà educative e associative, tra cui SerMais, che da dodici anni porta avanti questo progetto nelle scuole e tra i giovani novaresi. «Non si tratta di gite – hanno spiegato dall’associazione – ma di esperienze che chiedono serietà, responsabilità e consapevolezza. Accompagniamo i giovani nei luoghi dove la storia si è fatta ferita, dove la memoria diventa un esercizio di coscienza collettiva».

Chi ha partecipato a quei viaggi conserva spesso ancora oggi la felpa con la scritta di Deina, come simbolo di un cammino che ha segnato profondamente. E quando, per caso, ci si riconosce per strada o in università, quella frase ricuce un legame silenzioso, fondato sull’esperienza condivisa di aver attraversato la memoria non come spettatori, ma come testimoni.

«Rivendichiamo – hanno proseguito da SerMais – il valore profondamente politico della memoria: non come rituale commemorativo, ma come strumento per comprendere e trasformare il presente». Un lavoro che non si ferma al viaggio, ma prosegue anche al ritorno, con incontri e momenti di riflessione, perché la memoria, hanno spiegato, «ha bisogno di corpi, di passi, di voci che la tengano viva».

Il riferimento di SerMais va anche alle parole della ministra Roccella, che ha riconosciuto come l’Italia non abbia ancora fatto pienamente i conti con l’antisemitismo. «Un’affermazione corretta – si legge nella nota dell’associazione – ma confrontarsi davvero con l’antisemitismo nel nostro Paese significa anche affrontare la memoria del fascismo. Un fascismo che, pur non essendo l’unico responsabile dell’odio antiebraico, resta tra i principali artefici, insieme ai nazisti, della persecuzione e deportazione di migliaia di ebrei italiani».

Ecco perché SerMais continua a camminare, a ricordare e a interrogarsi. Perché, come recita quella frase diventata emblematica, «è davvero una povera memoria quella che funziona solo all’indietro».

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